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L'intervista

Caterina Chinnici: “I nuovi commissari riavvicineranno Ue e Sicilia, la sensibilità sulla lotta alla mafia è cambiata”

lunedì 30 Settembre 2024
Caterina Chinnici, eurodeputata di Fi e del Ppe, ormai è una veterana del Parlamento europeo, prima eletta tra le file del Partito democratico e nell’ultima tornata con Forza Italia. Come vive questo terzo mandato e quali obiettivi si pone rispetto alla sua esperienza?

 

Devo riconoscere che pur essendo questo il mio terzo mandato, lo scorso luglio, quando a Strasburgo mi sono ritrovata a varcare il grande piazzale del Parlamento europeo per partecipare ai lavori della sessione costitutiva della decima legislatura, mi sono davvero emozionata. Il mio pensiero è andato a tutte le cittadine e i cittadini (più di 93.000) che, in Sicilia e in Sardegna, hanno scelto di confermarmi la loro fiducia e in particolare ai tanti giovani che mi hanno sostenuta. È una grande soddisfazione, ma anche una grande responsabilità. Il mio obiettivo è fare tesoro della preziosa esperienza acquisita e, con spirito di servizio, continuare con il massimo impegno il lavoro iniziato nelle precedenti legislature al fine di contribuire alla costruzione di un’Europa più prospera, sicura e democratica, e che sia più attenta ai territori, come in particolare la Sicilia e la Sardegna, penalizzate dalla condizione di insularità“.

 

Uno dei temi più caldi è certamente il rapporto tra Ue e Sicilia. L’Europa è spesso ritenuta troppo distante dai problemi che affliggono l’Isola e i suoi cittadini. Quali investimenti dovrebbero avere la priorità?

 

Purtroppo tale sentimento di distanza caratterizza ormai molti italiani, non solo i siciliani. L’Europa è ritenuta troppo lontana dai problemi quotidiani perché diamo per scontati i tanti vantaggi che abbiamo acquisito nel tempo. Ritengo che tale incomprensione nasca principalmente dalla scarsa conoscenza della ripartizione delle competenze e delle responsabilità, e dal non avere sempre consapevolezza di quanti e diversi siano i settori nei quali interviene l’Unione europea per migliorare la vita dei cittadini. Mi riferisco principalmente alla Politica agricola comune (Pac) diretta a sostenere i nostri agricoltori e ai Fondi di coesione e strutturali, gestiti a livello regionale, grazie ai quali, ad esempio, è stata possibile l’estensione della banda ultra-larga nel nostro territorio, o ancora al completamento della c.d. Strada degli scrittori, che inizia da Porto Empedocle e attraversa le province di Agrigento e Caltanissetta. Ma si pensi anche al cofinanziamento, con oltre 101 milioni di euro di fondi europei della Ferrovia Palermo-Catania-Messina, o ai quasi 100 milioni di euro di fondi europei stanziati per il cofinanziato all’80% di un piano di aiuti alle Pmi siciliane. Aiuti concreti ma spesso non conosciuti“.

Riguardo poi agli investimenti prioritari da realizzare, sono diverse le criticità che affliggono ancora la nostra isola e che meriterebbero tutte specifici interventi. Penso, ad esempio, al triste primato di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, sui quali occorre urgentemente investire prima che questo diventi un problema sociale. Ma dopo la drammatica siccità di questa estate che ha fortemente impattato sulla nostra agricoltura, oltre a comportare fortissimi disagi per i cittadini, ritengo che sicuramente uno degli interventi prioritari dovrebbe essere quello volto a garantire un approvvigionamento idrico sufficiente e sostenibile per la nostra regione. Intervento che sarà possibile realizzare grazie ad un significativo ed efficace impiego dei fondi del Pnrr, il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, ovvero il programma per gestire a livello nazionale i fondi europei del Next generation Eu. Sono quindi fiduciosa che il rapporto tra Ue e Sicilia possa evolvere positivamente in particolare alla luce della nuova Commissione europea, presentata in questi giorni dalla presidente Ursula von der Leyen, che prevede anche due commissari, rispettivamente per il Mediterraneo e per la Resilienza idrica: un segnale politico importante che dimostra un’inversione di tendenza che, questo è il mio auspicio, potrà contribuire a riavvicinare i siciliani al progetto di integrazione europea“.

 

In Parlamento è membro della Commissione Controllo dei Bilanci e della Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni. Quali sono i primi provvedimenti al vaglio in entrambe le Commissioni?

 

La legislatura è iniziata da poco, e il primo importante atto che le varie Commissioni del Parlamento saranno chiamate a compiere sono le audizioni dei componenti designati della Commissione europea, ciascuno dinanzi alle Commissioni parlamentari per settore di competenza“.

Quanto agli altri provvedimenti al momento al vaglio delle Commissioni di cui sono componente titolare, in Commissione Cont (Controllo dei bilanci), di cui sono primo vice-presidente, sta per avviarsi il ciclo annuale della procedura di discarico, con cui il Parlamento europeo è chiamato a valutare come le altre Istituzioni, organi e agenzie dell’Ue hanno impiegato il bilancio nell’anno precedente, a garanzia dei principi di trasparenza, corretta gestione finanziaria e regolarità, per assicurare che i soldi dei cittadini europei siano spesi bene e a loro vantaggio“.

