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Il piano dighe del Cipe. In arrivo 66 milioni di euro per la manutenzione

giovedì 1 Marzo 2018
diga rosamarina
Diga Rosamarina

Stavolta tocca al Cipe dare una mano alla Sicilia nel potenziamento di nove dighe siciliane.

Sono in arrivo quasi 66 milioni di euro. Si tratta di lavori sollecitati recentemente dalla Sicilia per fronteggiare e risolvere l’emergenza idrica nell’Isola.

Nell’ambito del Fondo per lo sviluppo e la coesione, via libera, innanzitutto, alla copertura finanziaria per il completamento della Diga Pietrarossa, opera strategica a cavallo tra Enna e Catania, una delle maggiori incompiute ultradecennali. Risorse immediatamente disponibili anche per una serie di importanti interventi antisismici che prevedono studi di fattibilità già nell’anno in corso e progettazioni entro il 2019. Cantieri da aprire nel 2020. Definiti, oltre ai finanziamenti, cronoprogramma e tipologia di lavori.

Alla fine dell’estate scorsa la commissione nazionale dighe aveva chiesto espressamente quale fosse l’intenzione dell’amministrazione regionale sul completamento dell’opera. In questo contesto di ritrovata sintonia la Soprintendenza di Enna si era detta pronta a rilasciare il relativo nulla osta.

Fin dall’insediamento – spiega il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – il governo ha dovuto fronteggiare emergenze decennali mai risolte, a cominciare, proprio, da quella idrica. Ma ha voluto anche concepire un piano strategico di potenziamento delle infrastrutture, in modo tale che, fra qualche anno, questo attuale stato di crisi possa essere solo un lontano ricordo. Il completamento della diga Pietrarossa rappresenta, in particolare, un traguardo importante atteso da lunghissimo tempo. E’ questa la risposta concreta a tutti coloro che, forse non avendo altri argomenti per pretestuose accuse, hanno messo in dubbio l’azione tempestiva ed efficace del governo. Adesso – conclude – bisogna passare alla fase operativa. Per il completamento della diga Pietrarossa domani mi incontrerò con l’assessore delle Infrastrutture, Marco Falcone, e il direttore del Consorzio di bonifica, Fabio Bizzini. Niente più perdite di tempo!”.

Questi gli impianti interessati dal piano: Pietrarossa (a cavallo tra Aidone e Mineo, province Enna e Catania),60 milioni; Fanaco, (Castronovo di Sicilia, provincia di Palermo), 700mila euro; Garcia (Contessa Entellina, provincia di Palermo), 1 milione; Nicoletti (Leonforte, provincia Enna), 1 milione; Paceco (nell’omonimo comune in provincia di Trapani), 350 mila euro; Piano del Leone (Castronovo, provincia di Palermo), 2 milioni; Ponte Barca (Paternò, provincia Catania), 175 mila euro; Rubino (Trapani), 250mila euro; Scansano (Piana degli Albanesi, provincia di Palermo), 300mila euro.

Fuori da questo schema la diga di Blufi. Un’opera che fa parte del sistema idrico da cui prende il nome che è collocato nella Sicilia centro meridionale. Connesso con gli acquedotti Ancipa, Fanaco, Madonie Ovest, Madonie Est e Gela-Aragona, già gestito da Siciliacque.

Una diga  che potrebbe essere ancora tecnicamente completata, ma su cui la commissione dighe nazionale chiede che la Regione faccia chiarezza. Un’opera, la cui eventuale demolizione, comporterebbe peraltro costi non indifferenti e smaltimento di rifiuti speciali.

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