«La musica ed il canto aiutano ad uscire dalle bruttezze che ci circondano e a volare metaforicamente nell’azzurro del cielo» (Roberto Carlotto già Dik Dik alias Hunka Munka)
“Senza Luce” Roberto Carlotto già DIK DIK
Ciao Roberto, benvenuto e grazie per avere accettato il nostro invito. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale artista, cosa racconteresti di te?
Un grazie a Te e ai tuoi lettori. Racconterei un episodio simpatico rivolto a mio nonno che mi fece fare i primi passi musicali, grazie alle “scale”, secondo lui importanti, per iniziare quello che sarà poi il mio percorso artistico. Difatti ho tentato di salire e scendere le scale di corsa, ma mio nonno, un po’ contrariato e rosso in viso, mi indicava il pentagramma. Lui, innamorato del Corno Inglese e dell’Oboe, si dilettava a dirigere un piccolo gruppo sinfonico. Da ciò si evince che nel mio DNA c’era già una predisposizione alla musica.
…chi è invece Roberto nella vita quotidiana, quando non sei in sala di incisione o sul palco per i tuoi concerti?
Sono un appassionato di auto d’epoca. Mi diletto a ripararle o almeno ci provo! Passione trasmessa da mio padre: Lui era un vero gentleman driver, un puro collezionista. Che tormento! Altro mio interesse sono gli aerei e ancora qualche volta volo con amici aviatori per ricordarmi del mio brevetto di pilota.
Qual è la tua ultima produzione artistica? Ci parli del tuo ultimo lavoro?
I miei ultimi lavori sono: Un nuovo CD dal titolo “Ho preso a schiaffi il mio cuore”. Di cui tre brani the words sono di Anna Maria Esposito e: “Stella Bianca”, dedicato al libro “Le rivelazioni della Stella Bianca”, “Meteo Bollettino”, relativo al “Bollettino Meteo ai naviganti in rete”, scritti di Flaviana Pier Elena Fusi. “Ho preso a schiaffi il mio cuore”. Prossima uscita “Da un’avversità nasce un’opportunità”, ispirato al librosaggio con l’omonimo titolo, di cui sono anch’io autore, pubblicato recentemente da Biblios Edizioni di Milano. Ancora un CD, dal titolo “Amazzone”, una raccolta di poesie della caleidoscopica Anna Maria Esposito da me musicate. E dulcis in fundo a marzo 2021, Covid 19 permettendo, il ritorno di Hunka Munka, mio pseudonimo con un vinile progressive, in collaborazione con Joey Mauro, dal titolo “Foreste Interstellari”.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare pubblicamente per questa tua opera musicale? Se sì, chi sono queste persone e perché ti senti il dovere di ringraziarle pubblicamente?
Per Quanto riguarda i miei ultimi lavori, ringrazio il mio editore svizzero Gianluca De Lorenzi, oltre ad una giornalista che mi incita sempre a mettermi in gioco. Non faccio nomi. A.M.E. Ringrazio queste persone perché ritengo che siano altamente professionali e di elevato spessore culturale.
Come è nata la tua passione per l’arte, per la musica, per il canto? Quale il tuo percorso professionale e artistico che hai seguito?
