Il panorama globale dei social media è in trasformazione: Mark Zuckerberg annuncia una svolta radicale su Facebook e Instagram, con più libertà di espressione e meno censura, abbandonando i fact-checker e introducendo le Community Notes.
Una decisione che rappresenta un dirompente punto di rottura rispetto al passato e apre interrogativi sul futuro della gestione dei social media in un mondo sempre più polarizzato e digitalmente connesso.
Un profondo cambiamento che apre un duro scontro politico e normativo con le attuali leggi europee, come il Digital Services Act, e riflette le tensioni e i profondi cambiamenti in corso negli Stati Uniti, dopo la vittoria alle elezioni e il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump e la dirompente ascesa mediatica di Elon Musk, tramite la propria piattaforma X (ex Twitter), al lavoro per ridefinire il futuro delle piattaforme digitali e della società a livello tecnologico,
La svolta “trumpiana” di Zuckerberg: tra pragmatismo, strategia economica e pressioni politiche
Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha annunciato il 7 gennaio in un video pubblico una svolta epocale per Facebook e Instagram.
Negli ultimi anni, Mark Zuckerberg e la sua Meta (ex Facebook) sono stati sinonimo di posizioni progressiste, programmi di inclusione e diversità, e di adesione ai valori dell’Identity Politics.
Dopo anni di critiche per presunte censure e una moderazione centralizzata considerata spesso opaca e politicizzata, Zuckerberg propone un “ritorno alle origini”, con un ribaltamento quasi totale delle politiche interne di Meta.
Dall’abolizione del fact-checking (per ora negli Stati Uniti) e al taglio dei programmi DEI (Diversity, Equity & Inclusion). Con l’obiettivo di rimettere al centro la libertà di espressione, ridisegnando le sue politiche sui contenuti e la moderazione, introducendo strumenti innovativi come le Community Notes e abbandonando, appunto, l’uso dei fact-checker.
L’intervista al podcast di Joe Rogan: le novità tecnologiche per il 2025
In una successiva intervista al podcast di Joe Rogan, uno dei più famosi e seguiti negli Stati Uniti, avvenuta l’11 gennaio, Zuckerberg ha attaccato l’amministrazione Joe Biden per il fact checking imposto durante il periodo del Covid e annunciato ulteriori novità e implementazioni tecnologiche per Meta.
Zuckerberg infatti ha indicato di voler iniziare ad automatizzare i lavori di programmazione per affidarsi sull’intelligenza artificiale già a partire dal 2025.
Lasciando intendere che la nuova tecnologia rivestirà un ruolo fondamentale per il futuro dell’azienda: “probabilmente nel 2025 noi di Meta, così come le altre aziende che stanno lavorando su questo, avremo un’intelligenza artificiale che potrà effettivamente essere una sorta di programmatore di medio livello che saprà scrivere codice”.
Zuckerberg ha anche riconosciuto che “all’inizio il piano potrebbe essere difficile da attuare in quanto costoso da gestire”, ma “col tempo arriveremo al punto in cui molto del codice nelle nostre app e inclusa l’IA che generiamo sarà in realtà sviluppato dall’IA invece che da persone fisiche”.
Secondo Zuckerberg, questo piano “aumenterà” i lavoratori, in quanto la sua opinione è che “le persone del futuro saranno molto più creative e libere di fare cose folli”.
Salvate il soldato “Meta”
Il recente cambio di direzione di Mark Zuckerberg per Meta appare più complesso di un semplice allineamento con la rinnovata amministrazione Trump o di una manovra di marketing politico per ingraziarsi il potere conservatore.
Probabilmente una possibile causa in realtà è che il Ceo di Meta stia cercando di proteggere il suo impero dalle normative sempre più stringenti dell’Unione Europea, come il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA).
Il DSA richiede alle piattaforme misure proattive contro contenuti dannosi e illegali, mentre il DMA impone regole per garantire trasparenza e concorrenza.
Affidarsi agli utenti per la moderazione potrebbe essere visto come insufficiente, esponendo Meta a rischi di sanzioni o restrizioni.
La pressione normativa europea non è una novità per Meta.
Nel 2024, l’Unione Europea ha multato l’azienda per violazioni legate alla protezione dei dati (GDPR) e per pratiche considerate anticoncorrenziali sotto il DMA. Con l’entrata in vigore del DSA nel 2025, la situazione si prospetta ancora più critica: le piattaforme che non rispetteranno gli obblighi di moderazione, trasparenza e responsabilità rischiano sanzioni che possono raggiungere l’8% del fatturato globale.
