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L'”Ultimo tango” de La Scelta, Del Forno: “La fine di un amore nella delicatezza delle sonorità argentine”

martedì 10 Novembre 2020

“Ultimo Tango” è il nuovo singolo de La Scelta, scritto da Mattia Del Forno (testo) e La Scelta (musica), produzione e edizioni Coffee Records Label. Un brano dall’arrangiamento minimale, dal sapore pop e con sonorità del tango argentino che non è solo un ballo, ma una vera e propria comunicazione corporea fra uomo e donna con un linguaggio fatto di intesa e complicità.

Il brano descrive la fine di un amore che, in fondo, è come un “Ultimo Tango”: un’unicità che viene a mancare nel momento stesso dell’addio.  È un pezzo fuori dal tempo, raffinato e delicato, per una band che non è solo una band, ma una famiglia artistica.

La Scelta è composta da Mattia Del Forno (voce, keyboards, piano), Emiliano Mangia (chitarre), Francesco Caprara (batteria), Marco Pistone (basso).

Fedeli al loro concetto di musica, fatta di contaminazioni e di un viaggio ideale attraverso il tempo, La Scelta ha un ragguardevole percorso cantautoriale che li ha visti sul palcoscenico del Festival di Sanremo, secondi classificati nella categoria Giovani con il brano “Il nostro tempo” (2008), vincitori del Premio AFI, in tour con Ron, in oltre 100 concerti in Italia e all’estero e autori per lo stesso Ron del brano “L’Ottava Meraviglia” alla 67ma edizione del Festival di Sanremo. Nel 2019 è uscito il singolo Ho guardato il cielo che ha sancito, con il connubio di musica e cinema, la collaborazione con l’attore Mirko Frezza che ne ha diretto il videoclip con un cast d’eccezione tra cui Marco Giallini, Claudia Gerini, Francesco Montanari e altri grandi nomi.

Per i nostri lettori abbiamo intervistato Mattia Del Forno, voce e front man della band.

“Ultimo tango” è la storia di un addio, la fine di un amore è sempre struggente perché ci si misura con la perdita dei sentimenti, ma anche del corpo dell’altro e del nostro in relazione all’amato/a. Il tango è sensualità per eccellenza e si presta agli addii…

Il tango di per sé è passionale e si nutre di atmosfere nostalgiche e malinconiche e risponde all’esigenza di colmare un vuoto lasciato dall’abbandono. C’è tutto un filone storico su questo, tra fine ‘800 e inizi del ‘900 in una zona al confine tra l’Uruguay e l’Argentina ci fu un grande flusso migratorio e milioni di persone, tra cui europei e tantissimi italiani, si ritrovarono a convivere assieme, tra la caducità e la rinascita esistenziale.  È tutto collegato al brano che, come hai detto tu, è una canzone che parla di un addio, insomma è un cerchio che si chiude. La forza del tango evoca in maniera ineluttabile la magia di corpi che si sfiorano, anche per non toccarsi mai più.

C’è una sempre una ricercatezza storica nei tuoi testi e nella vostra musica, la si annusa ad occhi chiusi, con delicatezza. Ma Mattia, secondo te, è più semplice innamorarsi o accettare la fine di un amore?

È più semplice innamorarsi e cantare l’amore che l’abbandono, anche se gli spunti emozionali più intensi nascono sempre dai momenti più difficili. Personalmente, scrivendo soprattutto testi, qualcosa mi arriva dall’esterno, dai racconti…io amo molto ascoltare storie e trasformarle in musica, visualizzandole proprio come un film, fotogramma dopo fotogramma. Però c’è un altro lato che arriva dall’interno, dalle mie esperienze, dalle mie vicende personali. Mi nutro di sentimenti ed empatia.

Per il vostro video avete scelto due bambini che danzano il tango in un anfiteatro scevro da orpelli. Uno sguardo innocente sul mondo. I più piccoli sono liberi dalla malinconia adulta, hanno ancora tutto da costruire…

I bambini sono la nostra parte più pura, la nostra parte di anima che non è inquinata da tutto ciò che la vita ti impone crescendo. Simboleggiano il ricordo più spensierato dell’innamoramento che non c’è più e che manca. Noi adulti siamo sempre nostalgici della nostra parte più spensierata, se vivessimo le nostre giornate con la testa di un bambino saremmo di certo persone migliori, più curiosi, non ci lasceremmo andare al cinismo e alla non-ricerca delle cose. Tra l’altro i due bimbi del video sono i miei due nipotini, la mamma è una ballerina di tango molto importante in Argentina. Hanno sempre ballato il tango fin dai primi passi. Ecco il tango è soprattutto una cultura che si trasmette e che rapisce. Vado fiero di questo video che tra l’altro abbiamo autoprodotto. Abbiamo scelto un teatro della periferia di Roma, anche questo non è un caso. L’assenza di fronzoli è un tentativo gentile di ritorno all’essenza, alla purezza.

La Scelta è anche una famiglia, avete restaurato una fattoria in campagna che immagino come una sorta di comune degli anni ’70 creativa e affascinate e dove vi ritrovate per lavorare e progettare. Quanto lavoro emotivo e di sartoria sta dietro la vostra musica?

Viviamo questo nostro ambiente, che è una vecchia fattoria di inizi ‘900, un po’ come si faceva negli anni’70. Ecco abbiamo ancora una concezione vintage sia del modo di creare le canzoni e registrare che dell’attitudine di avere e fare comunità. Una factory, dove tantissimi artisti anche di periferia attingono da questa realtà. Non solo musicisti, ma artisti, fotografi che ritrovano in quello spazio la voglia di esserci e di fare. Inoltre abbiamo creato una nostra etichetta la “Coffe records Label” che permette di vivere in piena libertà la propria arte, la propria musica in un periodo in cui è tutto molto incasellato. Andiamo contro corrente, cercando di far conoscere a più persone possibili la nostra etica e la nostra band che rappresenta un credo, un’entità forte. Una visione vintage, d’altri tempi proprio perché c’è bisogno di ritrovare la sincerità nell’arte.

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