I Carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche di Messina stanno effettuando rilievi nell’appartamento di via Dell’Arancio, nel quartiere palermitano di Sferracavallo, in cui vivevano i “fratelli di Dio” Sabrina Fina e Massimo Carandente, in carcere con l’accusa di omicidio plurimo e occultamento di cadavere.
Sono i due coniugi accusati di avere partecipato alla strage nella villetta di Altavilla Milicia, in cui sono stati torturati e uccisi due ragazzini di sedici e cinque anni e la loro madre, Antonella Salomone, il cui corpo è stato bruciato e sepolto nel giardino della villetta in cui vivano.
Un rito per l’asserita liberazione dal demonio a cui avrebbe partecipato anche Giovanni Barreca, padre dei due ragazzi e la figlia diciassettenne. Anche loro, come Fina e Carendente, si trovano in carcere. La procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, prosegue negli approfondimenti investigativi per cercare di chiarire alcuni aspetti della “strage” e sul coinvolgimento degli indagati.
A Sferracavallo, sono presenti il sostituto procuratore Manfredi Lanza e l’avvocato Giancarlo Barracato, legale di Giovanni Barreca.