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Il COVID-19 ha messo in ginocchio diversi settori dell’economia, anche in Sicilia dove i numeri dei contagi – almeno fino ad adesso – non hanno fatto registrare impennate come in altre regioni d’Italia e del mondo. Non fanno eccezione le cooperative, che hanno dovuto affrontare il lockdown e che si sono trovate in forte crisi di liquidità, tanto che circa una su tre rischia di non aprire più i battenti, mentre un altro terzo si rivolge alle associazioni di categoria per trovare una risposta sul proprio futuro.
“Il lockdown ha determinato un effetto disastroso sull’economia – afferma il presidente regionale di Confcooperative Gaetano Mancini – In Sicilia non lo abbiamo avuto il disastro sul versante sanitario, ma lo abbiamo avuto e lo avremo su quello economico. In questo momento, su circa 2200 associate, stiamo assistendo direttamente circa 700 imprese che hanno problemi di accesso al credito e liquidità“.
In questo quadro a tinte fosche, un raggio di luce è rappresentato dal lavoro dell’Ircac: “Devo fare i complimenti a chi gestisce l’istituto – afferma Mancini –, perché si è riusciti a fare tutto quello che si doveva fare. C’è bisogno che la macchina burocratica la metta nelle condizioni di operare in modo ottimale. Ci aspettiamo che avvenga molto presto. Il presidente Musumeci ha assunto un impegno importante, quello di riuscire, nel volgere di poche settimane, a mettere l’ircac nelle condizioni di essere operativo in attesa che venga anche l’Irca”. Per affrontare la crisi in corso e che potrebbe avere una recrudescenza da settembre, secondo Mancini “bisogna garantire celerità nell’effettiva trasmissione delle risorse finanziarie alle imprese. Sappiamo che nella prima fase il passaggio dalle banche non è stato agevole. Le risorse messe in campo non sono arrivate immediatamente alle imprese, e questo continua a essere un problema effettivo“.
Mancini ha le idee chiare su cosa serva al sistema della cooperazione in Sicilia: “Il problema vero è la liquidità a tutti i livelli: noi stiamo vedendo tante piccole realtà che non riescono ad aprire, a ripartire, e un’iniezione di liquidità sarebbe fondamentale in questa fase. Poi i momenti di crisi servono anche a ripensare complessivamente il sistema. Ci deve essere necessariamente un adeguamento della macchina amministrativa. Credo che il presidente Musumeci – prosegue il presidente di Concoperative in Sicilia – abbia colto nel segno quando ha individuato in un vincolo l’apparato burocratico. Non voglio generalizzare, perché ci sono burocrati che fanno molto bene il loro lavoro, ma ha ragione il Presidente della Regione sul fatto che la macchina amministrativa nel suo complesso ha bisogno di una spinta. Spero che Musumeci agisca di conseguenza: bisogna dare una effettiva risposta a lungaggini burocratiche che sono disarmanti“.