Guarda in alto il video della conferenza stampa del sindaco Orlando
Si chiude un capitolo lungo circa 20 anni dedicato al campo rom del Parco della Favorita, proprio questa mattina le ultime famiglie, 13 in totale, sono state accompagnate in alcuni hotel per trascorrere 26 giorni, per poi procedere con un piano individuale per il loro inserimento nel tessuto sociale ed economico cittadino.
Un provvedimento, salutato dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando come un successo della propria amministrazione: “Il processo di sgombero del campo Rom della Favorita di Palermo – ha detto il sindaco – è un grande impegno di civiltà”. Tuttavia, occorre ricordare che a luglio del 2018 era stato il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo a notificare al Comune un provvedimento di sequestro dell’area del “Campo nomadi”.
Nel testo del provvedimento venne ricostruita la storia del “Campo” a partire dai primi anni ’90, quando un gruppo di cittadini Rom della ex Jugoslavia fuggirono dal conflitto nella regione del Kosovo, stabilendosi a Palermo. Da oltre 20 anni risiedono dentro il Parco della Favorita, occupando un’area di 53 mila metri quadri, classificata come Riserva Naturale. Gli occupanti, prima 800, che nel tempo sono diminuiti, vi si accamparono “provvisoriamente” dopo essere stati allontanati per tensioni con i residenti dallo ZEN, dove vivevano. La “provvisorietà”, per molti di loro negli anni si è però persa per strada e il campo ha continuato a restare là, nel cuore del parco più grande d’Europa.
Ad essere oggetto dell’indagine e del provvedimento del giudice erano stati in particolare due elementi, messi nero su bianco dal magistrato:
- “la presenza di discariche all’interno dell’area, con gravi rischi per la salute e l’incolumità sia degli abitanti, sia di quanti si trovano a transitare o vivere nelle immediate vicinanze e con gravi rischi di inquinamento sia dell’aria che dei terreni”;
- “la mancata attivazione, da parte di funzionari pubblici comunali, di provvedimenti volti alla ricollocazione degli abitanti e, nelle more, alla rimozione delle condizioni di pericolo e insalubrità legate soprattutto all’assenza di impianto idrico-fognario e alla presenza di impianti elettrici abusivi e non a norma”.
Dal giudice per le indagini preliminari arrivarono accuse gravissime nei confronti dell’Amministrazione comunale: secondo il gip, infatti, sussitevano “profili di responsabilità penale in capo ai funzionari dell’Amministrazione comunale, che – veniva scritto nel provvedimento –scaturiscono da condotte omissive non facilmente collocabili nel tempo (e costituite dall’avere agevolato il sorgere e il permanere dell’insediamento, provvedendo – sia pure in modo del tutto carente – a fare installare e mantenere nel tempo impianti destinati all’approvvigionamento idrico ed energetico […] sia e soprattutto da condotte omissive che non hanno impedito il protrarsi della situazione di illiceità derivante dall’occupazione del terreno in cui sorge il Campo nomadi”.
Peccato, inoltre, che ai giornalisti presenti sin dalle prime ore del mattino non è stato consentito di documentare quello che stava accadendo, secondo Orlando per garantire “la dignità della persona” anche se alcuni degli “ex occupanti” del campo si sono avvicinati spontaneamente per raccontare la loro esperienza.
Una mattinata lunga, nel corso della quale si è visto prendere parte all’operazione di sgombero polizia municipale, polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, che hanno transennato la zona, facendo effettuare le ultime operazioni di trasloco alle famiglie ancora presenti.
Ricordiamo, dunque, che l’abbattimento delle baracche era stato imposto dalla procura di Palermo che aveva ordinato la dismissione del campo nomadi, che negli ultimi tempi ospitava oramai soltanto una sessantina di persone. Campo nomadi, che – nonostante fosse abusivo, così come accertato dai magistrati – era stato tollerato per anni dal Comune, che aveva anche fornito a più riprese servizi per i rom che vi abitavano.
“Lo smantellamento e la successiva bonifica dell’area sono avvenuti in modo pacifico, senza alcuna azione di forza – ha aggiunto Orlando nel corso di una conferenza stampa organizzata in tutta fretta oggi stesso a operazioni concluse -: Un modo diverso ad altre zone in Italia. Oggi proseguiamo un cammino, iniziato mesi fa con la riduzione del numero di presenze, prima 120 e oggi gli ultimi. Adesso si continuerà con la demolizione delle ultime baracche, la bonifica e la restituzione di questa area verde ai cittadini palermitani“.
Ma Orlando è andato oltre, facendo i complimenti ai nomadi per il comportamento tenuto. “I Rom si sono dimostrati anche loro palermitani comprendendo le ragioni della città e la città ha compreso le loro ragioni. Le famiglie nel campo hanno applaudito l’amministrazione, gli agenti di polizia e i carabinieri. Le famiglie che hanno vissuto nel campo nomadi ora sono in regola. Abbiamo riconosciuti i loro diritti. Abbiamo lavorato diversi mesi per arrivare pronti a questo appuntamento. Certo se avessimo avuto altro tempo (il campo nomadi esiste da oltre 20 anni, ndr) avremmo portato a termine tutti i progetti individuali per gli occupanti, ma abbiamo compreso l’esigenza della procura che ha voluto per oggi lo sgombero del campo. Alcuni avevano già la cittadinanza, mentre per altri è stato necessario rinnovare il permesso di soggiorno“.
“Lavoriamo da 9 mesi per arrivare al risultato di oggi – ha osservato l’assessore all’Edilizia pubblica, Giuseppe Mattina – qualche giorno in più sarebbe stato utile per sistemare meglio qualche famiglia. Oggi 32 persone saranno provvisoriamente sistemate, per un tempo di 26 giorni, presso strutture alberghiere. L’obiettivo è costruire per ciascuna di queste famiglie dei progetti personalizzati che possano portare ad un percorso di autonomia. Altri rom si trovano presto strutture religiose per altre sono state assegnate delle abitazioni popolari visto che si trovavano in graduatoria”.
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