La nuova organizzazione delle postazioni del 118 prevista dell’Asp Messina, nell’ambito dell’emergenza Covid-19, sta creando apprensione tra i lavoratori e sulla questione interviene il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche.
“La nota dell’azienda provinciale – spiega la segreteria di Messina del Nursind -, prevede che per evitare che i soccorritori, al rientro in ospedale, possano causare contagi, debbano rimanere distaccati al servizio di emergenza urgenza. A nostro avviso, però, questa situazione rischia di causare problemi al servizio perché si prevede un ricorso massiccio a personale a partita Iva e i nuovi assunti non avrebbero quella formazione e quei requisiti necessari a garantire la massima sicurezza”.
Nel mirino della contestazione è, finito, il sistema di gestione della postazioni 118 provinciali decisa dall’Asp. Secondo il Nursind, “il rischio che il personale spostato sulle ambulanze possa essere contagiato ha spinto l’azienda a disporre che questi lavoratori non tornino in ospedale in questa fase”.
“Questa scelta però – per il sindacato – apre a tutta una serie di interrogativi e preoccupazioni. Intanto le difficoltà dell’Asp a eseguire un semplice tampone ad un numero limitato di professionisti nei giorni passati, non fanno ben sperare in una corretta gestione epidemiologica dei diversi accessi alla postazione. Inoltre non ci sarebbe il tempo per l’adeguata formazione a utile a garantire il rispetto dei criteri e dell’esperienza necessaria alla mansione da svolgere”.
Il sindacato ha chiesto di conoscere “i criteri con cui l’Asp effettuerà una selezione del personale “volontario istituzionale” o a partita Iva in caso di carenza o eccesso di richiesta, vista l’assenza di un formale bando” ed “i riferimenti alla corresponsione delle indennità di area critica e malattie infettive”.
“Non si specifica la garanzia che, al termine dell’emergenza – conclude il Nursind –, il suddetto personale tornerà a prestare la propria attività lavorativa presso l’Unità operativa di origine”.
Infine “la cronica carenza di fornitura dei dispositivi di protezione individuale necessari al personale abitualmente impiegato, non fa ben sperare sul grado di protezione dei nuovi partecipanti richiedendo altresì un cospicuo impegno. Ricordiamo che le stesse misure non sono state adottate per altro personale come gli anestesisti impegnato nei soccorsi. E tiene che “questa disposizione controcorrente e non condivisa, non solo a livello regionale ma neanche all’interno della stessa centrale operativa provinciale, possa causare l’aumento del rischio di eventuali contagi e contestualmente una disparità di trattamento del personale. Per tale ragione chiediamo la revoca in autotutela della nota”.