Sono altre le priorità, per Messina e per la Sicilia. Per il sud. Ci sono altre infrastrutture da realizzare. C’è poi il no a cantieri che deturperebbero il territorio. In strada ieri pomeriggio, per il corteo partito da Piazza Cairoli e che si è concluso a Piazza Municipio (con concerto finale) c’erano tutti i movimenti no pontisti. Un popolo variegato che non vuole essere identificato da una sola sigla, ma è trasversale. Insieme ai leader storici del movimento No Ponte (Gino Sturniolo, Renato Accorinti Antonio Mazzeo tra tutti), ci sono le associazioni che nel corso degli anni si sono costituite, ma anche esponenti del Pd, del M5S, della sinistra e ancora Cobas, sindacalisti della Cgil (ha aderito la Fisac Cgil) rappresentanti dei movimenti no Ponte della Calabria e da Catania, oltre a quelli provenienti da altre regioni.
Il corteo di ieri è l’annuncio di una nobilitazione che continuerà
“Il popolo no Ponte c’è sempre, questo noi lo sappiamo, ma ciò che non può non rendere felici è il fatto che il popolo no ponte sia composto da tante sensibilità differenti capaci di convivere, importanti tutte, dalla prima all’ultima, un popolo all’interno del qual prevalgono le bandiere del no Ponte e noi speriamo che sia sempre più così- ha commentato Gino Sturniolo- Bellissima la manifestazione ma noi sappiamo che non basta ancora. dovremo essere ancora di più, abbiamo poco tempo per essere contenti di quello che abbiamo fatto. Adesso inizia il nuovo pezzo di strada e noi lo percorreremo insieme, ad incontrare altra gente, a distribuire ancora i nostri volantini, a manifestare la nostra scienza, che è superiore a ogni volontà di sopraffazione”.
In strada quanti temono che Messina si trasformi in un enorme cantiere a cielo aperto chissà per quanti anni e quanti ancora sono contrari alle espropriazioni delle abitazioni e delle ville di Torre Faro. I No Pontisti annunciano che le manifestazioni continueranno anche quando apriranno i cantieri nell’estate del 2024
“Il Ponte sullo Stretto – ribadisce Sturniolo – non è un modellino che verrà calato tra Sicilia e Calabria, ma un esercito di ruspe e camion che prenderanno possesso dei nostri territori e condizioneranno le vite di centinaia di migliaia di abitanti delle due sponde”