In Commissione Libe (Libertà civili, Giustizia e Affari interni), al momento siamo al lavoro su dossier avviati nella legislatura precedente, come la nuova direttiva sulla lotta alla corruzione, di cui sono relatore per il parere della Commissione Cont. La direttiva mira a rafforzare la lotta contro i fenomeni corruttivi, e soprattutto a prevenirli. Sono anche relatore ombra sulla nuova Convenzione internazionale contro l’impiego delle tecnologie di informazione e comunicazione a scopi criminali, un fenomeno sempre più in crescita, che vede coinvolte le organizzazioni criminali, e che, data la natura senza confini di queste tecnologie, richiede una forte dimensione internazionale nell’azione di contrasto“.

 

La lotta alla mafia e alla criminalità è da sempre una delle sue battaglie. A livello europeo com’è cambiata la sensibilità sul tema e quali provvedimenti intende portare avanti in Parlamento?

 

Sì, per ragioni personali e professionali, sono da sempre impegnata nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. E ho voluto portare all’interno del Parlamento europeo il contributo della quarantennale esperienza maturata nel nostro paese nel contrasto a questi fenomeni, per la costruzione di una normativa europea contro la criminalità organizzata. E anche grazie al mio impegno costante e alla mia presenza in Parlamento su questi temi, la sensibilità è significativamente mutata. Dieci anni fa si tendeva a considerare il problema come solo italiano, o di pochi altri Stati membri, e a fare un’equazione ‘Italia – e in particolare Sicilia – uguale mafia’. Oggi si è acquisita la consapevolezza che il fenomeno riguarda l’Unione europea nella sua interezza (l’ultima relazione di Europol individua ben 821 reti criminali particolarmente pericolose, tre quarti delle quali attive in più Stati membri, e nessun paese è immune). E quell’equazione ha lasciato il posto ad una diversa, ‘Italia – e in particolare Sicilia – uguale terra di antimafia’“.

Abbiamo, soprattutto negli ultimi cinque anni, adottato importanti provvedimenti a livello europeo per la lotta alla criminalità organizzata, a molti dei quali ho lavorato direttamente come relatore o relatore ombra. Penso alle nuove, e più forti, regole sullo scambio di informazioni tra forze di polizia, al rafforzamento dei mandati di Europol, Eurojust ed Olaf, all’entrata in funzione della Procura europea, al nuovo pacchetto anti-riciclaggio, alla nuova direttiva sulla confisca e il recupero dei beni. Tale corposa normativa europea, e questo è il mio impegno per la nuova legislatura, va ora monitorata nella sua concreta applicazione pratica, e sempre più sviluppata e rafforzata. Allo stesso modo, intendo continuare a garantire sostegno alle agenzie europee del settore giustizia e affari interni, in particolare Europol ed Eurojust, e alla Procura europea, di cui auspico un ampliamento del mandato, per renderla sempre più in grado di fronteggiare adeguatamente quelle organizzazioni criminali che sono le principali responsabili delle frodi al bilancio e ai finanziamenti europei“.

 

Tra i campi in cui ha lavorato c’è quello della giustizia penale. A suo avviso è un sistema che funziona o andrebbero apportate delle modifiche?

 

Anche in questo ambito, si tratta anzitutto di garantire la piena applicazione pratica dei provvedimenti già adottati, e di rafforzarli in vista di una sempre maggiore cooperazione giudiziaria. Questo vale anzitutto per un importante provvedimento di cui sono stata relatore principale nella legislatura 2014-2019, la direttiva sulle garanzie per i minori indagati e imputati nei procedimenti penali, con cui abbiamo posto le basi del giusto processo minorile europeo, prevedendo diritti specifici per favorire il recupero sociale del minore, la riduzione delle recidive e quindi una maggiore sicurezza“.

Un altro aspetto su cui occorre continuare a lavorare è la garanzia dei diritti delle vittime di reato, in particolare dei reati più gravi (un esempio per tutti, il terrorismo). E bisogna, anche qui sull’esempio dell’esperienza italiana, favorire sempre più il coordinamento non solo tra autorità giudiziarie degli Stati membri dell’Ue, ma anche con i paesi terzi, perché fenomeni particolarmente gravi come terrorismo e criminalità organizzata travalicano non solo i confini nazionali, ma anche gli stessi confini europei. Soprattutto, affinché il sistema della giustizia penale, in particolare il pacchetto normativo di contrasto alla criminalità organizzata, possa funzionare ancora meglio, c’è bisogno di introdurre a livello europeo una nuova definizione comune di organizzazione criminale, che rifletta la realtà attuale delle organizzazioni criminali, i loro metodi e soprattutto la loro dimensione economica e vocazione imprenditoriale, sul modello della normativa italiana. Su questo punto insisto da tempo, ed intendo portare avanti questo impegno. E proprio grazie a miei emendamenti, il Parlamento europeo ha già formalmente richiesto l’adozione di questa nuova definizione, una sorta di articolo 416-bis europeo, che armonizzi effettivamente le legislazioni degli Stati membri, per rendere davvero efficace tutta la normativa europea di contrasto alla criminalità organizzata costruita sino a questo momento“.

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