Rimuovere la clava, che pare invece posta in buona evidenza, e ripartire dal confronto. Una promessa o una minaccia? Il Pd della ripartenza si dà appuntamento all’Hotel delle Palme a Palermo per superare le incomprensioni, o per provarci, e per dirsi tutto. Una volta e per tutte.
Assente Davide Faraone, sottosegretario alla Salute e regista dell’operazione Micari a Palazzo d’Orleans.
Per il resto, c’è la folla delle grandi occasioni, nell’assemblea dei democrat, riunito per la direzione regionale. Non manca Mirello Crisafulli. Ed è già una notizia: “Da questa direzione del Pd mi aspetto un confronto sereno e aperto, soprattutto mi aspetto dialogo. Dividersi sarebbe proprio una follia. Mettiamo da parte le vecchie ruggini e guardiamo avanti”, è invece il Crocetta-pensiero, con l’ex governatore che non nasconde le proprie ambizioni: “Aspetto, vengo da un’esperienza politica fatta di coerenza e non sono uno che dice ‘se non mi candidate vado da un’altra parte’. Ho chiesto a Renzi il riconoscimento di un ruolo politico e lui mi ha assicurato che questo riconoscimento ci sarà e che aveva pensato a me come candidato. Ora il partito farà le sue scelte, ma io non sono qui a elemosinare qualcosa”.
Stato d’animo in fondo comune a quello di Bruno Marziano, assessore alla Formazione professionale di Crocetta, non rieletto all’Ars che potrebbe aspirare al salto romano: “Ci sono 20 uscenti, 30 aspiranti e 10 posti più o meno. Però c’è sempre un rapporto maggiore di quando compri il biglietto della lotteria: quello è uno su un milione, adesso la possibilità è una su cinquanta, che non è male”.
A dettare le coordinate è il segretario regionale: “Dobbiamo essere formazione compatta” una rivendicazione di appartenenza e di orgoglio messa in discussione dalle ultime settimane in cui i Dem hanno messo una visione sfilacciata delle scelte, a partire dal voto a Gianfranco Miccichè, in occasione dell’elezione del presidente dell’Ars.
Raciti tiene il campo, argomenta e ricuce:“La formula che ci troviamo davanti – ha aggiunto – per le nazionali è un modello che tende a tenere insieme due percorsi che in natura dovrebbero essere distinti: l’anima della destra dura e quella moderata, accomodatrice come Forza Italia. Noi dobbiamo provare a sfidare questo modello sia a livello siciliano che nazionale”, ma sa che le anime contrapposte non faranno sconti.
A tenere banco ancora la questione ‘dinastica’ del Pd: “Abbiamo fatto una campagna per le Regionali demotivati, è stata deprimente. Non vogliamo più che vada così. Chi ci rappresenta deve davvero stare sul territorio. Ultimamente non è più stato così”. Basta con le candidature dinastiche!”, ha argomentato una volta di più Renzo Bufalino : “Qui dentro c’è il Partito democratico non Sicilia Futura”
Il dibattito sulle liste e sulla composizione che dovrà in un modo o in un altro valorizzare i territori, è passato dalle riflessioni di Magda Culotta, sindaco di Pollina e parlamentare nazionale, di Antonio Rubino e Teresa Piccione.
La nuoa linea di demarcazione con il futuro dei dem la traccia nel suio inmtervento Antonello Cracolici:“Cosa sarà il Pd dopo queste elezioni? Ricordiamoci che dobbiamo ricostruire un partito senza farci attraversare dagli altri”
Senza annessioni e senza perimetri troppo stretti dunque, è da assemblare la proposta dei democrat con Cracolici che cavalca la battaglia dei territori senza personalizzarla, facendone la cifra di una rivendicazione sopra le parti.