La Cgil, nel contestare la rimodulazione del Pnrr fatta dal governo dichiara: “I servizi di educazione e cura per la prima infanzia continuano a essere del tutto insufficienti in Sicilia. Nell’ ‘Isola il rapporto tra posti disponibili negli asilo nido, nei micro-nidi e nelle sezioni primavera e bambini è del 12,4%, solo un bambino su 10 riesce in pratica a usufruirne. Un dato ben lontano dalla media italiana, che è del 26,1%, drasticamente abbassata dall’insieme delle regioni del Mezzogiorno, e dagli standard europei fissati nel 45% entro il 2030 per i bambini da 0 a 3 anni nel 96% per quelli da tre anni fino all’inizio dell’istruzione primaria obbligatoria. In questo contesto sono 1.568 nell’Isola le donne che hanno lasciato il lavoro nel 2022 per esigenze legate principalmente alla cura dei figli“.
Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia ed Elvira Morana, del dipartimento politiche di genere sottolineano che: “Si era peraltro partiti male, impostando i bandi su modalità competitive che non tenevano conto del fabbisogno, su cui non é stata fatta nessuna analisi di partenza”. A questo si sono aggiunte le difficoltà dei comuni nella progettazione, anche per carenza di personale. A fare le spese di tutto ciò sono stati il Mezzogiorno e le aree più fragili del Paese.”
“Quelle cioè del Mezzogiorno che si sono trovate svantaggiate– aggiungono Messina e Morana- anche perché i tagli ulteriori del governo a comuni già in difficoltà hanno reso ancora più difficile la gestione delle strutture esistente e di quelle a venire“. La Cgil chiede dunque al governo di “ridare centralità alle politiche per la prima infanzia, con opportuni investimenti e non dirottando su altro le risorse. Il successo educativo- formativo dei bambini- rilevano le due sindacaliste- ha le sue basi nella prima infanzia. Questi servizi sono dunque fondamentali sia per il futuro delle giovani generazioni che per facilitare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. E tutto questo è ancora più importante per la ripresa del Mezzogiorno e per il rilancio dell’occupazione femminile“.
La Cgil critica anche il governo regionale che “tratta il tema dei servizi per l’infanzia in maniera episodica e non omogenea, senza una programmazione utile a dare risposte concrete“.