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Il processo

Bimbo morto di peritonite per una diagnosi sbagliata, i genitori: “Si accertino le responsabilità”

venerdì 24 Maggio 2024

Chiedono giustizia i genitori di un bambino di soli cinque anni deceduto in seguito a una peritonite acuta tre giorni dopo la visita dal pediatra. La famiglia, residente a Trapani, vuole che si faccia luce sulle cause che hanno portato il piccolo alla morte.

Ad assistere i genitori l’avvocato Massimiliano Fabio. L’udienza preliminare si terrà il 17 luglio. La vicenda risale al giugno dello scorso anno, quando la madre ha riferito al pediatra di fiducia i sintomi accusati dal figlio. Il medico avrebbe consigliato la somministrazione di un integratore in gocce poi avrebbe sottoposto il bambino a una visita ambulatoriale che si è conclusa con la diagnosi di una comune gastroenterite.

Ha somministrato una terapia medica, ripetendo che la situazione era nella normalità. Le condizioni del bambino, invece, sono precipitate: a circa 24 ore dalla visita, Giorgio si è aggravato e i genitori lo hanno immediatamente affidato alle cure del pronto soccorso dell’ospedale di Trapani dove il bambino è stato operato d’urgenza con diagnosi di “appendicite acuta con peritonite“, affermano i familiari.

Trasferito in rianimazione all’ospedale dei Bambini di Palermo, con diagnosi post-operatoria di “occlusione intestinale da appendicite acuta perforata gangrenosa con ascesso pericecale e peritonite diffusa e stato settico“, il piccolo è morto il 29 giugno, tre giorni dopo la visita ambulatoriale. I genitori hanno scelto di donare gli organi, ma proprio per la gravità delle infezioni, l’espianto non è stato fatto.

Il legale ha presentato un esposto per chiedere l’accertamento delle responsabilità. Il responso della perizia ha escluso le responsabilità degli ospedali di Trapani e di Palermo, mentre le accuse secondo il pediatra sono di omicidio colposo o lesioni personali in ambito sanitario “per aver omesso cautela, scrupolo, attenzione e diligenza nelle cure prestate al minore, dopo che i genitori richiedevano allarmati il suo intervento, mostrando un atteggiamento di insofferenza nei confronti dei timori manifestati dagli stessi, non interpretando correttamente la sintomatologia e senza sottoporre il piccolo ad ulteriori ed approfonditi accertamenti“, dice il legale in una nota.

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