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L'approfondimento

Sanità tra eccellenza e caos: come sono cambiati gli ospedali palermitani

martedì 11 Luglio 2023

Ancor prima del diciassettesimo secolo Palermo non era solo un punto di riferimento per le arti e la cultura, ma anche per le strutture sanitarie.

A racchiudere in sè l’unicità di queste due sfere che ci è pervenuto è il “Trionfo della morte“, un affresco dell‘ospedale Grande e Nuovo con sede a Palazzo Sclafani, ora custodito nella Galleria di Palazzo Abatellis, a Palermo.

Nel Medioevo, però, la cura dei malati non era pubblica. Chi si ammalava moriva a casa ma, grazie alla compassione cristiana sulle orme di San Francesco, frati e monaci cominciarono ad aprire i loro conventi per gli ammalati più poveri e, a seguire, anche le Confraternite laiche. Il San Bartolomeo fu una delle strutture più importanti poiché non si occupava solo di assistere i malati, ma svolgeva anche compiti di sostegno e beneficenza nei confronti di pellegrini ed indigenti. Altro importante l’ospedale dei “Benfratelli”.

La rivoluzione

Nel 1805 l’Accademia degli studi di Palermo fu trasformata in Università. La facoltà di medicina fu inserita nell'”Ospedale Grande e Nuovo” che, intorno al 1850, fu denominato “Civico“, a sottolineare che dipendeva dall’amministrazione comunale. Nel 1852 l’istituzione ospedaliera fu trasferita da palazzo Sclafani nei locali della casa gesuitica di San Francesco Saverio. Nel 1870, il Civico, incorporò l’ospedale Fatebenefratelli, e così nacque la denominazione “Civico e Benfratelli“.

Tra varie epidemie, queste strutture persero la loro funzione già dai primi decenni dell”800, tra insurrezioni contro il governo.

Il Vaiolo, il colera, la tubercolosi e il tifo caratterizzarono il secolo della decadenza” della cultura italiana. Difatti, le varie infezioni, oltre a dimezzare la popolazione, portarono anche al conseguente aumento di povertà e di malnutrizione. La situazione critica, ovviamente portò a disordini che, ulteriormente, portarono a morti. L’ospedale si spostò in varie sedi, visto l’ampliamento e nel 1945, a seguito della distruzione dell'”Ospedale della Concezione” nel corso degli eventi bellici, fu iniziata l’edificazione dell’attuale sede dell’ospedale.

L’Ospizio Marino all’Arenella

Fu ondato dal dottor Enrico Albanese, da cui prese il nome, per combattere la tubercolosi infantile. In seguito anche per l’ortopedia e per i danni causati dalla Poliomelite.

Albanese, da docente di Clinica chirurgica, divenne direttore dell’Ospedale Civico, dove istituì uno dei primi reparti pediatrici d’Italia, una sala operatoria antisettica secondo la moderna teoria listeriana, che si basava essenzialmente sulla medicatura con acido fenico, ma anche tante tecniche rivoluzionarie.

Albanese non si fermò. Avviò i primi procedimenti operatori nell’ambito dell’apparato scheletrico, in un periodo in cui i primi approcci di chirurgia ortopedica erano in fase di concepimento. Fu, inoltre, uno dei pionieri della medicina sociale e dell’igiene avviando programmi di riforme in ospedali e in istituti di beneficenza. Proprio in questo contesto nacque l’Ospizio. Albanese pensò che le risorse naturali della spiaggia dell’Arenella erano perfette per migliorare le condizioni di bambini affetti da varie patologie. diventò, quindi, un luogo non solo di cura, ma anche di educazione. Venne, difatti, inclusa una scuola fröbeliana (la scuola-giardino concepita dal pedagogista tedesco Friedrich Fröbel), in grado di dare ai bambini l’opportunità di scoprire sé stessi attraverso il gioco, a contatto con la natura.