Mio nonno mi portava nel suo regno musicale e mi faceva sedere in un angolo. Io ascoltavo con interesse e guardavo tutti i movimenti dei singoli componenti ed ero affascinato. Poi di nascosto, tentavo, con le dita della mia piccola età, circa tre anni, di strimpellare su un vecchio pianoforte. Ascoltando la radio ed il grammofono del mitico nonno, imitavo i suoni e le voci degli artisti di allora. Grazie alle lezioni del mio avo, a cinque anni ho vinto alcuni saggi di pianoforte e fisarmonica. In una di queste occasioni, Radio 3 venne ad intervistarmi. Ho frequentato per otto anni un liceo musicale a Varese, un distaccamento del Conservatorio di Milano, in questa sede ho vinto diversi premi dei saggi obbligatori, tenutisi a fine anno. Nell’era fantastica degli anni Cinquanta, esattamente nel 1958, a 15 anni, ho iniziato a far parte di alcuni gruppi italiani, come tastierista e voce. Mio padre, appassionato di musica, mi accompagnava nelle mie varie esibizioni. Lo ringrazio per la concretizzazione dei miei ricatti morali, che si traducevano in costose tastiere, come regali per le mie riuscite performances. Mio fratello Adriano, invece, oltre che a farmi da impresario, si dilettava alla batteria, in uno dei miei primi gruppi, ma, purtroppo per Lui, doveva arrangiarsi da solo. Il mio vero percorso artistico inizia negli anni Sessanta, con gruppi italiani tra i più gettonati, per poi passare con importanti gruppi svizzeri storici ed infine approdare nell’olimpo musicale inglese. Vorrei ricordare alcuni artisti con cui ho lavorato: “I Cinque Amici”, “I Big 66”, “I Cuccioli”. Poi gli svizzeri “Underground”, divenuti poi “Toad, “Night Birdis” “Les Sauterelles. Durante alcune mie esibizioni ho conosciuto, gli Amazing Blondel, un duo inglese, e, tramite loro, ho avuto la possibilità di esibirmi al famoso locale londinese Marquee e da lì ingaggiato come solista e apripista a vari gruppi inglesi, quali “Colosseum”, “Uriah Heep” e “Jes” a Milano. Chiusa parentesi inglese, ritorno in Italia con “Anonima Sound” di Ivan Graziani. Ai più sono noto con lo pseudonimo Hunka Munka, soprannominato anche “Uomo Polipo”, sia per le monumentali tastiere, sia per le difficili manovre nell’usarle. Molto apprezzato il mio vinile progressive, “Dedicato a Giovanna G.”, tuttora in circolazione. Nel mio percorso artistico sono stato prodotto da diverse etichette discografiche. Negli anni 70 sono stato scritturato nel gruppo dei “Dik Dik” come titolato. In seguito mi sono esibito con un duo “Carlotto e Cucciolo già Dik Dik”. Da ricordare i miei concerti con un gruppo internazionale Analogy, che han dato vita ad un CD e ad un vinile “Konzert”, iniziati con un live a Lamezia Terme e mixati a Londra. Continuo ad esibirmi con il mio nome di battaglia Hunka Munka con un mio gruppo. Questa è solo una parte della mia carriera artistica.
Come definiresti il tuo linguaggio musicale? C’è qualche artista al quale t’ispiri?
Io mi definisco Classico-Rock-Progressive. Amo la grande orchestra e i Beatles.
Quali sono secondo te le qualità, i talenti, le abilità che deve possedere un artista per essere definito tale? Chi è “Artista” oggi secondo te?
Conta molto l’istinto. Poi senza dubbio la consapevolezza di adoperare mezzi idonei, licei musicali, conservatori e quanto più per affinare e capire la propria tendenza artistica. L’artista, secondo me, pensa, scrive e fa musica in solitudine, senza aiuti esterni. Naturalmente sbagliando e magari avendo tantissime critiche. Così sono io.
«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?
Se prendo un impegno lo porto a termine, con determinazione, anche se ho imparato che una buona dose di fortuna non guasta.
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la nostra città, c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea tecnologica e social? E se sì, a cosa serve oggi l’arte, e in particolare l’arte della musica e del canto, secondo te?
La musica ed il canto aiutano ad uscire dalle bruttezze che ci circondano e a volare metaforicamente nell’azzurro del cielo.
«Ci sono due tipi di musica: la buona musica e tutto il resto» (Duke Ellington). Rimanendo nelle parole di questo grandissimo artista americano, tu cosa ne pensi in proposito? Come si fa oggi, nel Ventunesimo secolo, a caprie cosa è “buona musica” e cosa è “tutto il resto”, ovvero pessima musica, come dice Duke Ellington?
Penso sempre all’impegno impagabile di artisti che con delle note musicali hanno dato vita ad emozioni. Dunque se la musica non fa vibrare rimane “tutto il resto”.
«Non sono un politico, sono un musicista. Mi interessa dare alle persone un posto dove possono andare a divertirsi e ricominciare a vivere. All’uomo devi dare lo spirito, e quando gli dai lo spirito, hai fatto tutto». (Luciano Pavarotti, 1998). Cosa pensi di queste parole del Grande Maestro? Cosa pensi di dare tu al tuo pubblico quando canti e ti esibisci?
