Alla notizia di un progetto di attentato della mafia ai danni del giudice Silvana Saguto “non attribuii credibilità”. Lo ha detto il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, sentito come testimone al processo disciplinare a carico dell’ex presidente della Sezione delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo, sospesa dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm e accusata di una gestione disinvolta dei beni confiscati alla mafia nel giudizio penale che si aprirà il 22 a Caltanissetta.
“Nel 2014 ricevetti una nota dei carabinieri in cui si parlava di una segnalazione dei servizi segreti, che asserivano di aver appreso di un incontro tra la fine del 2011 e gli inizi del 2012 tra esponenti della mafia di Palermo e Caltanissetta”, ha raccontato Scarpinato. Oggetto del confronto “mettere in cantiere un attentato ai danni del procuratore Di Natale e del giudice Saguto”. Scarpinato informò il Comitato provinciale per la sicurezza, pur avendo dubbi sull’attendibilità della notizia.
Non rifece la stessa trafila invece quando nel maggio del 2015 la notizia venne ripresa da diversi quotidiani. Un’operazione dietro alla quale – secondo l’accusa della procura generale della Cassazione- c’era la stessa Saguto che intendeva così “contrastare l’eco negativa di articoli di stampa e servizi televisivi sul suo conto”.