La Regione Siciliana ha dimostrato particolare attenzione al tema delle dipendenze patologiche. Tanti gli interventi sul contrasto al consumo di sostanze stupefacenti, tra cui il crack che, ad oggi, costituisce una grave emergenza nell’Isola.
L’attivazione della prima struttura di accoglienza e gestione delle crisi presso l’Asp di Palermo è stata una prima importante risposta al problema, ma ci vuole anche tanta volontà da parte dei soggetti che vogliono uscire da un tunnel oscuro e catastrofico, perché la terapia da sola e i farmaci, di certo, non bastano.
La dipendenza patologica
L’Oms definisce la dipendenza patologica come “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”.
Tra i sintomi più comuni vi sono:
- una ridotta capacità di controllo all’uso della sostanza;
- una conseguente compromissione del funzionamento sociale;
- l’utilizzo rischioso della sostanza;
- la stessa quantità di sostanza non produrrà più gli effetti desiderati, portando all’aumento della dose;
- presenza di sintomi psicofisici quando si evita di entrare in contatto con la sostanza o si evita di emettere il comportamento problematico.
L’insorgenza delle dipendenze è legata presumibilmente all’interazione sfavorevole di tre ordini di fattori:
- neurobiologici, ossia riconducibili a caratteristiche genetiche, ad anomalie di alcuni circuiti neurali che regolano la motivazione, l’umore, l’inibizione delle risposte e la spinta all’azione. Tali circuiti sono mediati dall’azione di dopamina, serotonina e noradrenalina;
- individuali, cioè legati alle esperienze di vita ed a caratteristiche specifiche di personalità, come la ricerca di sensazioni forti, la propensione al rischio, il desiderio esasperato di successo, la bassa autostima;
- socio-ambientali, cioè relativi alle caratteristiche del contesto familiare, socio culturale ed economico della comunità in cui il soggetto vive, alle abitudini del gruppo di appartenenza, alla presenza o meno di reti di sostegno sociale, ai livelli di tolleranza sociale dei comportamenti di dipendenza, alla loro disponibilità e accessibilità.
L’iter diagnostico e della terapia psicofarmacologica
“La prima parte è sempre la più difficile perché bisogna interrompere un’abitudine consolidata nel tempo. Per alcune sostanze abbiamo dei presidi farmacologici, ma non per gli psico-stimolanti e per questo è importante l’aspetto relazionale e contestuale. Per questo abbiamo creato un centro residenziale”. A spiegarlo è lo psichiatra Giampaolo Spinnato, dirigente dell’Unità Operativa Complessa – Uoc, Dipendenze Patologiche dell’Asp di Palermo.
“Con questi soggetti sono importanti percorsi individuali e gli incontri individuali. Questi sono importanti perché i pazienti si aiutano a vicenda – prosegue -. La cura dalle dipendenze non è mai una cura esclusivamente individuale. Il contesto ha un ruolo importantissimo nello sviluppo di una dipendenza e nel suo mantenimento, quindi la presa in carico non è solo del paziente ma anche della famiglia. Le due cose sono inscindibile. Inoltre è fondamentale il cambio dello stile di vita”.