In una mia performance io cerco di dare un po’ di serenità a chi mi ascolta. Mi è capitato di occuparmi di “Musicoterapia” e, forse per un attimo, sono riuscito a far uscire dal limbo della vita il mio pubblico. Vorrei raccontare un aneddoto legato ad un mio concerto tenutosi presso un ospedale oncologico. Mentre cantavo “L’Isola di Wight” insieme a medici e pazienti, un uomo disperato portò sua moglie, ammalata terminale, nella sala, per farle ascoltare quella che forse sarebbe stata la sua ultima canzone. Nessuno avrebbe scommesso in una sua reazione, ma a dispetto di tutti il miracolo avvenne. Infatti la signora protese in alto le braccia muovendole e seguendo il ritmo della musica, generando un gran sgomento.
«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi ed., 1996, Torino). Cosa pensi di questa frase di Robert Musil? Cos’è l’amore per te e come secondo te è vissuto oggi l’amore nella nostra società contemporanea e tecnologica?
Un amore senza ideali procura un vuoto profondo. In una società in continua trasformazione anche l’amore assume diversi aspetti. Ai posteri l’ardua sentenza.
Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita artistica e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?
Senza dubbi i miei genitori. Impagabili complici delle mie attitudini ed il mio proseguo verso un cammino insperato.
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.
Hermann Hesse: “L’arte dell’ozio”; “Siddharta”; “Il gioco delle perle di vetro”. Gli scritti di Hermann Hesse ci fanno capire che l ‘insoddisfazione non è per forza negativa, a volte è dettata da una sensazione interiore, da un bisogno viscerale di conoscenza, di esplorazione dell’animo umano. La vita non è fatta di soli beni materiali.
Se dovessi consigliare tre film da vedere assolutamente? Quali e perché proprio questi?
“I quattro cavalieri dell’Apocalisse; “Ghost”; ”Lauda ed Hunt”. Questi film mettono in evidenza i valori reali e contradditori della vita
Una domanda difficile Roberto: perché i nostri lettori dovrebbero comprare le tue opere, e in particolare il tuo ultimo disco? Prova a incuriosirli perché vadano nei portali online o vadano nei negozi di dischi per comprare le tue opere musicali.
Nel 1971 il mio vinile ha suscitato perplessità ed interesse per la copertina a forma di WC, dove la tavoletta si apriva tipo libro e veniva fuori una mia foto sotto il Pirellone di Milano. Comunque, che dire, una copertina da interpretare. Non a caso, l’autore fu premiato per l’originalità della grafica. Il vinile, che uscirà a Marzo 2021, sarà costellato da Avatar in Foreste Interstellari, si spera la stessa risonanza.
Quali sono i tuoi progetti futuri che vuoi condividere con noi?
A Marzo 2021, Covid 19 permettendo, l’uscita di un vinile dal titolo “Foreste Interstellari” e un contratto da definire per alcuni concerti per il 2021.
Un sogno nel cassetto che vuoi si realizzasse, qual è? Ti senti di confessarlo ai nostri lettori?
Ritornare ai miei vecchi e attuali amor “Auto d’epoca e aerei”.
Dove potremo seguirti? In quali pagine social o se hai un calendario di concerti online, considerato il Covid-19, già in programma.
Potrete seguirmi sul mio profilo Facebook, inoltre molti miei lavori li troverete su YouTube. Basta cercare Roberto Carlotto già Dik Dik alias Hunka Munka.
I Dik Dik – Senza Luce (1967)
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai lettori di questa intervista?
La mia vita è stata un altelenarsi di fortuna e grande impegno. Auguro a tutti voi la mia stessa esperienza. Ringrazio te Andrea e tutti i tuoi lettori. Un abbraccio vero e senza pregiudizi da Roby Carlotto
Roberto Carlotto
https://www.facebook.com/roberto.carlotto.1
[FULL ALBUM] dedicato a Giovanna G. – Hunka Munka
Andrea Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/