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L'impennata

A Taormina un metro quadro vale nove mila euro: i prezzi li fanno i “big spender”

martedì 13 Febbraio 2024

I “big spender” del lusso si prendono la scena nel commercio e l’imprenditoria a Taormina e scatta l’effetto domino con l’incremento dei prezzi, che si va consolidando, nel settore immobiliare. I tempi della pandemia, degli affitti calmierati e dei prezzi che in qualche modo erano stati oggetto di una frenata, sono ormai un lontano ricordo e a Taormina è ripartita la cavalcata verso l’alto dei prezzi. L’impennata in atto nella capitale del turismo siciliano viene corroborata, in primis, proprio dalla stagione dei grandi marchi che stanno arrivando in città e il quadro si va delineando, di riflesso, sta spingendo i proprietari degli immobili a fare cifre importanti, perché il mantra – già da prima e maggior ragione adesso – poi è chiaro: “qui siamo a Taormina”. Ma non soltanto i privati accendono questa corsa al rialzo e anche il Comune di Taormina, a sorpresa (ma non troppo) fa la sua parte.

Proprio nei giorni scorsi il Comune di Taormina ha indetto, con apposito avviso una procedura aperta concernente l’alienazione, con diritto di prelazione, di una porzione di immobile comunale sito in Via Salita Acropoli, già adibito al servizio del CineTeatro San Giorgio (ed in atto detenuta dall’Opera San Giovanni Bosco in Sicilia, Ex Salesiani). La procedura per un bene di superficie pari a 15 mq ha un prezzo di vendita a base d’asta quantificato in 141 mila 200 euro. Al di là del caso specifico, il Comune di Taormina ha lanciato un segnale che non è passato inosservato e che, a questo punto, fa in termini ben precisi, da parte del pubblico, il prezzo di mercato per l’immobiliare a Taormina. Per una base d’asta di 141 mila e 200 euro e per una superficie di 15 cmq praticamente la somma chiesta dal Comune è di 9 mila 413 euro al mq. E dal Palazzo dei Giurati è stato anche “ufficiosamente” risposto, a chi aveva posto la questione, che la somma richiesta è stata decisa per difetto, e che si poteva insomma chiedere anche un importo di almeno 10 mila euro al metro quadro.

“Palazzo del Quirinale – ha evidenziato un noto tecnico taorminese, il geometra Salvatore Coslovi Longo -, la sede del nostro Presidente della Repubblica Italiana della superficie di circa mq. 110.000 è stimato per 952 milioni di euro, pari ad € 8.620,00 al mq.; (escluso l’immenso valore delle opere d’arte in esso contenuti); il Palazzo dell’Eliseo a Parigi, sede del Presidente della Repubblica Francese di 11.000 mq. è stimato per  111 milioni di euro, pari a € 10.000 al mq. Ciò fa sorridere, in termini positivi ovviamente, perché, se tanto mi dà tanto, significherebbe che il patrimonio immobiliare di Taormina vale più del Quirinale e poco meno dell’Eliseo , secondo la stima fatta dagli esperti del nostro Comune, valutandolo in pratica a € 9.413,00= al mq. Ma allora siamo ricchi e non lo sappiamo? Basterebbe vendere il Palazzo dei Giurati (sede del municipio di Taormina, ndr) e risolveremmo tutti i problemi della Città. Escluso il contenuto naturalmente”.

La stagione dei grandi arrivi in Corso Umberto, a Taormina, inaugurata da Louis Vuitton e ora proseguita anche da Dolce & Gabbana, incoraggia, così, sia i privati che il Comune a far schizzare in alto le valutazioni. Al momento sono in vendita diversi alberghi, per un valore complessivo (messi tutti insieme) superiore ai 120 milioni di euro e c’è un gran fermento anche e soprattutto per quanto concerne le attività commerciali di Corso Umberto, che sta cambiando progressivamente volto, con le attività locali che lasciano il passo alle grandi firme. Il tentativo di imprenditori locali di inserirsi in questo contesto, per provare ad avviare nuove attività, con un affitto o magari l’idea – ancora più complessa – di rilevare un edificio, si scontra con la realtà e assomiglia sempre più ad una scalata dell’Everest a mani nude, perché c’è da farsi carico di una sostanziosa “buona entrata”, posta come condicio sine qua non e garanzia di partenza dai proprietari degli immobili. Poi, ovviamente, c’è il canone di locazione che in alcuni casi sfonda ormai il muro dei 10 mila euro, scenario che sino a qualche anno fa, nell’era pre-Covid, riguardava poche attività del Corso Umberto e che, invece, ora sembra piuttosto una costante. La doppia cifra diventa una costante ed è un ostacolo assai più semplice da superare per le aziende che hanno un grande budget a loro disposizione. Il trend è questo e pare destinato ad assumere proporzioni sempre più significative.

Il “salotto” di Taormina cambia volto in termini progressivi, quasi inesorabili, e da un lato c’è una parte di Taormina che si preoccupa e in sostanza contesta quella che sembra una perdita di identità del paese, dall’altro lato c’è però anche la presa di coscienza che la situazione odierna è “figlia” di una stagione che ha visto il crollo verticale dell’imprenditoria locale. Ed è in quel vuoto che si sono incuneati i privati arrivati da fuori. In un primo momento si erano inserite aziende che hanno aperto e poi ben presto chiuso, lasciando tanti dubbi e poco o nulla di positivo al territorio, ora è la volta delle multinazionali, brand ben riconoscibili e famosi, che intendono fare di Taormina la capitale del lusso nel Sud Italia. E’ chiaro che nessun privato arriva qui per “regalare” nulla, l’obiettivo è quello di fare impresa e fare fatturato e, dopo un 2023 che nella Perla dello Ionio è stato l’anno del record di presenze turistiche, già la stagione 2024 sarà un altro momento importante per capire se questa tendenza potrà davvero decollare e consolidarsi.

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