Il 31 maggio la Comunità di Sant’Egidio dovrà lasciare i locali del centro polifunzionale di Camaro San Paolo in seguito alla sentenza del Tribunale che li riaffida ai propritari ai quali erano stati confiscati per mafia negli anni scorsi (qui).
Dopo l’appello del capogruppo Fdi al consiglio comunale Libero Gioveni è la Comunità di Sant’Egidio a chiedere che non venga spenta una struttura che dal 2017 è impegnata nel quartiere Camaro San Paolo a sostegno dei più deboli e bisognosi.
“La casa delle nostre attività è stata sino ad oggi un bene confiscato alla mafia, nello specifico un ex supermercato in evidente stato di abbandono che abbiamo provveduto a ristrutturare e rendere fruibile ai tanti servizi erogati e alle emergenti esigenze della città e del tempo in cui viviamo- si legge nell’appello della Comunità di Sant’Egidio– Significativamente il Centro è stato intitolato a Floribert Bwana Chui, giovane di Sant’Eigidio in Congo ucciso per essersi opposto d un tentativo di corruzione”
Tra i servizi attivi presso il Centro c’è la distribuzione di pacchi alimentari che ha raggiunto nell’ultimo anno circa 4000 persone, e che non è stata mai interrotta durante il periodo pandemico; la Scuola della Pace, con tanti giovani liceali che aiutano oltre quaranta bambini del quartiere a studiare ed a imparare cosa vuol dire vivere la pace ogni giorno.
Anche gli anziani hanno trovato nel Centro un luogo dove essere accolti. Un fatto significativo è stato il loro coinvolgimento nella preparazione degli aiuti che sono stati raccolti e inviati nei mesi scorsi in Ucraina. Inoltre, nel momento in cui a Messina la vaccinazione anti COVID incontrava resistenze, il Centro ha ospitato un punto vaccinale, dove in centinaia hanno ricevuto il vaccino, soprattutto anziani, che hanno superato il timore grazie al rapporto di fiducia creato con gli amici di Sant’Egidio.
“Questi ed altri servizi caratterizzano il nostro lavoro a Camaro ed in città, rendendoci felici di aver liberato uno spazio che sino ad oggi ha ospitato il nostro Centro polifunzionale. Senza commentare l’iter giudiziario complesso, prendiamo però atto del fatto che il bene dovrà essere restituito ai proprietari ai quali era stato confiscato, obbligandoci pertanto a trovare formule alternative per evitare di lasciare le quasi 4000 persone che vivono o sono aiutate presso il Centro prive di un così importante riferimento. Siamo preoccupati soprattutto dell’impossibilità a proseguire nei locali del Centro la distribuzione dei generi alimentari e il sostegno scolastico ai bambini conoscendo, come confermano le recentissime statistiche pubblicate negli scorsi giorni, l’elevatissimo stato di dispersione scolastica e l’emergenza alimentare che vede la Sicilia, ovvero le sue periferie urbane, detenere il triste primato europeo in quanto più povere e abbandonate. Proprio il senso di responsabilità e il legame con la gente, ma anche la difficoltà a trovare un’alternativa logistica in tempi opportuni, determinati a non lasciare nel bisogno tanti a Messina, ci hanno spinti, già dallo scorso mese di gennaio, ad iniziare un dialogo con le istituzioni cittadine, in particolare con il Prefetto e l’Amministrazione della Città riscontrando un’attenzione che siamo fiduciosi sarà adeguata all’urgenza che un’eventuale sospensione dei numerosi servizi farà emergere”
Il prof. Andrea Nucita, responsabile di Sant’Egidio a Messina, così commenta: “Lancio un appello alla cittadinanza di Messina nell’aiutarci ad individuare un luogo alternativo dove poter continuare a dare risposte al bisogno della nostra città. Ho fiducia nel dialogo già intrapreso con le Istituzioni, alle quali continuo a chiedere un intervento rapido e risolutivo, ma sono convinto che, come in altre occasioni, la maturità della nostra cittadinanza farà la propria parte”.