Sapete che VOI, si, sto dicendo esattamente, a voi, siete “poco rilevanti”?
A rigore di logica, adesso, qualcuno dovrebbe – giustamente – rispondermi “a to sùaru”, e verosimilmente non farebbe neppure male, eppure sappiate che, dietro la “provocazione” di questo titolo, si cela una storia che va assolutamente raccontata, e che, soprattutto, racconta il livello estremo di “potere” che abbiamo, ormai, dato al Web, e a coloro che pretendono di avere la Verità tra le mani, decidendo cosa è rilevante, cosa è culturale, e cosa non lo è.
Partiamo dall’inizio: giacché è rinomato che tendo sempre, per mia indole, ad avere tanta pazienza, è altrettanto rinomato che, come dico sempre, la mia pazienza non deve passare per debolezza o stupidità, e così giunge un momento in cui perdo le staffe. Conoscete le storie circa la proverbiale “pazienza dei buoni”, no? Ecco, esattamente così: passo sopra a tantissime cose, ma quando perdo la pazienza, la perdo veramente. D’altronde, come si suol dire, le cose o si fanno bene o non si fanno.
Ebbene, qualche giorno fa la pazienza l’ho persa, anzi, me l’hanno fatta perdere i moderatori di Wikipedia: è chiaro che non debba stare qui a dirvi cos’è Wikipedia e a cosa serve. La mia riflessione è ben più profonda, e vorrei portarvi per mano, con me, nel ragionamento che voglio fare insieme a voi.
Avendo all’attivo, con il mio Blog, quasi diciotto anni ininterrotti di contenuti, più di dieci milioni di visite, tanti successi e tanti traguardi superati, tutti rigorosamente dimostrabili in maniera obiettiva, qualcuno, qualche giorno fa, ha pensato bene di creare una pagina sulla nota Enciclopedia (forse) “libera”, raccontando proprio “Bar Giomba”, ovvero il mio spazio online che, per chi non lo sapesse, è tra i cinque Blog Italiani più antichi ancora attivi. Cinque Blog in tutta Italia che pubblicano da quasi venti anni. Non so se mi spiego.
Che poi, diciamolo: non ero neanche a conoscenza di questa situazione, ma è inutile negare che siano cose che fanno piacere. Molto meno piacere, però, mi ha fatto l’essere notiziato delle motivazioni con cui gli amministratori dell’Enciclopedia in questione hanno cassato la voce, dal momento che, per loro, quasi undici milioni di utenti sono “non rilevanti”, e, ancora peggio, è non rilevante una ricerca realizzata “ad hoc” per fare un consuntivo oggettivo da parte di esperti (disponibile online) che raccontasse ciò che il mio umile spazio online è. A volerla dire tutta, non è che mi cambi tanto la vita, e sinceramente non è certo una voce su Wikipedia a dare lustro e forza alla mia passione, e a rendere quel che faccio per passione credibile agli occhi di chi mi segue da quasi diciotto anni, questo ve lo posso assicurare, ma è l’assunto di base ed il principio che mi ha fatto imbestialire, tanto che – e vi assicuro che non lo faccio mai – ho deciso di intervenire in prima persona contro i moderatori, chiedendo lumi della motivazione in questione.
La cosa che ho trovato sconcertante è pensare che poche persone abbiano un potere assolutamente soggettivo di decidere cosa è rilevante, cosa è “cultura”, e cosa non lo è, offendendo, peraltro, non soltanto il lavoro che porto avanti con passione da anni ed anni, ma anche una ricerca svolta da professionisti durata intere settimane.
Dal momento che costoro non erano, evidentemente, contenti di avermi cotto a puntino, hanno deciso di sfidare le mie ire derubricando il mio lavoro a “mero sito di aforismi”. E mi ha davvero fatto ridere che chi ha pronunciato questa frase ha, verosimilmente, la metà dei miei anni e sia online da un quarto del tempo che il sottoscritto frequenta la rete, per lavoro, per gioco, per passione.
Quindi, voi stessi che mi state leggendo, in questo momento, siete “non rilevanti”, esattamente come lo sono quelle quasi undici milioni di persone che mi hanno letto in questi quasi diciotto anni: in pratica, undici milioni di stupidi che leggono cose che non hanno rilevanza. Sinceramente, lo trovo inaccettabile, abbiate davvero pazienza.
La riflessione, però, alla base di questo racconto, e sulla quale rifletto e vi spingo a riflettere è un’altra: credo sia vergognoso pensare che sia culturalmente rilevante solo quello che passa attraverso i media, attraverso i giornali, attraverso chissà quale altra fonte! Senza mezzi termini, credo che un comportamento simile uccida potenzialità che urlano il loro bisogno di essere scoperte, e che, in questo modo, saranno sempre e comunque destinate all’oblio solo per il fatto di non apparire sulla rivista “X” o sul magazine “Y”, e questa cosa, lo dico, mi fa incazzare. Mi fa imbestialire sotto ogni aspetto l’idea che qualcuno si arroghi il diritto – assolutamente soggettivo – di decidere cosa è cultura e cosa non lo è, cosa è “enciclopedico” e cosa non lo è, non riconoscendo meriti ed obiettivi dimostrati. Oggi ci sono andato di mezzo io – e chissenefrega non ce lo metti? – ma domani potrebbe andarci di mezzo chiunque. Magari, tra di noi, c’è il prossimo Salvatore Quasimodo, il prossimo Manzoni, e nessuno potrà mai scoprirlo perché non avrà mai modo di arrivare a ribalte importanti, e sarà sempre peggio finché ci sarà qualcuno che, dalla stanza dei bottoni, si arrogherà diritti che noi gli abbiamo dato, che noi, attraverso lo strapotere concesso alla rete e ai moderni mezzi, abbiamo regalato a queste persone.
Questo comportamento è esattamente quello che uccide la cultura che tanto, certuni, sbandierano di difendere: peccato siano tanto manchevoli della cultura più grande che, di base, andrebbe insegnata a tutti. QUELLA DEL RISPETTO.