La miopia è in aumento, soprattutto tra i più giovani. Anche in Sicilia, oculisti e pediatri registrano un numero crescente di casi tra bambini e adolescenti. A lanciare l’allarme è il primo rapporto dell’Osservatorio sulla vista, presentato in occasione della Giornata mondiale della salute che si è tenuta proprio questo mese. Secondo il rapporto, oggi un italiano su quattro è miope, e si stima che entro il 2050 la metà della popolazione sarà colpita da questo disturbo visivo. Ma a preoccupare non è solo la diffusione, quanto le difficoltà economiche che ostacolano la prevenzione e la cura. Il 45,8% dei miopi rinuncia a cambiare gli occhiali, e il 37,4% salta le visite oculistiche per ragioni economiche.
Ma cosa sta causando questa crescita esponenziale? Noi de ilSicilia.it abbiamo intervistato Egidio Gonzales, Responsabile UOS del Polo oculistico dell’Asp di Palermo per far chiarezza su quelli che sembrano essere numeri in pericoloso aumento.
Le cause: schermi, attività da vicino e meno luce solare
“Ormai questi dati sono di natura mondiale – spiega Gonzales – I bambini iniziano a utilizzare smartphone e tablet già a sei-otto mesi. È un uso precoce che stimola in modo anomalo la visione da vicino e l’accomodazione oculare. Questo comporta uno stress visivo che, su larga scala, ha fatto esplodere i casi di miopia anche in Europa, e quindi anche in Sicilia”.
Secondo l’esperto, se un tempo il fenomeno era legato a fattori genetici con una concentrazione soprattutto nell’Est asiatico, oggi l’ambiente gioca un ruolo fondamentale: “Le nuove generazioni crescono in ambienti chiusi, con poca esposizione alla luce naturale e molte ore di attività ravvicinate. Tutto ciò contribuisce a un aumento della miopizzazione nei soggetti non geneticamente predisposti“.
Lo studio su Linosa: “Nessun caso di miopia tra i giovani”
Un caso emblematico arriva da Linosa, dove l’Asp ha condotto uno studio su una popolazione chiusa: “Abbiamo analizzato ragazzi dai 5 ai 24 anni e non abbiamo riscontrato casi di miopia. Lì studiano spesso all’aperto e alternano la visione da vicino a quella da lontano. Inoltre, probabilmente non c’era familiarità genetica. Quando la genetica non gioca un ruolo, la luce solare e le buone abitudini possono fare davvero la differenza“.
Lo studio di Linosa sarà presto confrontato con un’analisi simile su una popolazione dell’entroterra sardo. “Sono dati che nei congressi scientifici già discutiamo da anni – precisa Gonzales –. La scienza li conferma: La miopia è una conseguenza dell’ambiente, oltre che della genetica“.
L’invito alla prevenzione e l’attenzione alla nuove “mode”
Fondamentale, per il medico, è intervenire presto: “A tre anni va fatta una visita oculistica completa, con cicloplegia (gocce che bloccano l’accomodazione) per valutare in modo oggettivo la refrazione del bambino. In Sicilia questa indicazione è stata inserita nel bilancio di salute pediatrico. Non bisogna aspettare l’età scolare: le miopie gravi vanno corrette subito per rallentarne la progressione”. Sul mercato stanno emergendo nuovi strumenti per rallentare l’evoluzione della miopia, ma Gonzales invita alla prudenza: “Esistono occhiali “DeFocus” e colliri all’atropina a basso dosaggio, ma si tratta di soluzioni ancora in fase sperimentale, con pochi studi solidi su larga scala. Inoltre, i costi sono alti, e spesso la spinta viene più dal mercato che dalla medicina basata sull’evidenza. Noi oculisti restiamo cauti“.
I consigli per i genitori e la mancanza di un’indagine regionale
“Non si può vietare l’uso di smartphone e tablet ormai sarebbe del tutto anacronistico– prosegue Gonzales -, ma servono buone abitudini. Dopo 15-20 minuti di attività da vicino, fate guardare vostro figlio a distanza, anche solo dentro casa. Va interrotta la visione ravvicinata per almeno 5-10 minuti. E soprattutto: fate fare attività all’aperto, alla luce naturale, non solo in palestra. La luce solare stimola la retina e rallenta la miopia nei soggetti non predisposti geneticamente“. E aggiunge: “Purtroppo, con la genetica c’è poco da fare. Se entrambi i genitori sono miopi, è molto probabile che anche il figlio lo diventi. E visto che le persone miopi sono sempre di più, crescerà anche il numero di bambini con questa predisposizione. È la natura che ci adatta. Come abbiamo perso la coda, oggi ci stiamo abituando a vedere soltanto da vicino“.
In Sicilia mancano dati regionali completi, ma le evidenze raccolte negli ambulatori parlano chiaro: “La miopia è aumentata del 30% rispetto alla generazione precedente. Per questo servirebbe una vera indagine epidemiologica regionale, ma in fondo già conosciamo la realtà. Il punto non è più quanto la miopia sia diffusa, ma come fermarla o rallentarla“.