La decisione di Zuckerberg di eliminare il fact-checking negli Stati Uniti, che molti hanno visto come un’apertura alla retorica trumpiana sulla libertà di espressione, potrebbe invece nascondere una strategia per trasformare gli Stati Uniti in un “rifugio normativo”.
Con meno vincoli rispetto all’Europa, Zuckerberg spera di limitare l’applicazione globale delle leggi europee e di ottenere un maggiore grado di libertà operativa per Meta.
L’allineamento alle nuove “regole del gioco” globale
Se da un lato il cambiamento di rotta di Zuckerberg sembra legato a ragioni strategiche ed economiche, dall’altro non si possono ignorare i segnali di un riavvicinamento ai valori della destra conservatrice americana.
La scelta di eliminare il fact-checking e di chiudere i programmi di diversità, equità e inclusione (DEI) è stata letta da molti come una concessione alla retorica della libertà assoluta d’espressione (espressa e incarnata dalla piattaforma X di Elon Musk) e alla narrazione trumpiana contro il “politicamente corretto”.
Tuttavia, è riduttivo vedere questo cambio di rotta come una semplice adesione ideologica.
Meta, più che cavalcare l’onda politica, sembra voler adattare il proprio modello di business a un contesto geopolitico ed economico in rapidissima evoluzione, dove la nuova polarizzazione culturale e politica unita a un rinnovato protezionismo normativo stanno iniziando a lanciare i primi segnali comunicativi del cambiamento delle “regole del gioco” a livello globale nel breve e medio termine.
Non è un caso che Zuckerberg abbia definito le norme europee una forma di “censura” proprio durante l’intervento al podcast Joe Rogan Experience, invitando l’amministrazione statunitense a difendere l’industria digitale americana dalle interferenze del Vecchio Continente.
Questa presa di posizione, accompagnata dalla sospensione del fact-checking, rappresenta un segnale forte: Meta non intende piegarsi facilmente alle regole europee.
La Commissione Europea, tuttavia, ha risposto con fermezza. Bruxelles spera che il DSA costringa Meta a rivedere la sua politica sulla moderazione dei contenuti, almeno nel territorio europeo.
L’obiettivo dell’Unione è chiaro: evitare che l’azienda aggiri gli obblighi legali offrendo standard diversi per il mercato statunitense e quello europeo.
Nelle ultime 48 ore, il panorama di Meta e del suo fondatore Mark Zuckerberg ha registrato significativi sviluppi che rafforzano la percezione di un cambiamento di rotta profondo, con importanti implicazioni economiche, politiche e sociali.
Zuckerberg e Trump: nuove intese e questioni legali
Secondo un recente articolo del Wall Street Journal, Zuckerberg ha avviato un dialogo diretto con il presidente eletto Donald Trump. Un incontro riservato a Mar-a-Lago ha visto i due discutere della causa legale intentata da Trump contro Facebook, dopo la controversa sospensione del suo account seguita agli eventi del 6 gennaio 2021.
Zuckerberg sembra intenzionato a trovare un compromesso economico per risolvere la questione, nel tentativo di chiudere una vicenda che ha generato aspre divisioni politiche e mediatiche.
Questa mossa, accompagnata dall’annuncio che Meta ospiterà un ricevimento per l’inaugurazione di Trump, segna un riavvicinamento politico e strategico, consolidando l’idea di una svolta conservatrice nell’approccio di Zuckerberg e del suo impero digitale.
Tagli al personale e riorganizzazione interna
Meta ha inoltre comunicato una significativa riduzione della forza lavoro globale, stimata attorno al 5% (circa 3.600 dipendenti). Entro il 10 febbraio, i dipendenti interessati saranno informati e riceveranno pacchetti di buonuscita. La decisione rientra in una strategia più ampia volta a migliorare gli standard di performance aziendali e ad affrontare i casi di “basso rendimento”.
Parallelamente, l’azienda ha eliminato il dipartimento di moderazione dei contenuti negli Stati Uniti e chiuso i programmi di diversità, equità e inclusione (DEI). Queste decisioni, pur rispondendo a un’ottica di riduzione dei costi, vedono riproporre la stessa dinamica e modalità adottata da Elon Musk nell’ottobre 2023 quando ha licenziato 6.500 persone, portando il numero dei dipendenti di Twitter (divenuto poi X) da 8.000 a 1.500. Con una media di 36 licenziamenti al giorno.
La svolta di Zuckerberg: cosa cambierà su Facebook e Instagram?
Negli ultimi anni, piattaforme come Facebook e Instagram sono finite al centro di accuse legate alla censura e a una gestione poco trasparente della moderazione dei contenuti. Le critiche hanno spinto Meta a ridefinire il proprio ruolo, soprattutto a fronte della crescente concorrenza di piattaforme come X (ex Twitter), che sotto la guida di Elon Musk ha adottato un approccio più permissivo.
