Le malattie digestive costituiscono la prima causa di ricorso alle strutture sanitarie, con circa 2 milioni tra ricoveri e visite ambulatoriali all’anno, 10 milioni di giornate di degenza ospedaliera e 82.000 decessi (dati Sige e Aigo). Nello specifico sono 50 a 150 casi/100.000 abitanti di emorragia digestiva superiore e circa 20 casi/100.000 abitanti di emorragia digestiva inferiore.
Poiché l’incidenza è maggiore al Sud, la Regione Siciliana, nel 2022, ha istituito la Rete Assistenziale tempo dipendente per le Emergenze Emorragiche
Gastrointestinali e le Urgenze Endoscopiche. La rete ha consentito di uniformare così i percorsi diagnostico terapeutici con un’endoscopia di qualità, in coerenza con quanto prescritto dalle linee guida, ma la rete, oggi, non è decollata in pieno.
“Le emorragie digestive sono delle patologie che hanno una certa incidenza e, anche se ridotta, una certa mortalità. Pertanto è stato importante negli ultimi anni dedicarsi all’istituzione di una rete regionale“. Ad evidenziarlo è Roberto Di Mitri, primario di Gastroenterologia con Endoscopia Digestiva dell’Arnas Civico di Palermo, che ha partecipato alla creazione della rete.
“Nell’attuazione di questa rete abbiamo previsto l’identificazione di centri Hub-Spock e centri Hub di consulenza. Con questo sistema è stato possibile interconnettere il territorio – prosegue -. Nell’attuazione della rete abbiamo previsto l’attivazione anche di figure organizzative del bed management e di figure che riescano a gestire il percorso del trasferimento del paziente presso i centri a maggiore complessità. L’endoscopia digestiva ha un ruolo di primo piano. Specialmente nella gestione terapeutica di pazienti con emorragia digestiva per gran parte dei casi. Purtroppo a limitare la rete è la carenza di posti letto in Gastroenterologia”.
“La rete, oggi, per rispondere adeguatamente, ha bisogno, oltre all’interconnessione digitale di tutti i centri, l’ implementazione dei posti letto in gastroenterologia, poiché in grado di gestire in maniera più appropriata il paziente – sottolinea e conclude -. La letteratura, infatti, evidenzia minori casi di mortalità rispetto a quelli gestiti in altri reparti quali possono essere quelli di chirurgia e di medicina interna”.