Tornano a crescere i numeri della partecipazione italiana al programma Erasmus+. E’ ufficiale, siamo tra i giovani europei che vanno più spesso a studiare e lavorare all’estero.
A dircelo sono proprio i dati sugli Erasmus plus, solo il 2022 segna un forte aumento alle attività di mobilità delle persone e lo sviluppo di progetti di cooperazione, un anno che conta più di 122 mila persone in uscita. Più nel dettaglio, è stato registrato un +39% di studenti universitari e un +97% di alunni e insegnanti in partenza.
Il programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport stanzia ogni anno circa 4,2 miliardi per questo programma a cui crede parecchio. Gli obiettivi sono inclusione, cittadinanza attiva e partecipazione democratica, transizioni verdi e digitali, uno strumento fondamentale per la costruzione dello spazio europeo dell’istruzione, sostenendo l’attuazione della cooperazione strategica europea nel campo dell’istruzione e della formazione, con le relative agende settoriali. Inoltre è fondamentale per promuovere la cooperazione sulla politica nell’ambito della strategia dell’Unione Europea per la gioventù 2019-2027 e per sviluppare la dimensione dello sport.
Nel 2024, inoltre, il programma offrirà incentivi più forti per i viaggi sostenibili, presentata come opzione predefinita, con i partecipanti provenienti da aree remote, isole o luoghi con reti ferroviarie insufficienti che riceveranno un compenso adeguato per l’utilizzo di tali modalità di viaggio sostenibili.
Ma perché tutta questa voglia di andarsene? Imparare l’inglese, facilitare la ricerca di lavoro, cavarsela da soli o la crescita personale sono solo alcuni dei pochi motivi per cui i ragazzi scelgono di fare questa esperienza. Se dovessimo creare un’identikit dello studente medio che parte dall’Italia, sarebbe una lei. Le studentesse sono il 59% e le tirocinanti il 63%, l’età compresa va tra i 23 e i 25 anni. Si va via 6 mesi per studiare e 3 mesi in caso di tirocinio. Per dove? Spagna, Francia, Germania e Portogallo.
Ad oggi, in Italia risultano accreditate per il settore educazione oltre 97 organizzazioni e istituti, di cui 35 come coordinatori di consorzi. La Sicilia si attesta al primo posto con 14 organizzazioni accreditate. Proprio la Sicilia è la prima regione italiana a stabilire una convenzione con Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che da quasi 100 anni è il punto di riferimento per la ricerca educativa.
Nel 2019, la Regione Siciliana e Indire hanno siglato una convenzione per promuovere una sinergia nella gestione dei fondi Erasmus+ con quelli del Fondo Sociale Europeo destinati all’istruzione e alla formazione.
L’iniziativa, finanziata dall’Asse III “Istruzione e formazione” della programmazione 2014-2020 del Por Fse Sicilia, punta a incentivare e supportare la collaborazione delle scuole e degli atenei siciliani con quelli della riva sud del Mediterraneo, quindi Tunisia, Marocco, Algeria e Giordania, favorendo lo scambio di buone pratiche, la definizione di progettualità congiunte, lo sviluppo del networking tra i vari istituti e il potenziamento dell’offerta formativa dell’isola. L’obiettivo è quello di aumentare i flussi in entrata e in uscita e di dare vita a una mentalità sempre più aperta e internazionale, in grado di favorire lo scambio di nuove pratiche, l’innovazione data da una circolazione virtuosa delle idee, l’inclusione e l’integrazione fra i popoli.
“Si tratta di un accordo che mira a potenziare un percorso di internazionalizzazione che parta dalla scuola e continui poi con l’università, da definire come prima azione utile a dare attuazione a quanto approvato con la legge sul diritto allo studio. Attraverso lo scambio di buone pratiche con altri paesi europei potremo offrire ai nostri studenti maggiori opportunità formative, sostenendo quelli più svantaggiati economicamente con adeguate borse di studio, utilizzando sia i fondi Fse che quelli Erasmus, aumentando in questo modo la dotazione finanziaria, sarà incentivata anche la mobilità del corpo docente”, spiega Roberto Lagalla, sindaco di Palermo.
“Gli istituti superiori, inoltre, saranno incentivati a stimolare la mobilità dei loro studenti grazie ad attività formative utili a rafforzare la loro capacità di progettazione per l’accesso alle iniziative europee. Altro obiettivo, non secondario, è quello di attrarre gli studenti dall’estero e fare in modo che loro stessi diventino ambasciatori della sicilianità in Europa e nel mondo“.
Con la Sicilia sempre in testa alla scadenza del 23 febbraio 2023, si contano 932 richieste da istituti accreditati, di cui 57 come consorzi, risultano approvate 921 richieste di finanziamento (di cui 865 di singoli istituti e 56 ricevute da consorzi di scuole).
Il budget distribuito ai 921 progetti finanziati supera i 30,5 milioni di euro e sosterrà 11.888 (erano 9 mila nel 2022) docenti e personale della scuola di fare esperienze di formazione in corsi strutturati (7.223), job shadowing (4.528) o insegnamento in altri Paesi aderenti al Programma (137). Inoltre, sono in partenza 26.087 alunni (il doppio rispetto al 2022), che vivranno esperienze di mobilità di breve periodo Erasmus+, sia individuali (2.567) sia di gruppo (21.811) in scuole europee. Inoltre, 1.709 alunni hanno scelto invece di trascorrere periodi di studio fino a un anno in una scuola partner. Infine, saranno 390 gli esperti e gli insegnanti europei ospitati nelle scuole italiane.