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I commenti

Via libera della Camera al ddl sull’autonomia differenziata: le reazioni

mercoledì 19 Giugno 2024

Giunge dopo una lunga maratona notturna alla Camera il secondo e definitivo sì al disegno di legge sull’Autonomia differenziata. L’Aula di Montecitorio ha infatti licenziato il provvedimento con 172 sì 99 voti contrari e un astenuto. E’ legge.

La premier Giorgia Meloni si è detta soddisfatta per l’approvazione della norma: “Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco i tre cardini del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato alla Camera. Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Avanti così, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini“.

Il presidente della Renato Schifani ha definito la norma “un’importante sfida per il sistema delle autonomie. Una prova per rendere più giusta, più competitiva e più autonomista la nostra Repubblica. Per migliorare i servizi per i cittadini e le imprese. La Sicilia – prosegue – ha le carte in regola per partecipare a questa grande trasformazione, non solo perché è essa stessa il riferimento costituzionale dell’autonomia regionale sin dagli albori della Repubblica, ma anche perché adesso sta crescendo, incrementando Pil e investimenti, incrementando livelli di efficienza come dimostrato nel settore energetico. Emblematici i dati Svimez di oggi su crescita economica, investimenti produttivi ed esportazioni. Il percorso attuativo del regionalismo differenziato approvato dal Parlamento – conclude il presidente – dovrà comunque garantire l’eguaglianza sostanziale, i livelli essenziali delle prestazioni e gli interventi di perequazione per superare i divari tra Nord e Sud e la marginalità insulare. Su questo vigileremo attivamente nella convinzione che istituzioni più giuste e più moderne siano ciò che i cittadini e le imprese chiedono“.

“I divari territoriali sappiamo tutti che esistono e la colpa non può essere certo dell’Autonomia che non c’era. È chiaro, quindi, che chi alimenta la polemica, lo fa in maniera strumentale in perfetto stile sinistra/catastrofista che fortunatamente non governa più il Paese. La crescita di tutte le forze di centrodestra alle ultime elezioni europee è la conferma che stiamo facendo bene. Da un lato, l’Autonomia differenziata che ci consentirà di gestire al meglio le risorse a disposizione per offrire servizi più efficienti, dall’altro il Ponte sullo Stretto, opera strategica che ci permetterà di ridurre il gap infrastrutturale con il resto del Paese. Con la Lega al governo, sviluppo e crescita da Nord a Sud”. Così in una nota il senatore siciliano Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo Lega a Palazzo Madama.

“Segnatevi bene a mente questa data, 19 giugno 2024. La leggeremo nei libri di storia perché rappresenta la fine dell’Italia unita, una e indivisibile, che festeggiamo ogni anno il 17 marzo con la Festa dell’Unità nazionale e della Costituzione. Sarà questa la data per cui sarà ricordato il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni che stanotte, nel corso di una maratona d’aula a colpi di maggioranza, ha sancito votato la legge sull’autonomia differenziata. Ma come abbiamo fatto in Parlamento adesso il nostro impegno si sposta in piazza e soprattutto nel referendum con cui, siamo certi, gli italiani voteranno NO a questa riforma che spacca in due l’Italia”. Lo dichiara il segretario regionale del Pd Sicilia e deputato alla Camera, Anthony Barbagallo.

La norma è stata definita una “‘frattura strutturale’ Nord-Sud” dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta perché “compromette qualità dei servizi sanitari, equità di accesso, esiti di salute e aspettativa di vita alla nascita, alimentando un imponente flusso di mobilità sanitaria dal Sud al Nord. E La legge sull’autonomia differenziata non potrà che amplificare le diseguaglianze già esistenti in sanità“. L’autonomia differenziata anzi, sottolinea, “renderà il Mezzogiorno ancora più dipendente dalle ricche Regioni del Nord, che a loro volta rischiano di peggiorare la qualità dell’assistenza per i propri residenti, perché non potranno aumentare in maniera illimitata la produzione di servizi e prestazioni sanitarie a favore dei ‘migranti della salute‘”. Secondo il presidente Gimbe, inoltre, “oggi è stato dato anche il colpo di grazia al Servizio sanitario nazionale, pilastro della nostra democrazia e strumento di coesione sociale, per un machiavellico ‘scambio di cortesie’ tra le forze politiche di maggioranza“.

I commenti anche a livello regionale, non sono mancati. Il coordinatore regionale per la Sicilia del M5S Nuccio Di Paola ha espresso il suo dissenso, scagliandosi contro il Governo centrale: “Su questo quantomeno il governo Meloni è stato coerente: aveva in programma di spaccare l’Italia e con l’ok definitivo della Camera sull’autonomia differenziata, lo ha fatto. Se non si torna indietro, per il Meridione e la Sicilia in particolare sarà la catastrofe. Scuola e sanità, soprattutto rischiano di essere massacrate. E pensare ad una sanità ancora peggiore di quella che in Sicilia costringe ad attese infinte per visite  ed esami e a stazionamenti lunghissimi nei pronto soccorso, onestamente fa venire i brividi. Quando gli italiani e i siciliani in particolare si  troveranno di fronte alle conseguenze di questa scellerata riforma, sappiano quantomeno a chi dire grazie. Probabilmente si morderanno le mani per avere dato fiducia a un governo che tutto sta facendo tranne gli interessi dei cittadini. E tutto questo, ovviamente, col silenzio complice del governo Schifani“.

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