È morto ieri a 72 anni Piero Macedonio, stroncato in poche ore da un improvviso aggravamento delle sue condizioni di salute, da qualche tempo precarie. Unanime e commosso il cordoglio nel capoluogo Agrigentino, con numerosi attestati di stima anche da parte degli avversari politici che ne riconoscono l’impegno per la città, la competenza e l’onestà intellettuale.
“Ho la colpa di avere lanciato Angelino Alfano, Dio non me lo perdonerà“.
Con questa fulminante battuta, nello scorso gennaio, Piero Macedonio aveva lasciato la sua carica di presidente cittadino di Forza Italia, sbattendo la porta senza risparmiare stilettate polemiche al suo concittadino Roberto Di Mauro, vicepresidente dell’ARS e al commissario regionale del partito, l’attuale presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Miccichè.
Era fatto così, non le mandava a dire questo medico di talento, conosciuto da tutti ad Agrigento, città di cui è stato anche amministratore.
Per oltre un trentennio ha diviso la sua vita tra i pazienti dello studio e l’attività politica, ricevendo da quest’ultima forse più delusioni che successi. Prima nel Partito Socialista, poi in Forza Italia, aveva sempre fatto sentire la sua voce attoriale e fuori dal coro nel dibattito politico e sociale della città dei templi: mai banale, spesso controcorrente, quasi sempre lontano dalla stanza dei bottoni.
“Il mio sottogoverno è in questo ambulatorio”, aveva affermato alcuni mesi fa nell’ultima profetica conferenza stampa, tenuta nella sala d’attesa del suo studio medico “qui detengo tutto il mio potere – spirituale, s’intende – che non può essere eguagliato da nessun incarico politico”.
I funerali si svolgeranno domani, lunedì 18 novembre, alle 16 nella chiesa di San Gregorio in contrada Cannatello (Agrigento).