Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di chiarimento del sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, in merito all’articolo pubblicato dal nostro giornale che faceva riferimento a un video promozionale, diffuso dall’amministrazione a fine febbraio.
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Caro Direttore,
sono sorpreso e contrariato dai contenuti di un articolo che riguarda me e Agrigento. Sorpreso perché pubblicato da una seria testata giornalistica, che si fa leggere e apprezzare per le sue inchieste e i suoi approfondimenti. Contrariato perché riporta inesattezze che nuocciono alla comprensione dei fatti. Mi riferisco all’articolo dal titolo “Coronavirus; l’Italia in allerta e il sindaco di Agrigento invitava i turisti”, a firma di Carlo Massimo, in cui l’autore riporta correttamente della pubblicazione di un video, lasciando intendere con una vera e propria alterazione della verità – sia nel titolo che nel corpo del testo – che la pubblicazione fosse in sostanza un invito rivolto ai turisti a visitare la città e la Valle dei Templi. Anzi, si specifica che avrei pubblicato il video sulla mia pagina facebookproprio (testualmente) “… qualche giorno prima che il governatore Musumeci iniziasse ad avere restrizioni anche per tutti i siciliani”. Riporto integralmente il passo dell’articolo in cui si riferisce il motivo per cui lo avrei fatto e le “autorevoli fonti” da cui si è appreso tale contenuto: “Voci di corridoio raccontano che il sindaco aveva preso sottogamba l’emergenza”.
Giusto per fare chiarezza. Il video in questione è stato postato il 28 febbraio 2020, un giorno tristissimo per Agrigento, e soprattutto per gli operatori turistici e culturali. Il 28 febbraio avrebbe dovuto avere inizio la 75^ edizione del Mandorlo in Fiore, una manifestazione internazionale che avrebbe richiamato più di una ventina di gruppi di danzatori, musicisti, cori, bande e relativi accompagnatori da ogni parte del mondo, circa duemila persone, da almeno 27 Paesi, che una folla di persone sarebbe corsa a vedere da ogni parte della Sicilia, assieme a un numero incalcolabile di turisti. Per le giornata conclusiva alla Valle dei Templi, l’8 marzo, sarebbero state certamente non meno di 10 mila persone ed oltre 30 mila in città.
Un riverbero positivo, una boccata d’ossigeno, attesa per un anno intero dai molti operatori e dalle strutture ricettive e di ristorazione, oltreché dall’intero tessuto economico, dai trasporti al commercio.
Torniamo indietro di qualche giorno.
Invero, una volta appreso di una situazione emergente in Italia e in particolare in un Comune della Lombardia, chiedevo immediato incontro al Prefetto Dario Caputo, il quale convocava il 22 febbraio 2020 il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica e insieme si valutavano alcune misure da adottare per impedire eventuali assembramenti. Ritenuto che tutte le manifestazioni anche collaterali richiamano molte persone, su proposta del Servizio di Protezione civile- Settore V, con allarme ritenuto eccessivo dall’opinione pubblica ancora ignara degli effetti che avrebbe avuto l’emergenza, emanavo l’ordinanza sindacale del 24 febbraio 2020 n. 20 avente per oggetto “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid -19 nel territorio comunale di Agrigento”, con cui disponevo la sospensione del 75° Mandorlo in Fiore, del 65° Festival del Folklore, il 20° Festival dei Bambini del Mondo e la 16^ Mezza Maratona della Concordia, nonché tutte le manifestazioni collaterali. Ciò praticamente 24 ore dopo il decreto del Governo nazionale del 23 febbraio che non sospendeva gli assembramenti, ma l’adozione delle zone rosse nei Comuni (in quale caso ancora il solo Comune di Codogno) in cui fosse presente un solo soggetto positivo. Nonostante le critiche ritenni di dover impedire la nascita di focolai e ringrazio ancora il cielo per questo eccesso di cautela.
Per tutte queste ragioni, non sento di dover meritare le critiche totalmente infondate.
Ero consapevole, come lo erano anche gli operatori turistici e culturali, che la sospensione fosse necessaria e inevitabile in termini di tutela della salute pubblica, ma che gli effetti sarebbero stati pesanti. Il video celebrava la bellezza, in sintonia con tanti altri video promossi nel resto d’Italia dalla Val d’Aosta alla Sicilia, con cui si condivideva l’urgenza di salvare almeno la promozione dell’immagine di un Paese, di Città e siti culturali che rappresentano una fetta importante dell’economia italiana. In ciò si voleva incoraggiare tutti gli operatori, le imprese e i lavoratori del settore sostenendo che la bellezza non va in quarantena ed è accessibile attraverso le immagini nel suo patrimonio culturale. Peraltro il post fu ampiamente condiviso da centinaia di utenti, tra cui molti imprenditori del settore che videro in quelle immagini un inno alla speranza in un momento, come detto, di profonda frustrazione per la sospensione della manifestazione.
Successivamente venivano sospesi da associazioni culturali e fondazioni altre iniziative in programma fino ad arrivare al 4 marzo, quando venivano tutte annullate, in attesa di capire quando sarà possibile una ripresa.
Le conclusioni le rimetto a lei, che saprà sicuramente valutare le ragioni del mio risentimento.
Lillo Firetto