Il 4 maggio 2020 lo ricorderemo come il giorno in cui, con moltissima cautela, responsabilità e intelligenza, torneremo a una realtà schermata, protetta, sbiadita rispetto a quella a cui eravamo abituati prima del Covid-19. Il nostro articolo procederà in due direzioni: da un lato vi mostrerà come questa data, in anni diversi, abbia segnato il mondo, non sempre in bene, e dall’altro vi racconterà leggende e curiosità sul “Papavero” che, macchia di colore che punteggia i campi, a chi ancora non esce speriamo possa regalare l’immagine di una natura che rinasce alla vita. Siete pronti per questo viaggio senza bussola? Allora, è arrivato il tempo di partire.
Eventi avvenuti il 4 maggio
1930 – Il leader indiano Mahatma Gandhi viene imprigionato dalle truppe di occupazione inglese
1949 – La tragedia di Superga: sulle colline torinesi si schianta l’aereo che trasportava il Torino calcio, nessun superstite
1954 – La tragedia mineraria di Ribolla, Grosseto, che causa 43 vittime. E’ la più grave avvenuta in italia
1959 – Vengono annunciati i primi Grammy Award
1961 – I Freedom Riders, Movimento americano per i diritti civili, iniziano un viaggio in autobus verso sud
1979 – Margaret Thatcher diventa la prima donna a essere nominata Primo ministro del Regno Unito
1980 – Emanuele Basile, Ufficiale dei Carabinieri, di rientro dalla festa del Santissimo Crocifisso a Monreale con la moglie e la piccola figlia, viene ucciso da tre sicari di Cosa Nostra e muore da eroe, facendo da scudo bimba che era in braccio a lui
1990 – Firma a Groote Schuur (Città del Capo) del Groote Schuur Minute, tra Nelson Mandela del Congresso Nazionale Africano (ANC) e Frederik Willem de Klerk, l’allora Presidente del Sudafrica, nonché capo del National Party. Il documento segna di fatto l’inizio dei negoziati che porteranno alla fine dell’Apartheid in Sudafrica.
1994 – Il Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader dell’OLP Yasser Arafat firmano un accordo di pace, che garantisce l’autogoverno alla Cisgiordania.
2000 – Il virus informatico ILoveYou colpisce milioni di computer in tutto il mondo
2020 – Inizia la Fase 2 per l’Italia
Lo scrittore britannico John Ruskin scriveva da Roma: “Io ho nelle mie mani un piccolo papavero rosso raccolto domenica al Palazzo dei Cesari. E’ un fiore intensamente semplice, intensamente floreale. Tutto seta e fuoco, un calice scarlatto tagliato perfettamente tutt’intorno, si vede da lontano in mezzo alle erbe selvatiche come un carbone ardente caduto dagli altari del cielo. Non è possibile immaginare un tipo di fiore più completo, più genuino e assolutamente puro; dentro e fuori tutto fiore. Nessuna limitazione di colore dappertutto, nessuna esteriore volgarità, nessun segreto interiore; aperto al sole che l’ha creato, finemente rifinito sopra e sotto, fin giù al più ampio estremo punto di innesto”.
Leggende sul Papavero
Sul papavero aleggiano tantissime leggende: una di questa, che lo associa al potere, ha per protagonista Tarquinio il Superbo che, un giorno, per mostrare al figlio il metodo più sicuro per impossessarsi di Gabi, in lingua latina Gabii, cittadina posta sulla via che collegava Roma e Praeneste, l’attuale Palestrina, fece abbattere con un bastone i papaveri più alti del suo giardino spiegandogli, con un immagine simbolica, che si dovevano eliminare prima di tutto i cittadini più autorevoli o potenti. Infatti, nel linguaggio comune, a tal proposito si usa: “Gli alti papaveri della politica” oppure: “E’ stato qualche grosso papavero a procurargli quella carica”.
Secondo gli antichi greci il papavero era il simbolo dell’oblio e del sonno, tanto che, nella mitologia, Morfeo, il dio dei sogni, era rappresentato con un mazzo di papaveri fra le mani.
