IlSicilia.it ha intervistato Rita Barbera, per anni direttrice di istituti penitenziari, in prima linea e “sul campo” in tema di amministrazione carceraria e dei suoi problemi quotidiani.
E’ stata la direttrice degli istituti penitenziari del Pagliarelli, dell’ex Ucciardone e dell’Istituto Minorile “Malaspina” a Palermo.
Con lei abbiamo analizzato e valutato il decreto “Carcere sicuro”, recentemente approvato dal Governo nazionale e presentato dal ministro Nordio, ispirato all’”umanizzazione carceraria”.
Nel decreto sono diversi i temi affrontati: l’incremento del personale carcerario, l’umanizzazione della pena, il regime detentivo differenziato. Misure che, secondo Rita Barbera, toccano la punta dell’iceberg dei problemi del sistema penitenziario italiano, considerandole un tentativo limitato di affrontare una situazione emergenziale con provvedimenti insufficienti.
Rita Barbera sottolinea che il decreto, sebbene necessario, affronta solo marginalmente i problemi del sistema carcerario.
L’aumento dell’organico della polizia penitenziaria è una misura condivisibile ma rappresenta solo una piccola parte delle soluzioni necessarie. Inoltre, l’efficacia della liberazione anticipata per rendere le carceri più sicure è messa in dubbio, poiché i detenuti esperti conoscono già i meccanismi delle pene e delle misure di sicurezza.
L’esclusione dei detenuti sottoposti al 41 bis dal programma di giustizia riparativa, sebbene comprensibile, non risolve il problema del sovraffollamento carcerario, che include anche persone che hanno commesso reati minori.
Rita Barbera suggerisce che il carcere dovrebbe essere riservato ai reati più gravi, mentre le misure alternative, meno costose e più efficaci, dovrebbero essere potenziate con un controllo attivo sul territorio.
Un punto cruciale sollevato dall’ex direttrice carceraria riguarda l’equilibrio tra sicurezza pubblica e diritti dei detenuti. Il rispetto dei diritti umani deve essere prioritario, poiché trattare i detenuti con umanità può prevenire situazioni critiche e migliorare la sicurezza.
La vera soluzione risiede in una riforma globale che contempli un equilibrio tra sicurezza e diritti umani, con un’attenzione particolare alle misure alternative alla detenzione.
Solo attraverso un approccio olistico e inclusivo si potrà creare un sistema penitenziario più giusto ed efficiente.
Di Joska Arena e Samuele Arnone