Inizia il uovo anno scolastico e il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, ha deciso di recarsi di persona a scuola per dare il suo saluto agli studenti, ai quali ha anche scritto una lettera aperta.
“Oggi ho voluto essere presente alla “prima campanella”, con l’assessore Barbara Mirabella, delle scuole Majorana e Malerba – spiega Pogliese -. Una visita simbolica, che abbraccia idealmente tutte le scuole catanesi. Quello che di eccezionale stiamo vivendo con la pandemia, deve rafforzare la consapevolezza che la scuola è una fondamentale palestra di vita, per intraprendere il viaggio nella convivenza e nella conoscenza. Nel futuro questi ragazzi ricorderanno la complessa “epoca” del Coronavirus come un periodo che li ha resi più forti, cittadini migliori che sanno prendersi cura di sé e degli altri.
E Pogliese ha destinato a tutti gli studenti, come detto, una lettera aperta nella quale rivolge l’auspicio di un buon anno scolastico ma anche l’augurio di far sì che i prossimi mesi possano rappresentare un ulteriore tassello per costruire un futuro migliore nel percorso di crescita che dai banchi alla vita attende gli alunni dei vari plessi.
“Il rientro a scuola ha sempre un sapore particolare. Quello del recupero di una quotidianità che la stagione estiva interrompe, del riannodarsi dei fili che tengono insieme quelle straordinarie comunità umane – e palestre di vita – che sono le classi. È proprio qui che si diventa cittadini, che si sviluppa il senso comunitario, il desiderio dell’appartenenza, che si gettano le basi di quel processo di formazione che durerà decenni, e consegnerà alla società, alla Nazione, le donne e gli uomini che dovranno guidarle. Un processo che non è solo istruzione nel senso stretto del termine: apprendimento; ma, soprattutto, è educazione al sapere, alla coscienza critica, a sviluppare gli strumenti per la comprensione della realtà e al modo di intervenire su di essa. Cambiandola, trasformandola, migliorandola. Questo non potrebbe avvenire senza la preziosa e insostituibile opera dei professori, dei dirigenti scolastici, del personale della scuola. Ma perché si verifichi in maniera del tutto compiuto, deve accadere a scuola. Nelle scuole, luoghi fisici di aggregazione e crescita”.
“Per diciotto mesi questo non è avvenuto. La pandemia ha tenuto – del tutto o in parte, e lungamente – ragazzi e professori lontani dalle scuole. Non possiamo più permetterlo. La campagna vaccinale ci ha fornito gli strumenti per restituire alla scuola la sua insostituibile vocazione comunitaria. Il nostro obiettivo è mantenerla, evitando il ritorno alla didattica a distanza. I test Invalsi hanno reso una immagine impietosa e drammatica dei ritardi di apprendimento che si sono prodotti in questo anno e mezzo: non possiamo permettere che la situazione peggiori ma, anzi, con tutte le nostre forze dobbiamo lottare per invertire la rotta. L’unica maniera è tenere aperte le scuole. Fare ciascuno la nostra parte, con senso di responsabilità senza lasciar prevalere visioni ideologiche, perché restino aperte. Vaccini, comportamenti responsabili, utilizzo degli strumenti di protezione personale. Questa è la strada. Per assicurare ai nostri giovani il diritto al sapere, alla formazione, alla crescita. Il diritto ad avere i ricordi dei fantastici anni vissuti a scuola. Ricordi che, entrati nel mondo degli adulti, scalderanno il cuore. Buona scuola a tutti”.