“L’emergenza coronavirus ha unito sì il Paese, ma ha anche creato non poche fratture“.
Questo è quanto sottolinea il presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania Alessandro Amaro, che commenta le recenti misure del decreto Cura Italia, che ha lasciato fuori dall’alveo dei bonus economici gli ordini professionali.
Il presidente sottolinea che vi sono diverse categoria penalizzate, “in primis gli architetti, discriminati dal provvedimento in quanto iscritti alla Cassa di previdenza Autonoma (Inarcassa)”. Per la categoria “non lavorare è una perdita economica per tutti i livelli: per un dipendente, per un’impresa o per un libero professionista. Occorrono nuove misure straordinarie di sostegno al reddito anche per tutti quei professionisti già fortemente penalizzati dalle scelte operate dai governi negli ultimi anni. Come verranno compensati i mancati introiti dovuti all’emergenza sanitaria del Covid19?“.
“Nell’ultimo decreto – prosegue Amaro – sembra esserci una distinzione tra lavoratori di serie A e B. Infatti, per la nostra e altre categorie professionali iscritte agli Ordini non sono previste le stesse tutele applicate a dipendenti e imprese. Non è stato previsto nessun ammortizzatore, né per soglia di reddito, né secondo altri criteri. Da diversi anni – spiega il presidente – siamo costretti a stringere i denti e faticare perché la filiera versa nell’immobilismo, paralizzata dal blocco delle opere pubbliche. A fare da contorno, inoltre, una burocrazia che spesso non aiuta e rallenta i tempi dell’avvio o dell’avanzamento lavori“.
“Occorrono – conclude – provvedimenti normativi speciali per avviare i cantieri subito e accelerare il sistema. Per le opere pubbliche ci sono incarichi con soglia inferiore ai 40mila euro che Regione e Comuni possono affidare esternamente ai liberi professionisti, modificando anche le norme per garantire ai RUP maggiore chiarezza e tranquillità nell’operato. Chiediamo inoltre di ridurre le lungaggini burocratiche per far ripartire i cantieri e dare certezza agli investitori privati. Il nostro sguardo vuole andare oltre questo momento di paralisi per pensare a un futuro di ripresa, ponendo sin da subito le basi per una strategia che deve cambiare profondamente il modo attuale di gestire le cose. Un modello nuovo, più sostenibile ed efficace di quello precedente, che non potrà prescindere dalla volontà di dare forte impulso per avviare un profondo cambiamento. La nostra categoria è unita e solidale, e lavorerà con grande impegno e responsabilità per contribuire e costruire un futuro diverso“.