Le leggende nutrono la fantasia e, oggi, vogliamo raccontarvene una, quella della “Grotta du Tauru“, che ha per palcoscenico l’entroterra siculo e, precisamente, la “via di l’aranci” che collega Vallelunga Pratameno a Villalba, suggestivi paesini della provincia di Caltanissetta.
Si narra, racconto che ha affascinato i bambini di ogni tempo, che in questo luogo vi fosse una grotta in cui, attraverso formule magiche, senza mai nominare il nome di Dio, della Madonna, e dei Santi, appariva un grande toro che si trasformava, all’alba, in una statua di oro finissimo. In un tempo indefinito, due compari, uno più temerario e l’altro più timoroso, si misero d’accordo e si recarono nell’antro, spinti da eccitazione e paura. Aspettando che calasse la notte e che il buio fitto li inghiottisse, il cielo, infatti, non era punteggiato da nessuna stella e pure la luna aveva preferito nascondersi per non illuminare quell’atto ardimentoso che poteva avere delle incerte conseguenze, iniziarono a ripetere, senza fermarsi mai, quelle frasi rituali e, a mezzanotte, all’improvviso, illuminato da una luce rossa come il sangue, videro apparire dinanzi a loro un grosso toro, molto infuriato.
Questa sorta di invocazione, di cui non capivano neanche il significato, si potrasse tra stanchezza, timore e tremore, fino all’alba. I compari, infatti, sapevano che alle prime luci il toro sarebbe diventato d’oro. Ma, un imprevisto sconvolse i loro piani: poco prima che ad est sorgesse il sole, il più pauroso, sfinito per la notte insonne e convinto di non potercela fare, si lasciò sfuggire: ” San Giuseppe, aiutami!”. Al sentire ciò, u Tauru, scomparve, lasciando i due a bocca asciutta. Di cosa il compagno coraggioso e paziente fece all’altro non è dato sapere, di sicuro, però, questa leggenda continua a incuriosire gli abitanti del vallone.
Ma la figura del toro cosa ha rappresentato nei secoli? Simbolo di potenza maschile, associato ai culti agricoli, era l’animale associato alla dea indù Shiva; nel mitraismo sacrificavano il toro alla Terra, simboleggiando la penetrazione del maschio-femmina; nell’antica Mesopotamia era considerato, invece, una divinità lunare (Sin, il dio mesopotamico della luna, era stato raffigurato nelle sembianze di un toro); nella mitologia assira era un figlio del sole e il dio egizio Apis della fertilità appariva, proprio, sotto le spoglie di un taurus con un disco solare tra le corna; il dio greco Zeus si trasformò in toro, sequestrando Europa, la figlia dal Re fenicio Agenor. In alcune tradizioni, infine, era simbolo del dio del tuono: i romani sacrificarono un toro a Giove, mentre gli Slavi a Perun, la principale divinità del loro pantheon.
Buona leggenda a tutti.