Il merito di trasformare lo stabilimento in un vero e proprio istituto ortopedico, però, fu di Eduardo Calandra, il primo docente incaricato dell’insegnamento di ortopedia in Sicilia che divenne direttore dell’Ospizio una decina d’anni dopo la scomparsa di Albanese.

Il Sanatorio Ingrassia

Altro centro per la cura della Tubercolosi a Palermo fu il sanatorio Ingrassia reso noto dallo scrittore Gesualdo Bufalino con il suo primo romanzo: “La diceria dell’Untore” . La struttura venne realizzata nel periodo del fascismo dall’architetto  e scenografo Vittorio Ugo, discepolo di Basile.

Il sanatorio venne dedicato a Giovanni Filippo Ingrassia, protomedico siciliano che salvò Palermo. A lui si devono, infatti, diverse misure atte a ridurre il contagio, ossia: l’obbligo di “denuncia” della presenza di un malato da parte della famiglia o del medico, l’istituzione di lazzaretti, la predisposizione di un cordone sanitario, la realizzazione di un regime di separazione tra sani, sospetti e malati, la chiusura di scuole e luoghi pubblici e la proibizione di visite ai malati o ai defunti.

L’Ospedale “Vincenzo Cervello”

Nel contempo, per la cura delle malattie dell’apparato respiratorio nasce, nel 1909 il Cervello. La sua realizzazione avvenne grazie al farmacologo dell’Università di Palermo, il dottor Vincenzo Cervello e, grazie anche all’impegno dell’aristocrazia siciliana ed al contributo dell’Architetto Ernesto Basile, l’ospedale venne ulteriormente arricchito e potenziato diventando un punto di riferimento per le malattie respiratorie.

“Villa Sofia”, appartenente, ora, alla stessa Azienda, nacque come Ospedale nel 1953, a seguito del passaggio della proprietà della villa alla Croce Rossa Italiana. La villa, appartenente ai Whitaker, poi padiglione, venne battezzata “Villa Sofia” in onore della moglie Sophia Elisa Sanderson.
Nel 1963, grazie alla donazione di Luigi Biondo (1872 – 1967), all’interno della proprietà della villa, ebbero inizio i lavori per la costruzione di un “ospedale geriatrico per i vecchi di ambo i sessi, cronici, incurabili, paralitici, che negli ospedali non li accettano”, come lui stesso annotò.

Il Policlinico di Palermo

Nacque con l’emanazione di leggi per le opere pubbliche a Palermo nel 1924. Il progetto originale, affidato a un docente dell’Ateneo, Antonio Zanca, prevedeva la costruzione di una decina di padiglioni, edifici spesso adottati in passato per la costruzione di strutture ospedaliere. La struttura doveva rappresentare l’unità inscindibile delle attività didattiche, scientifiche ed assistenziali. L’attività del nuovo Policlinico ebbe inizio nel periodo tra il 1939 e il 1943, sotto la guida del professor Filippo Guccione, preside della Facoltà di Medicina e professore ordinario di Anatomia Patologica. Con decreto del Rettore dell’Università degli Studi di Palermo del 1996 venne istituita l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico (AOUP) “Paolo Giaccone” che, con decreto del 2000, acquisisce autonoma soggettività giuridica.

Buccheri la Ferla

I Fatebenefratelli, nel 1866, anno della soppressione, furono costretti a lasciare ben 20 ospedali distribuiti lungo la costa e al centro della Sicilia. Solo nel 1964, poterono fare ritorno a Palermo, invitati dalla signora Anna Buccheri, vedova La Ferla, la quale dopo la morte del padre e del marito si occupò del Sanatorio Chirurgico con Solarium fondato dal padre nel 1911.

