Non è un “6” striminzito quello strappato da Roberto Lagalla al suo primo anno da sindaco di Palermo. Intendiamoci non siamo neanche su numeri da “pagellone”, ma va riconosciuto all’ex Rettore dell’Università di Palermo e già assessore all’Istruzione e formazione professionale del governo Musumeci, la semplicità della caparbia e l’essenzialità del “fare”. Molto, ovviamente rimane da mettere in campo. Sull’emergenza bare archiviata e sulle altre materie in cui l’amministrazione comunale, conti dell’ente compresi, si sta sporcando le mani si è già detto. La cifra a segno più però deve ancora riguardare un riordino sostanziale dell’impiantistica di Bellolampo, inciampata non certo per caso nei roghi dei giorni scorsi. L’algebra delle strutture pubbliche che smaltiscono rifiuti nella Sicilia occidentale continua a rimanere un’alchimia poco leggibile.
Lagalla si renda riconoscibile nella ridefinizione delle scelte che, prima o poi, la politica regionale, intenderà fare in materia; non giochi partite al ribasso, né retroceda sul Pnrr, vicenda che rischia di finire all’insegna dell’ennesimo italico pattìo tra Roma e le Regioni.
Un pensierino alla macchina comunale, alla gestione delle partecipate e alla parola “pesante” da spendere sulla eventuale privatizzazione di Punta Raisi, non guasterebbe, a condizione che non se ne parli solo quando “il cigno nero” come nel caso di Fontanarossa, interviene e fa il suo mestiere di evento inatteso.
Per il resto, non va sottovalutata la Metro che a Palermo è sempre una realtà sempre più vissuta quanto poco raccontata, ma soprattutto tra gli impegni da assumere prima di completare il secondo giro di lancette, serve una narrazione brillante, che prenda l’iniziativa, non cada nella tentazione dell’autocommiserazione e metta in chiaro gli step e i risultati.
Insomma, il viaggio è ancora lungo, ma non è poi così scomodo come qualcuno aveva previsto.