Altra leggenda vede Proserpina, frutto dell’amore di Giove e Cerere, che, mentre nel mese di giugno coglieva fiori in un rigoglioso prato siciliano, viene rapita da Plutone, dio degli inferi, che la vuole come sua sposa. La madre disperata, saputo che la figlia avrebbe trascorso il resto dell’esistenza nel mondo sotterraneo, corse a chiedere aiuto a Giove che, invece di aiutare la consorte, incoraggiò quella unione che avrebbe reso Proserpina regina. Demetra in preda al dolore decise, allora, di non occuparsi più della Terra e fu solo questo a convincere l’arido consorte e padre, a imporre a Plutone di lasciar tornare la figlia per almeno sei mesi all’anno. Si narra che quando la fanciulla ritorna sulla terra sboccino i papaveri che, con il loro colore rosso, ricordano alla dea la passione dello sposo che l’aspetta negli inferi.
Curiosità sui Papaveri
Nel mondo anglosassone si usa appuntare un papavero di stoffa all’occhiello per commemorare le vittime dei campi di battaglia macchiati di rosso della Prima e della Seconda guerra mondiale, esattamente con due minuti di silenzio, uno per ogni guerra, all’undicesima ora dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, chiamato Remembrance Day o Poppy Day, dal nome inglese di papavero, quando l’armistizio, che segnò la fine della Prima guerra mondiale, divenne effettivo sul fronte occidentale.
Un tempo il suo petalo veniva usato come prova di fedeltà e posto sul palmo della mano, colpito da un pugno, doveva produrre uno schiocco a dimostrazione che l’innamorato era fedele.
Offerti a una amica, appena lasciata dal fidanzato dopo una storia importante, la spronerebbero a reagire.
Arrivato dalla Mesopotamia, in base ai colori ha un significato ben definito:
il papavero bianco indica consolazione;
il papavero giallo indica successo;
il papavero rosa indica serenità;
il papavero rosso è il simbolo dell’oblio.
Analizzando la sua etimologia, invece, “Papaver” è composto dalla radice “Papa” che, derivando dalla lingua celtica in cui significa ”pappa”, allude a una pratica antica in cui si mescolava il succo del papavero rosso alla pappa dei bambini, per indurre il sonno.
In campagna, allo stesso scopo, si usava fare delle tisane con i petali oppure pappe con i semi di papavero. Questa proprietà la conosceva bene anche Ercole che ne dà una manciata a Cerbero per addormentarlo e riportarlo nell’Ade.
In altri paesi con i semi si aromatizzano, ancora oggi, pane, focacce e biscotti anche con intenti augurali di fertilità e di buona sorte, tanti semi, tanti soldi.
Il Papavero nell’Arte
I macchiaioli e gli impressionisti lo hanno ritratto, facendone emergere la sua peculiarità, quel bel colore rosso legato a Eros e Thanatos, ma, facendo un piccolo volo pindarico, approdiamo a “La Storia di Piero” di Fabrizio De Andrè in cui l’ultima strofa recita: «dormi sepolto in un campo di grano − non è la rosa non è il tulipano − che ti fan veglia dall’ombra dei fossi − ma sono mille papaveri rossi».
Da Faber a Claude Monet che, nel quadro “Coquelicots”, Papaveri, del 1873, incanta con l’ambientazione all’aperto e quel colore steso “a macchie”, uno dei canoni della pittura “impressionista”, descrivendo una passeggiata in mezzo ai campi della moglie Camille e del figlio Jean che vengono ritratti due volte: l’artista è come se volesse rappresentare momenti diversi del movimento dei personaggi, come due inquadrature dello stesso film. La tela, prodotta nella campagna di Argenteuil, ci fa sentire il vento tra i capelli, immersi nel verde cangiante dell’erba e del vermiglio di questi straordinari fiori. Come ha scritto qualcuno, d’altronde: “Nessuno può derubare ai papaveri il loro colore e nessuno può derubare al cuore le sue emozioni”.
All’inizio del nostro racconto, l’evasione aveva solo parole e immaginazione, alla fine, invece, con Monet ha preso forma e colore.