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L'incontro

Conferenza di Palermo sulla criminalità e migranti: partecipano 30 Paesi

venerdì 29 Settembre 2023
Conferenza Palermo sulla criminalità e migranti

Sono trenta i Paesi che partecipano con i loro rappresentanti (ministri, ambasciatori e funzionari) alla conferenza di Palermo sulla criminalità e il traffico di migranti all’interno dell’aula bunker del carcere Ucciardone. Ai lavori sono presenti anche i rappresentanti dell’Onu (il direttore esecutivo Ghada Waly) e della Commissione europea (Johannes Luchner).

Sedici sono i paesi del Mediterraneo presenti tra cui Libia, Malta, Tunisia e Marocco. Gli Stati Uniti sono rappresentati da Uzra Zeya, sottosegretario per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani.

Sono presenti tra gli altri i ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno), la sottosegretaria agli Affari esteri Maria Tripodi, il direttore esecutivo dell’ufficio per la droga e il crimine dell’Onu, Ghada Waly.

L’incontro è articolato in tre sessioni. La Carta di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale è stata firmata a Palermo il 15 novembre 2000 ed è entrata in vigore il 29 settembre 2003 con l’adesione, ad oggi, di 190 Stati dell’Onu su 193.

Ispirata a una visione di Giovanni Falcone, la Carta è una cornice giuridica che introduce strumenti globali più avanzati per la cooperazione di polizia contro il crimine organizzato.

Le dichiarazioni

Carlo Nordio

“L’impegno nella lotta al traffico dei migranti deve unire i Paesi, la collaborazione col sistema Onu è fondamentale. Il presidente Meloni l’ha ricordato pochi giorni fa alle Nazioni Unite. Dobbiamo ingaggiare una guerra totale e globale senza sconti ai trafficanti di esseri umani. L’impennata degli sbarchi deve imporre una riflessione seria. La lotta al traffico dei migranti e alla tratta di essere umani e’ un obbligo di tutti noi che abbiamo ratificato la Convenzione di Palermo: l’applicazione della convenzione e’ anche una modalita’ di protezione dei diritti umani. Proteggere i diritti umani dei cittadini delle nostre nazioni, infatti, vuol dire anche criminalizzare e perseguire penalmente le condotte che minano tali diritti”.

“C’è l’esigenza di una risposta unitaria per fronteggiare l’emergenza che riguarda il traffico dei migranti. Io vorrei lanciare oggi una proposta per avviare una specie di “cooperazione rafforzata” con gli Stati parte della Convenzione che intendono irrobustire la cooperazione giudiziaria fra di loro, al fine di combattere il traffico di migranti e la tratta di essere umani. Questa cooperazione rafforzata si potrà concretizzare in varie iniziative. Oggi firmerò due trattati, a margine dei lavori della Conferenza, con i miei colleghi Ministri della giustizia di Algeria e Libia”.

“Dobbiamo tener conto che la Convenzione di Palermo si trova ad affrontare uno scenario decisamente cambiato rispetto a venti anni fa. Le sue norme, tuttavia, sono ancora estremamente attuali: pensiamo alle previsioni sul segreto bancario, sul riciclaggio; al concetto di sorveglianza elettronica che consente di estendere l’ambito di applicazione alle più recenti tecniche di comunicazioni telematiche; alle disposizioni che prevedono organi investigativi comuni. Noi siamo quindi persuasi che la Convenzione di Palermo possa vivere una stagione di rinnovata centralità”.

“Guardando al futuro, con la nostra Scuola superiore della magistratura, noi ci impegniamo a realizzare un numero maggiore di collaborazioni nel campo dell’assistenza tecnica, per attuare progetti di potenziamento delle pubbliche amministrazioni e dei sistemi giudiziari dei paesi di origine e transito del fenomeno migratorio illegale – ha aggiunto il ministro della Giustizia – Guardando al futuro, noi siamo pronti a potenziare la nostra rete di magistrati di collegamento nella regione del cosiddetto Grande Mediterraneo e dell’Africa Sub-sahariana. Abbiamo al riguardo esperienze di collaborazioni molto soddisfacenti: lasciatemi in particolare citare un’operazione congiunta con le autorità giudiziarie della Nigeria, portata a termine all’inizio di quest’anno, con l’estradizione verso l’Italia della leader di una rete internazionale di traffico di essere umani col fine di prostituzione”

“Per Palermo e l’intera Italia questa giornata ha un significato speciale, vorrei rendere omaggio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che hanno dato la vita per la lotta contro il crimine organizzato. Questo aula bunker è un luogo simbolo”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in apertura dei lavori per il ventennale della Convenzione Onu a Palermo, in corso nell’aula bunker del carcere Ucciardone.

 

Matteo Piantedosi

“Nessuno Stato può accettare che la criminalità organizzata determini le politiche migratorie nazionali né che vengano praticate ignobili forme di schiavitù moderna. La Convenzione di Palermo ha guidato, in questi venti anni, lo sviluppo dell’attività di cooperazione tra le forze di polizia delle 191 parti firmatarie. Con la sua lungimirante visione ha consentito di rafforzare la nostra capacità effettiva di prevenzione e di contrasto ai crimini gravi ed organizzati”. Lo ha detto il ministero dell’interno Matteo Piantedosi, parlando alla cerimonia, in corso a Palermo, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, per i vent’anni della Convenzione Onu contro il crimine organizzato.

“Oggi – ha aggiunto – sarà utile condividere idee ed esperienze sul cruciale tema del contrasto al traffico di migranti e alla tratta di persone. Si tratta di crimini particolarmente odiosi che integrano una grave violazione del diritto internazionale e arrecano un’offesa non solo alla dignità delle persone coinvolte ma anche al diritto di ogni Stato sovrano di regolamentare l’ingresso dei cittadini stranieri nel proprio territorio”.

