Il consiglio comunale di Geraci Siculo (PA), un paese delle Madonie, ha respinto a maggioranza la proposta di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, già promotrice della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
La maggioranza l’ha bocciata con varie motivazioni tra cui il fatto che Liliana Segre “non avrebbe alcun merito particolare nei confronti della comunità”.
La proposta, che mirava a dare riconoscimento all’impegno della senatrice a vita contro il razzismo, era stata presentata dal gruppo di opposizione “UniAmo Geraci“: «I componenti del gruppo consiliare di maggioranza “Geraci Bene Comune”, infatti, con la piena condivisione politica del Sindaco Luigi Iuppa e di tutta l’Amministrazione Comunale, hanno bocciato la mozione che, quindi, non è passata alla prova dei voti. Incomprensibili e imbarazzanti, in particolare – si legge nella nota di UniAmo Geraci – sono state le contraddizioni in cui sono caduti il presidente del Consiglio, Giuseppe Puleo, e il capogruppo di maggioranza, Gaetano Scialabba, che, nonostante siano stati uniti nella bocciatura della mozione portata all’ordine del giorno, sono stati artefici di interpretazioni diverse e a tratti assurde di un loro documento, depositato agli atti del Consiglio, che pretenderebbe di spiegare le motivazioni del voto contrario.
In estrema sintesi, per quanto emerso dalle dichiarazioni dei vari esponenti della maggioranza e dell’Amministrazione, il valore e l’autorevolezza della signora Segre sarebbero già stati riconosciuti con la sua nomina a Senatrice a vita, ritenendosi, pertanto, immeritevole e fuori luogo il riconoscimento alla stessa anche della cittadinanza onoraria di Geraci Siculo, comunità rispetto alla quale la signora Segre non avrebbe ad oggi acquisito alcun merito particolare. Inoltre, non si riterrebbe giustificata la concessione della cittadinanza onoraria di Geraci Siculo alla sola Senatrice Segre poiché, in tal caso, la stessa dovrebbe concedersi anche a tutti gli altri deportati sopravvissuti per evitare discriminazioni tra essi.