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Samuele Arnone e Joska Arena

Emergenza crack a Palermo, la denuncia di Nino Rocca: “Giovani alla deriva, servono i centri a bassa soglia” CLICCA PER IL VIDEO

martedì 24 Settembre 2024

Continua il reportage de ilSicilia.it sul fenomeno del crack a Palermo che sta diventando sempre più evidente e allarmante, soprattutto nei quartieri più fragili come Ballarò, un luogo storicamente simbolico della città.

Torniamo a parlare con Nino Rocca, ex professore di storia e filosofia che da anni si occupa dei ragazzi e delle ragazze ai confini della società, che soffrono di dipendenze e che lui, ormai, tratta quasi come figli. “I ragazzi con cui parlo hanno rotto i legami con la famiglia” afferma Nino “E’ molto difficile recuperarli, perché spesso vengono adottati dagli altri ragazzi che vivono nella loro stessa condizione. Per loro il punto centrale è la costante ricerca di soldi per compare una dose: tutto questo provoca una degenerazione della propria esistenza”.

Qui, il mercato popolare è circondato da vicoli dove la droga circola con facilità, e il crack è diventato il veleno che si insinua tra i più giovani. Questa realtà non riguarda solo un’emergenza sanitaria, ma coinvolge profondamente il tessuto sociale ed economico della città. Un circolo vizioso di tossicodipendenza, microcriminalità e degrado che sta mettendo in ginocchio intere comunità. Nino, da tempo impegnato sul fronte della lotta alle tossicodipendenze, racconta la realtà dei ragazzi che incontrano per la prima volta il crack. Ragazzi ai margini della società, molti dei quali vivono per strada, lontani dalle loro famiglie, coinvolti in attività illecite per sopravvivere. Per loro, il crack rappresenta sia una fuga dalla realtà che una trappola letale.

 

La crisi dei legami familiari e del tessuto sociale

Le storie che Nino Rocca racconta ai microfoni de ilSicilia.it sono storie di vite spezzate: giovani che, non trovando alcun supporto a casa o nella società, si rifugiano in un gruppo di pari che condivide la loro stessa dipendenza. In questo contesto, la tossicodipendenza diventa una sorta di comunità alternativa, per quanto devastante.

La droga richiede soldi, e i giovani dipendenti dal crack spesso finiscono per compiere reati come scippi, rapine o, in casi estremi, per prostituirsi. Un fenomeno che va di pari passo con l’aumento dei casi di violenza, con le stesse vittime che sono spesso i residenti del quartiere. Ballarò, una volta fulcro della vita sociale e culturale di Palermo, è diventato il teatro di una battaglia quotidiana contro la microcriminalità e la paura.

Il grido d’aiuto del quartiere e l’urgenza di strutture adeguate

La situazione a Ballarò è così grave che comitati e associazioni di quartiere, come SOS Ballarò, stanno facendo sentire la loro voce, cercando di attirare l’attenzione delle istituzioni. La richiesta principale è quella di creare centri di accoglienza a bassa soglia nei luoghi più vicini allo spaccio, dove le persone possano trovare rifugio e supporto.

“Abbiamo chiesto al Comune di realizzare almeno tre centri di accoglienza”, continua Rocca “Sono già passati due anni, ma ancora non siamo riusciti a far realizzare queste strutture”.

Questi centri sarebbero cruciali per fornire ai giovani un’alternativa concreta, un luogo in cui possano iniziare un percorso di recupero, ma anche per prevenire il peggioramento della situazione. Senza interventi di questo tipo, il degrado rischia di diventare irreversibile, e le comunità locali di essere definitivamente travolte dalla violenza e dalla disperazione.

I dati allarmanti del fenomeno

Il fenomeno del crack non è limitato solo a Palermo, ma si estende a livello nazionale, come dimostrano i dati. Secondo la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, nel 2023 si è registrato un aumento significativo delle persone che richiedono assistenza presso i Servizi per le Dipendenze (SerD) per l’uso di cocaina o crack. La percentuale è cresciuta dal 51% al 55% in un solo anno. Nelle strutture riabilitative del Privato Sociale, la quota di utenti in trattamento per l’uso primario di cocaina/crack ha raggiunto il 40%, sintomo di una diffusione sempre più capillare della sostanza.

Anche le segnalazioni per possesso di cocaina o crack a uso personale sono aumentate, rappresentando il 19% del totale nel 2023, con un incremento delle denunce per reati legati alla produzione, traffico e detenzione di queste sostanze dell’8,6% rispetto all’anno precedente.

Il numero di ricoveri correlati al consumo di cocaina/crack è salito dal 12% al 25% nell’ultimo decennio, mentre i decessi attribuibili all’intossicazione acuta da cocaina/crack hanno superato il 32% dei casi di morte droga-correlata nel 2023.

Crack e Mafia: una lotta comune necessaria per dare speranza a giovani e famiglie

Di fronte a questi numeri, l’impegno di persone come Nino Rocca e delle associazioni locali appare eroico, ma insufficiente. La dipendenza da crack è una piaga che richiede interventi strutturali, sia da parte delle istituzioni locali che nazionali, e una strategia che vada oltre le sole misure repressive, che non affrontano la questione in maniera profonda e radicale.

Un passo avanti in questo senso è stato recentemente fatto, con l’inaugurazione dell’unità mobile contro il crack presentata il 15 settembre dal deputato regionale Ismaele La Vardera, che ha proposto l’emendamento con cui è stata acquistata la vettura, e da Francesco Zavatteri, dell’associazione “La Casa di Giulio”. Il veicolo, equipaggiato con materiale e attrezzature sanitarie, girerà tra le vie delle zone più a rischio per aiutare i ragazzi e le ragazze tossicodipendenti che necessitano di assistenza medica urgente.

Inaugurata l’unità mobile contro il crack a Ballarò, La Vardera: “Un traguardo per tutti”

Non c’è lotta alla mafia se non corrisponde un’efficace consapevolezza dell’importanza cruciale della lotta alla droga, con investimenti a livello di personale qualificato e strutture dedicate in prima linea all’interno dei quartieri e rioni più in difficoltà di Palermo.

“Non possiamo continuare a vedere i nostri ragazzi perdersi per strada”, conclude Rocca “Dobbiamo dare loro una possibilità di riprendersi la vita”.

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