I cambiamenti e il Sistema sanitario nazionale

La riforma “Enti ospedalieri ed assistenza ospedaliera” (legge Mariotti) elevò l’attività ospedaliera a servizio pubblico rivolto alla cura ed al recupero dello stato di salute dei ricoverati. I sanatori assunsero a pieno le funzioni di ospedale e acquisirono piena autonomia. Inoltre, permise la regionalizzazione degli enti ospedalieri, attribuendo a ciascuna Regione il compito di emanare norme legislative nella materia “assistenza sanitaria ed ospedaliera”. Questo conobbe, proprio in quei due decenni, una prima fase di massima espansione, seguita da una profonda crisi per le incongruenze create dalla legge Mariotti.

Nel 1978 venne istituito il Servizio sanitario nazionale, un salto di qualità decisivo nei confronti del sistema mutualistico preesistente.

I principi base su cui si fonda sono:

  • universalità, secondo il quale vengono garantite prestazioni sanitarie a tutti senza distinzione di condizioni individuali, sociali e di reddito;
  • uguaglianza, ovvero garantire a tutti il diritto alle medesime prestazioni a parità di bisogno;
  • globalità, per cui non viene presa in considerazione la malattia, ma, in generale, la persona.

Nel ’92 un ulteriore punto di svolta con l’equità distributiva, nel contenimento della spesa sanitaria e in una migliore efficienza del sistema.

Gli elementi essenziali riguardarono:

  • la centralità del Piano sanitario nazionale;
  • l’attribuzione alle Regioni della titolarità delle funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera;
  • l’istituzione delle Aziende sanitarie (Aziende Usl. e Aziende ospedaliere) dotate di personalità giuridica pubblica e di completa e totale autonomia;
  • la disciplina delle erogazioni delle prestazioni assistenziali, ovvero la separazione delle responsabilità tra erogatori ed “assicuratori”.

Così vennero istituite nuove figure, quali il Direttore generale ed il Collegio dei revisori, il Direttore sanitario aziendale ed il Direttore amministrativo. Inoltre, iniziò una sorta di competizione nell’ambito della gestione delle prestazioni.

Nel ’99, con la riforma Bindi, si completò il processo di regionalizzazione. Si ampliarono le responsabilità delle Regioni, si svilupparono le autonomie locali e si resero più trasparenti i rapporti fra soggetti, pubblici e privati.

Nel 2007 venne firmato, invece, il Piano di rientro dal disavanzo sanitario 2007-2009 della Regione Sicilia. Il Piano prevede una serie di interventi per il recupero del disavanzo sanitario e della concomitante riorganizzazione del Sistema sanitario regionale nel rispetto dell’erogazione dei “Livelli essenziali di assistenza” (LEA), che ancora vige con programmi triennali.

Le ripercussioni legislative

Il Civico ed il Policlinico continuarono a cavalcare l’onda, con le difficoltà degli ultimi 10 anni, eguali alle altre regioni.

L’Ingrassia, invece, iniziò sempre più a svilupparsi diventando un polo chirurgico di riferimento. Con l’istituzione delle Usl e, in seguito, il Piano di rientro, però, ebbe un forte ridimensionamento, diventando un presidio dell’Ausl, senza un bilancio autonomo.

Il Cervello dagli anni ’70 ebbe un’ulteriore crescita. Divenne una struttura di riferimento regionale per l’emergenza di 2° livello, ma con l’istituzione dell‘Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello le cose sono cambiate.

I due ospedali dovevano essere spoke e offrire un’assistenza omogenea, ma l’integrazione non è avvenuta, forse vi sono stati più smantellamenti e spostamenti tra una struttura e l’altra. L’Ospizio Marino, divenne un punto di primo intervento per urgenze di basso e medio livello. Oggi è un Distretto sanitario. Una struttura dell’Azienda Usl finalizzata a realizzare nel territorio un’integrazione tra diversi servizi che erogano le prestazioni sanitarie. Tra questi, e i servizi socio-assistenziali ed è già stato destinato a diventare un ospedale comunità.

Intoppo per alcune strutture è forse stato l’avvento della competitività o lo zampino della Regione?

 

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