Ogni anno è sempre la stessa storia. I roghi dominano le albe e i tramonti delle estati siciliane.
L’emergenza incendi “costa” alla Sicilia migliaia di ettari di macchia mediterranea e di boschi, che finiscono per distruggere l’habitat di diverse specie animali. Inoltre i roghi, spesso, mettono a rischio la vita di migliaia di residenti.
Un problema a cui non sembra esserci soluzione, nonostante gli enormi sforzi messi in campo ogni anno.
Forestali, Vigili del Fuoco e perfino la Protezione Civile si ritrovano quasi sempre ad inseguire le fiamme, inermi di fronte a piromani che spadroneggiano in riserve naturali e terreni privati.
Non c’è allerta rossa che tenga: i nostri territori continuano a bruciare senza soluzione di continuità, con un impatto ambientale nocivo per tutti.
MA IL CONTROLLO DEL TERRITORIO?
Sono tanti gli esempi che si possono fare. Altofonte difatti è solo l’ultimo di una serie di casi che, particolarmente quest’anno, hanno quasi messo a rischio anche la vita dei residenti, con le fiamme che si propagavano e lambivano le case. A titolo di esempio citiamo i recenti casi di Petralia e di Ciaculli, ma il numero di incendi è stato talmente elevato da non potere entrare all’interno di un solo articolo.
Ma cosa manca quindi per contrastare uno dei fenomeni più gravosi per la nostra Isola? La risposta è quanto semplice tanto banale: il controllo del territorio. Telecamere, droni, utilizzo delle tecniche di prevenzione all’interno delle aree interinali, come ad esempio le linee tagliafuoco. Cose che sembrano elementari, ma che in Sicilia puntualmente finiscono puntualmente per mancare.
Per non parlare dei rifiuti abbandonati nelle trazzere su cui i Comuni, spesso, non applicano controlli e pulizie di rito. Le zone demaniali finiscono quasi sempre per essere di interesse secondario.
Nonostante il periodo di lockdown, i mezzi regionali e degli enti locali sono rimasti fermi, lasciando che l’erba crescesse e creasse i presupposti per assistere alla solita tragedia annunciata. In fin dei conti, però, i punti in cui il fuoco brucia ogni anno in Sicilia sono più o meno gli stessi: i polmoni verdi dell’Isola che puntualmente vengono presi di mira.
PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE
Allora non sarebbe meglio prevenire che curare? Ma nell’Isola vige l’abbandono del destino. Una speculazione che colpisce le microeconomie delle località che di certo non favorisce il rimboschimento, ma solo il dissesto idrogeologico
I piromani si divertono a fare il bello e il cattivo tempo nel silenzio delle istituzioni, i cui esponenti si limitano, ogni volta, a sterili proclami che finiscono in un nulla di fatto. A pagare il conto sono solo i siciliani e una meravigliosa terra chiamata Sicilia. Nel 2020 è davvero inaccettabile assistere a scempi del genere.
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