Il fronte dei “No Ponte” si riorganizza e prepara le prossime mosse per portare in piazza (e non solo) la voce di chi è contrario all’opera. Ed in campo scendono gli storici nopontisti come Gino Sturniolo, ex consigliere comunale e candidato sindaco alle amministrative del giugno 2022.
L’appuntamento è sabato 4 febbraio per l’inaugurazione in via Centonze dello “Spazio No Ponte”, un “aperitivo rinforzato” per tornare a riaprire un dibattito che sembrava essere finito in soffitta.
“Sarebbe sufficiente guardare alla storia del progetto di costruzione del ponte sullo Stretto per rendersi conto che non si tratta di una storia credibile- scrive Sturniolo- Non tanto l’idea che possa essere realizzato un collegamento stabile. E’ plausibile che ci si domandi se un’opera dell’ingegneria così imponente possa essere realizzata, così come è plausibile che in ambito disciplinare possano darsi studi, progetti, scenari. La decisione sull’opportunità della sua realizzazione rimarrebbe poi, comunque, politica. Ciò che non è credibile è il suo uso politico, il rapporto tra idea progettuale e spendibilità politica. Nei fatti il ponte è stato già venduto tante volte, nonostante mai ci siano davvero state le condizioni finanziarie e progettuali per realizzarlo”.
Sturniolo evidenzia come la città subisca da 50 anni una sorta di ricatto che però ha portato ad un abbandono del territorio dovuto al “nientaltrismo” che rimanda tutto all’unica opera offerta come specchietto per le allodole.
Il ponte sullo Stretto per l’esponente della sinistra messinese non è una infrastruttura. “Il ponte sullo Stretto è un dispositivo finanziario, culturale, politico. Il ponte sullo Stretto è un intreccio di discorsi implementati dai tecnici che di esso si nutrono e che in esso si riproducono. Il ponte sullo Stretto è un progetto senza opera poiché l’opera non è necessaria per costruire le campagne elettorali, l’opera non è necessaria per partecipare all’iter progettuale, l’opera non è necessaria per aspirare a farsene voce nel mercato della comunicazione”
L’appello quindi è a quanti vogliono dire no ad una concezione di città nella quale tante carriere sono state costruite sul si pontismo delle campagne elettorali mentre andava avanti il definanziamento di tutto il resto. “C’è un solo antidoto a questa tragedia annunciata ed è il nopontismo, composto da chi è innamorato dello Stretto, del suo paesaggio, della sua narrazione, ma anche da chi ritiene che il ponte sarebbe un’opera assurda in un territorio che manca delle infrastrutture più essenziali oppure da chi non sarebbe forse neanche del tutto contrario ma non si fida di una classe politica che per specularci sopra lascerebbe cantieri aperti per decenni, producendo magari l’ennesima incompiuta, oppure, infine, chi lo ha studiato e ne ha dedotto che il ponte non si può fare o risulterebbe fatalmente sconfitto in una valutazione costi/benefici. Il nopontismo è stato tendenziosamente trattato come la manifestazione di un’ideologia negativa, ma rappresenta, al contrario, l’unica apertura verso il futuro. Purtroppo il movimento no ponte è rimasto solo, nessuno ne ha raccolto le istanze, i progetti, ma questo non può essere imputato a chi ha difeso il proprio territorio dalla devastazione e dalla speculazione e di sicuro non sarà un freno alle mobilitazioni a venire”
