Operazione contro il clan mafioso di Belmonte Mezzagno, nel Palermitano, teatro di recente di due omicidi e di un fallito agguato. I carabinieri del comando provinciale, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito due arresti e due fermi.
In cella è finito nuovamente Salvatore Tumminia, ritenuto il nuovo capo mandamento; avrebbe preso il posto di Salvatore Sciarabba e Filippo Bisconti, entrambi arrestati nel dicembre 2018. Bisconti adesso collabora con la giustizia. Il boss era da poco tornato in libertà, dopo essere stato condannato per associazione mafiosa nell’operazione Perseo dicembre 2008.
Secondo gli investigatori avrebbe assunto il controllo della cosca gestendo il settore delle estorsioni e infiltrandosi nelle istituzioni della città.
LE MANI DI TUMMINIA SUL CORPO FORESTALE
All’interno delle indagini, è inoltre emerso il condizionamento del locale distaccamento del dipartimento Regionale Sviluppo Rurale e Territoriale – ufficio servizio per il territorio di Palermo (dipendente dall’Assessorato Regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea).
Il boss, secondo quanto accertato dagli investigatori, disponeva autonomamente i turni degli operai stagionali e organizzava a piacimento le squadre di lavoro, favorendo i dipendenti a lui vicini.
L’ingerenza sarebbe stata tale che nel paese di Belmonte Mezzagno si sarebbe diffusa la convinzione che l’unico modo per ottenere un contratto stagionale fosse quello di parlarne direttamente con Tumminia, che si faceva vanto delle minacce fatte nei confronti dei dirigenti dell’Ufficio locale non collaborativi.
I carabinieri hanno arrestato Salvatore Francesco Tumminia, 47 anni, indicato come il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno e Giuseppe Benigno, 46 anni, imprenditore.
Mentre, sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere Stefano Casella, di 42 anni, e Antonio Tumminia, di 50 anni.