Era nell’aria da un pò. Sospesa, come quando una scintilla sta per essere scoccata, ma ha bisogno del conforto di una circostanza che la favorisca. Il presidente della Sezione di controllo della Corte dei Conti Maurizio Graffeo, in occasione ieri dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti, presieduta da Luciana Savagnone, che si è svolta a Villa Whitaker a Palermo, ha stigmatizzato : “il ruolo svolto da certa stampa”.
Il riferimento, che è stato poi reso esplicito, ha portato di qualche mese le lancette indietro nel tempo.
Più precisamente alla vicenda connessa al giudizio di parificazione del rendiconto della Regione siciliana del 2016: “Ci limitiamo – ha detto Graffeo – ad esprimere il nostro fermo e forte rammarico per la stampa che ha preferito seguire la facile via dello scandalismo e dell’allarmismo, alimentati fino al punto da far effettivamente rischiare alla Regione, tramite tali notizie, un vero default, piuttosto che rendere utili e fondate informazioni agli utenti circa il reale stato dei conti regionali”.
Con le sue parole il presidente Graffeo ha posto al centro della discussione, in verità, non tanto l’operato della Regione, quanto il rapporto, intimamente connesso in questo caso, tra le esternazioni di Pino Zingale Procuratore generale d’Appello della Corte dei conti, da poco diventato presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti di Trento, che dopo aver dichiarato per intera la sua preoccupazione per i conti della Regione, con un atto senza precedenti, aveva fatto ricorso, impugnando da Pm contabile la delibera della Sezione di controllo della Corte dei conti giudicando invece regolare il rendiconto della Regione e chi ne ha dato voce su siti e quotidiani.
Se “una certa stampa” ha diffuso delle preoccupazioni, qualcuno infatti deve averle nutrite, dopo averne avuto titolo, per funzione e ruolo.
Il presidente Graffeo quindi ieri, bacchettando, e non è detto che avesse tutti i torti, ha dimezzato quanto meno la platea degli attori sociali della vicenda in questione. Ai giornalisti ‘mala razza’, pur con i mille difetti che li caratterizzano, continuano a credere, ogni giorno in tanti. Ma questo, Graffeo lo sa, per questo ha usato le sue parole con tanta forza. Perchè devono arrivare tanto lontano.