“Chiedo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al presidente della Regione Nello Musumeci la dichiarazione dello stato di calamità per quanto sta avvenendo a Lampedusa, dove le imbarcazioni utilizzate dai migranti, mai rimosse dal porto dell’isola dalle Autorità preposte, a causa di una nuova mareggiata continuano a provocare gravi danni all’ambiente e alle infrastrutture portuali, e mettono a rischio gli stessi operatori dei vigili del fuoco, della Guardia di finanza e della Guardia costiera intervenuti per limitare le conseguenze“. Lo dice Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa che in passato ha più volte denunciato questa situazione e che nei giorni scorsi ha predisposto un’ordinanza sindacale per permettere all’Amministrazione comunale un intervento diretto per la rimozione e lo smaltimento delle imbarcazioni.
“Con il forte vento di Libeccio di questi giorni le imbarcazioni ‘abbandonate’ al molo Favaloro diventano ‘ingestibili’ – spiega il primo cittadino –. Affondano in tutto o in parte, alcune vanno alla deriva disperdendo in mare rottami inquinanti e carburante. Sono stato costretto a firmare l’ordinanza sindacale alla luce dei ritardi e dei mancati interventi da parte della Autorità preposte, Agenzia delle Dogane e ministero dell’Ambiente. Ma il Comune ha, comunque, mezzi limitati, non è semplice tirare in secco imbarcazioni o barconi di grandi dimensioni e poi demolirli nel rispetto delle normative vigenti. Nel frattempo servono interventi particolari e immediati per ripulire le acque, le coste e i fondali: da soli non ce la facciamo. Chiedo al presidente Conte e al presidente Musumeci di dichiarare lo stato di calamità – conclude Martello -: è l’unico modo per evitare che questo disastro ambientale comprometta il nostro mare e le nostre bellezze naturali“.