I primi due atti di citazione davanti al tribunale civile per risarcimento danni, patrimoniali e non, alla Regione siciliana, alla protezione civile, al comando forestale e ai vigili del fuoco per gli incendi dell’estate scorsa sono stati notificati da una donna di 49 anni B. F. che ha visto andare in fumo la propria villetta a Palermo e da una coppia proprietaria di una villa a Borgetto (Palermo) M. O., 66 anni, e G. G., 73 anni, oltre ai due figli.
Le fiamme hanno distrutto le abitazioni il 25 luglio scorso.
Le parti citate dovranno comparire per la prima danneggiata all’udienza del 24 maggio e per gli altri il 25 giugno.
La richiesta di risarcimento in sede civile arriva mentre non si è ancora placata la polemica tra Regione siciliana e ministero della Protezione civile perchè quest’ultimo aveva rifiutato l’istanza di dichiarazione dello stato di emergenza e di conseguenza la possibilità di avere risarcimenti per i danni subiti da imprenditori, agricoltori, cittadini. B.F. chiede un risarcimento di 384.694 euro (di cui 299.204 per lavori strutturali indicati nella perizia, 5.490 fattura perito ed 80.000 quale valore economico dei beni mobili distrutti), oltre ai danni non patrimoniali, mentre per la villa di Borgetto la richiesta al giudice e la quantificazione dei danni non patrimoniali e la nomina di un consulente tecnico d’ufficio che quantifichi i danni patrimoniali.
L’avvocato Vanessa Fallica che, rappresenta B.F. dice: “E’ inconcepibile assistere a questa scenetta politica tra Stato e Regione circa gli interventi concreti in favore di chi ancora oggi non ha un alloggio quindi occorre adire la via giudiziaria dove certamente verranno individuate le responsabilità”.
Mentre l’avvocato Gabriele Fallica, che con la sorella rappresenta l’altra famiglia danneggiata, afferma: “Sono decorsi oltre cinque mesi e nulla è stato fatto, ma la paura più grande è che tra pochi mesi con l’arrivo delle temperature calde tutto si possa riverificare perché il piano di prevenzione incendi varato dalla Regione Sicilia continua a non essere attuato”.
Le fiamme sulla montagna a Palermo che sovrasta la casa di B.F. che ha citato la Regione Siciliana, la protezione civile e il corpo forestale chiedendo il risarcimento per la sua villetta distrutta da uno degli incendi divampati in Sicilia la scorsa estate, erano cominciate la notte del 24 luglio scorso. Il giorno dopo vedendo che l’incendio si avvicinava la donna verso le 14 ha chiamato i vigili del fuoco che sarebbero arrivati alle 17.24. Secondo il legale di B. F., Vanessa Fallica, “il pronto intervento del personale di soccorso specializzato e l’utilizzo dei velivoli adibiti alla salvaguardia del territorio avrebbe certamente arginato per tempo la propagazione delle fiamme“. Dopo gli incendi – scrive il legale – abbiamo saputo che “numerosi Canadair, in dotazione alla Regione Sicilia, erano stati generosamente ceduti alla Grecia, una circostanza che risulta ancor più grave alla stregua del fatto che, come accertato durante una seduta dell’Assemblea regionale siciliana, 130 vigili del fuoco in forza ai comandi territoriali della Sicilia erano stati inviati a Roma per la frequentazione di un corso“. Per questo motivo B. F. ritenendo che il ritardo dei soccorsi potesse in qualche modo essere collegato alla mancanza di personale a Palermo, ad agosto, tramite il proprio legale, ha chiesto al comando di Palermo dei vigili del fuoco di conoscere l’elenco del personale in servizio a luglio. Ma i vigili del fuoco hanno negato l’accesso agli atti, ritenendo che la richiesta non fosse sorretta da “un interesse diretto, concreto ed attuale corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata…“. “Una condotta – scrive Fallica – certamente ingiustificabile laddove, se effettivamente il comando dei vigili del fuoco non avesse avuto nulla da nascondere in merito a tale richiesta, avrebbe ben potuto rispondere positivamente“.
Dopo le telefonate al 115 per dare l’allarme per l’incendio che stava avvolgendo la villetta di B.F. a Palermo amici e parenti con piccoli tubi da irrigazione hanno tentato di evitare che le fiamme si propagassero. Senza grande successo. I primi a giungere sul posto sono stati gli uomini dell’antincendio della protezione civile con un automezzo dotato di pompa e tubo. Ma dopo aver azionato l’impianto gli operatori e tutti i presenti si sono accorti che mancava il gasolio e soprattutto l’acqua e che la pompa quindi non poteva essere azionata. Alcuni familiari di B.F. sono andati a comprare il gasolio e l’hanno messo nel veicolo e anche una pompa con relativo tubo per prendere l’acqua da una piscina che si trova nella villa attigua e immetterla nella cisterna della protezione civile.
Davanti alla villetta ormai avvolta dalle fiamme c’erano anche alcuni carabinieri che hanno rilanciato l’allarme ai vigili del fuoco. Spente le fiamme la proprietaria ha constato che tutta la parte posteriore, esterni e interni, dell’abitazione era distrutta e che le fiamme avevano danneggiato anche la parte anteriore. I vigili del fuoco hanno diffidato la vittima dall’utilizzare la casa per pericolo di crolli. E da quel momento la donna si è trovata senza abitazione insieme ai due figli e ai suoi cani. “Tutti i ricordi di una vita, l’argenteria, i servizi di piatti e bicchieri, le fotografie, la collezione di stampe antiche, i mobili, gli elettrodomestici, sono stati ridotti in cenere” dice B.F.