Secondo gli esperti, che nella fattispecie sono agronomi e botanici del Comune di Palermo e dell’Università, non ci sarebbero alternative all’abbattimento dell’albero di Alianto, simbolo di vita e resilienza cresciuto all’interno della navata nella Chiesa di Santa Maria dello Spasimo a Palermo, altro emblema culturale della città.
E se ci sono privati che costruiscono alloggi ad hoc per proteggere, valorizzandola al contempo, una radice scoperta per caso durante i lavori di restauro – stiamo parlando dell’opera di Massimo Valsecchi e della splendida sala dedicata alla radice della Jacaranda all’interno di Palazzo Butera – questa possibilità sembra essere esclusa per questo “albero del paradiso“, non più in buono stato di salute, secondo gli esperti, e con le “radici che se non si provvederà alla rimozione, potrebbero danneggiare la struttura muraria“, si legge dalla nota emessa dal Comune al termine della riunione, indetta su iniziativa della III Commissione consiliare presieduta dal consigliere Paolo Caracausi.
Tutti gli agronomi e botanici presenti – continua il testo – hanno convenuto infatti che le ulteriori analisi sui campioni di legno sano interessato dalla infezione fanno prevedere un avanzamento rapido del degrado, con sempre maggiori e inevitabili rischi per la stabilità dell’albero.
Anche la Soprintendenza ai Beni Culturali, dopo un sopralluogo, avrebbe accertato che l’Ailanthus presenta un forte deterioramento dei tessuti legnosi e ne ha autorizzato l’abbattimento.
“Ne consegue – ha dichiarato Caracausi – che occorre ripristinare le condizioni di sicurezza del sito mediante la rimozione dell’albero. Ove non si addivenisse ad una rapida decisione, la conseguenza è la chiusura dello Spasimo poiché non è pensabile effettuare mostre, spettacoli e matrimoni civili per cui vi sono continue pressanti richieste“.
A conclusione dell’incontro lo stesso Caracausi ha avanzato la proposta di avviare un concorso di idee con tutte le associazioni ambientaliste per disegnare il giardino sopra le mura dello Spasimo.
Quest’albero, noto anche come “falso sommaco” era stato ‘salvato’ già nel 2013 grazie all’intervento dell’allora assessore Giuseppe Barbera.