La risposta di Mark Zuckerberg si può sintetizzare così: agli utenti maggiore autonomia e libertà di espressione.
Le Community Notes
Tra le principali innovazioni c’è l’introduzione delle Community Notes, sul modello di quella realizzata da X di Elon Musk, uno strumento che consente agli utenti di annotare contenuti controversi, spostando così il processo di moderazione dalla piattaforma alla comunità.
Questa scelta riflette la visione di Zuckerberg di democratizzare il controllo sui contenuti e ridurre l’intervento centralizzato.
Tuttavia, la libertà di espressione presenta un equilibrio delicato: Meta si è impegnata a investire in intelligenza artificiale per rimuovere contenuti dannosi, ma il rischio di diffusione di odio e violenza resta significativo.
La selezione dei contenuti nei feed
Un altro elemento centrale della nuova strategia di Meta è la personalizzazione degli algoritmi, che permetterà agli utenti di definire i criteri per la selezione dei contenuti nei loro feed.
Questo approccio mira a eliminare la percezione di una piattaforma paternalistica, offrendo invece un’esperienza più trasparente e autentica.
L’eliminazione dei fact-checker
La decisione più controversa riguarda però l’abbandono del sistema di fact-checking, a lungo criticato per la sua mancanza di imparzialità e per il ruolo percepito di censore. Meta intende ridurre il controllo centralizzato, ma l’eliminazione dei fact-checker solleva preoccupazioni sulla capacità della piattaforma di contrastare fake news e teorie complottiste.
Temi complessi come il cambiamento climatico e la pandemia potrebbero risentire di questa scelta, minando la qualità del dibattito pubblico.
Secondo Zuckerberg, l’obiettivo è creare uno spazio dove gli utenti possano discernere il vero dal falso attraverso il dialogo collettivo. Tuttavia, senza una supervisione adeguata, c’è il rischio che la disinformazione trovi terreno fertile.
La nuova strategia di Meta rappresenta quindi una scommessa su un futuro decentralizzato, ma sarà cruciale trovare un equilibrio tra libertà di espressione e responsabilità.
Il futuro dei social media: il delicato equilibrio tra libertà e regolamentazione
L’annuncio di Zuckerberg rappresenta un punto di svolta non solo per Meta, ma per l’intero ecosistema dei social media.
Da un lato, la scelta di decentralizzare la moderazione e abbandonare i fact-checker potrebbe inaugurare una nuova era di apertura e pluralismo. Dall’altro, resta da vedere come la piattaforma affronterà le problematiche legate alla disinformazione e alla sicurezza, strettamente interconnesse.
La competizione con altre piattaforme, come X e TikTok, è destinata ad accelerare questa evoluzione.
Meta riuscirà a dimostrare di saper bilanciare le esigenze di libertà e responsabilità per mantenere la fiducia degli utenti e il proprio ruolo centrale nel panorama digitale globale?
Sebbene il principio di democratizzazione della moderazione dei contenuti possa apparire positivo, non è privo di rischi. Senza una guida solida, misinformazione, disinformazione e fake news potrebbero non solo proliferare, ma anche orientarsi in base a interessi particolari o faziosi.
In definitiva, il “ritorno alle origini” di Zuckerberg alla libertà di espressione pone un’enorme interrogativo sulla capacità futura di Meta di saper bilanciare la libertà di espressione con la responsabilità sociale, assicurando che i contenuti non diventino veicoli di disinformazione dannosa.
Il futuro di Meta, e in generale delle piattaforme social, dipenderà da come riusciranno a gestire questo delicato equilibrio, rispettando sia le esigenze degli utenti che le normative vigenti.
Zuckerberg, tuttavia, si dimostra fiducioso: “Crediamo nella capacità degli utenti di discernere il vero dal falso attraverso un dialogo aperto e costruttivo”
Mentre Zuckerberg si prepara a implementare questa visione, una cosa è certa: il dibattito sulla libertà di espressione nei social media è destinato a rimanere al centro dell’attenzione globale, in uno scontro politico ed economico senza precedenti.
In questa delicata partita, il futuro dei social media non dipende solo dalle normative o dalla politica, ma dalla stessa capacità tecnologica di aziende come Meta di bilanciare libertà e responsabilità in un mondo sempre più interconnesso ma irrimediabilmente frammentato.
Per Zuckerberg, la competizione con le altre piattaforme è appena iniziata. E noi, cittadini del pianeta, siamo il campo da gioco globale.