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L’effimera felicità dei Social e del Web

lunedì 13 Dicembre 2021

È successo un’altra volta. Eppure, non è neppure passato troppo tempo da quando, alcune settimane fa, commentavamo, sgomenti, la morte di Youtubo Anch’Io, e ci domandavamo, perplessi, se qualcosa si sarebbe potuto fare, se si sarebbe potuto evitare un finale così triste.

Poi, passa qualche settimana, qualche mese, e i giornali, in un pomeriggio di metà dicembre, ti sbattono in faccia la morte di “Ema Motorsport”: sono rimasto, personalmente, incredulo, nuovamente sgomento, come si rimane sgomenti di fronte alla notizia di una persona che si è tolta la vita, e che è stato ritrovato, esamine, nella sua officina.

È esattamente in quel momento che cominci a farti, seriamente, due domande: eppure, Emanuele Sabatino, noto su YouTube come “Ema Motorsport”, appariva sorridente nell’ultimo video pubblicato sul suo canale, e se lo guardi bene non c’era assolutamente nulla che lasciasse presagire una tragedia così estrema.

Si, gli inquirenti faranno il loro mestiere, forse la verità verrà a galla, ma tutto questo ci impone una riflessione seria ed attenta su quanto, a conti fatti, sia effimera (e spesso falsa) la felicità sul Web: ci penso, ci rifletto, resto senza parole, non soltanto da “addetto ai lavori”, ma anche da utente che utilizza giornalmente queste tecnologie, come, d’altronde, la maggior parte degli utenti in Rete.

Esattamente pochi giorni fa, un’amica ha pubblicato una storia su Instagram, in cui ricordava quanto falso potesse essere quel mondo: un video, infatti, ritraeva una giovane donna editare le sue stesse fotografie tramite una app che ne cambiava connotati e lineamenti, aumentandone a dismisura la bellezza, quasi rendendola una regina di perfezione, atrocemente artefatta ed innaturale.

Ebbene, si: purtroppo è una realtà evidente, così come accade sempre più spesso che l’infelicità, la frustrazione, la tristezza, vengano ben mitigati da un viso che, sui Social, appare sempre sorridente, senza nessuna ombra di fatica, ma che, una volta spente le dirette dei cellulari, o dopo aver scattato l’ennesimo selfie, torna nel suo incubo di ansia, dolore, tristezze e paure. D’altronde, va ricordato quanto sia assolutamente vietato mostrarsi deboli sui Social, che pretendono di trasformarti in un vincente, in una persona senza macchia e senza paura, che deve essere influente, che deve mostrarsi forte, al di sopra di ogni emozione, che non può tradire alcun segno di inconsistenza, perché altrimenti perderesti il tuo seguito, perché è la dura legge del Web che ti vuole in questo modo.

Se per un solo istante dovesse balzarvi l’idea che tutto questo possa essere esagerato, sappiate che ho conosciuto – e conosco – personalmente tante persone che vivono sofferenze personali giornaliere, ma che sembrano quasi rincuorate dall’indossare quella maschera necessaria ad avere una presenza online sempre perfetta ed impeccabile. E che, magari, tornano a piangere una volta pubblicata la foto su Instagram!

Di chi è la colpa? Della società, della gente, dei tempi moderni, delle tecnologie usate in maniera errata? Io per primo, sinceramente, non so darvi una risposta, ma so per certo che quando leggo storie come quella di “Ema Motorsport”, che, magari – per carità – ha compiuto quel gesto indipendentemente dal mondo del Web, dei Social, di Internet, ma che, forse, aveva soltanto bisogno di essere maggiormente ascoltato ed aiutato, mi domando se la Rete, per prima, non necessiti di maggiore eticità, ma, soprattutto, mi chiedo se non sia il caso di diminuire le emoticon ed aumentare gli abbracci, quelli veri, quelli che ti rendono vivo in un mondo reale. Perché, in fondo, il Web è virtuale. La sofferenza no.

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