E poi il ricordo di coloro che hanno sacrificato la loro vita nella lotta al crimine. “In questa aula rendiamo omaggio al coraggio di donne e uomini che si sono impegnati, talvolta con il sacrificio della propria vita, a combattere la criminalità transnazionale – ha detto Piantedosi -. Abbiamo scelto Palermo e l’aula bunker proprio per rappresentare idealmente, ma anche concretamente, quanta strada abbiamo percorso nel solco dei principi della giustizia e della legalità”.

“Da un lato, c’è la necessità di potenziare la collaborazione con i Paesi di origine e transito dei flussi, per rafforzare la cooperazione di natura investigativa e rendere più efficace la risposta repressiva contro i trafficanti, e dall’altro lato, la necessità di agire concretamente sulle cause della migrazione e offrire ai migranti delle alternative legali ai loro progetti migratori. Riteniamo fondamentale il potenziamento della collaborazione con le Agenzie dell’Onu per ampliare i programmi di rimpatrio volontario assistito dai Paesi di transito verso i Paesi di origine – ha aggiunto -. Rimpatrio assistito significa accompagnare i migranti nel proprio Paese di origine offrendo loro concrete prospettive di inserimento sociale e lavorativo. Parallelamente, stiamo approfondendo, insieme con il Ministero degli Esteri, Oim e Unchr, soluzioni innovative per il governo dei flussi ispirate al cosiddetto “approccio basato sulle rotte”.

“Si tratta – ha spiegato Piantedosi – di sviluppare un piano finalizzato alla gestione ordinata dei flussi lungo le rotte che dai Paesi subsahariani portano alle coste del Mediterraneo. I suoi punti di forza potrebbero consistere nella creazione di corridoi di protezione per coloro che ne hanno bisogno, nello sviluppo socio-economico dei territori di transito, e nel potenziamento del sistema dei ritorni accompagnati nei Paesi di origine. Risulta evidente – ha sottolineato il ministro – che una capillare presenza delle autorità e delle organizzazioni dell’Onu lungo le rotte offrirebbe ai migranti una realistica alternativa alla migrazione illegale e toglierebbe ossigeno ai network criminali”.

“Vorrei evidenziare che L’Italia ha un’importante collaborazione in atto con i colleghi francesi, con i quali abbiamo assunto la leadership di uno dei più rilevanti programmi della Commissione europea per il contrasto alle reti di trafficanti in Nord Africa. Un progetto che consentirà di sviluppare direttamente nei Paesi interessati azioni specifiche per il rafforzamento della cooperazione di polizia e giudiziaria, in prima battuta con la Tunisia e a seguire con Marocco, Egitto, Algeria e Libia”.

“La Convenzione di Palermo e i suoi protocolli sulla tratta di persone e sul traffico di migranti: strumenti giuridici e operativi per affrontare le attività criminose nel contesto del Mediterraneo” in corso nell’aula bunker del carcere Ucciardone. “A livello europeo – ha proseguito – l’Italia ha inoltre recentemente avanzato la proposta di attivare una task-force operativa per le investigazioni in materia di traffici di esseri umani in stretta collaborazione con Europol. È evidente, tuttavia, che una strategia vincente non può prescindere da iniziative anche nei principali Paesi di origine dei flussi”.

“Secondo gli studi condotti da Europol, oltre il 90% dei migranti irregolari giunti nel territorio europeo si è avvalso dei trafficanti, durante tutto o parte del viaggio. L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) stima, inoltre, che a livello globale il business del traffico migranti generi affari per 6-7 miliardi di euro ogni anno, a cui vanno aggiunti i proventi ottenuti dal successivo sfruttamento delle vittime con il racket della prostituzione, del lavoro nero, dell’accattonaggio, solo per citare alcuni esempi”. Questi i dati comunicati dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, durante l’intervento, in mattinata, alla Conferenza di Palermo. “Sebbene si tratti di fenomeni criminali distinti, stiamo purtroppo assistendo con forte preoccupazione alla sempre più frequente loro interazione. Numerose indagini hanno accertato, infatti, che l’adescamento delle vittime e il loro assoggettamento a forme di sfruttamento spesso si manifestano già durante il percorso migratorio”, ha aggiunto.

Questa mattina, a margine della conferenza ministeriale di Palermo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha incontrato il suo omologo somalo Ahmed Moallim Fiqi. “L’Italia – ha dichiarato Piantedosi – intrattiene con la Somalia una relazione intensa fornendo un contributo primario al processo di stabilizzazione del Paese che vede coinvolte non solo le istituzioni governative ma anche la società civile. Seguiamo con attenzione e preoccupazione la diffusa presenza di Al-Shabaab e della pirateria al largo del Corno d’Africa e siamo disponibili a intensificare le attività di cooperazione nel settore della sicurezza e nuove forme di cooperazione strutturata”.

A seguire Piantedosi ha incontrato il ministro federale dell’Interno nigeriano Olubunmi Tunji-Ojo. “La nostra collaborazione in materia migratoria – ha detto Piantedosi – è sempre stata di buon livello, ma nel corso del 2023 abbiamo riscontrato un aumento di sbarchi di cittadini nigeriani. Per questo abbiamo dato avvio a dei programmi di rimpatrio, supportati da misure di accoglienza e integrazione che si stanno rivelando efficaci e che vogliamo intensificare”.

Nel corso del colloquio i due ministri si sono confrontati anche sulla cooperazione nella lotta al crimine organizzato, al narcotraffico e ai trafficanti di esseri umani.

 

 

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