Nell’ultimo mese siamo stati due volte a Singapore per promuovere il settore dell’agroalimentare Made in Italy e le aziende siciliane. Nonostante la città-stato del Sud-Est Asiatico sia il mercato più maturo della regione, la conoscenza della cultura culinaria siciliana, e in generale italiana, ha ampi margini di crescita.
Lavorare a ridurre questo margine – ovvero far capire che la pasta si mangia con il sugo e non come contorno allo spezzatino – significa trasformare un mercato potenziale in una fonte reale di guadagno per le aziende. In questa direzione andava l’evento a cui siamo stati invitati a partecipare come co-sponsor dall’Ambasciata italiana a Singapore, insieme ad aziende importati come Barilla, Ferrero e al Consorzio Crudo di Parma.
Al “At the Ambassador Kitchen” – questo il nome dell’iniziativa svoltasi nella cucina della residenza dell’ambasciatore italiano – ci si proponeva di mostrare a giornalisti e food blogger locali come la cucina italiana possa essere fatta in casa senza essere chef stellati. I giovani orientali presenti – mannaggia a loro sembrano ragazzini anche a 50 anni! – hanno risposto con entusiasmo e tra la preparazione di una lasagna e di un tiramisù prendevano appunti, si facevano selfie, sorseggiavano prosecco e postavano tutto su Instagram. Prima parte della missione compiuta!
Come co-sponsor dell’evento abbiamo deciso di promuovere uno dei nostri clienti, la storica Macaluso spa, palermitana dal 1920 e oggi proprietaria dei brand Coalma, Sant’Erasmo, Raspante&Raspante e Adamo.
Per colpire al cuore e alla gola gli influencer, ma soprattutto i distributori invitati, abbiamo puntato su due prodotti: le acciughe Sant’Erasmo su crostini al burro con carpaccio di limone; e la classica caponata Raspante, abbellita con foglie di basilico fresco. I nostri prodotti Made in Sicily hanno fatto un’ottima figura: le acciughe, per la carnosità e per la bellezza del packaging; la caponata, per la facilità di mise en place, in confronto alla laboriosità della ricetta.
“At the Ambassador’s kitchen” è stato la ciliegina sulla torta di questo nostro vivace tour nel mercato singaporiano del Food&Beverage. Infatti, Singapore ospita un mix eterogeneo di etnie e culture.
Non si immaginino però kasbe e souk, ma negozi, centri commerciali, bar, ristoranti o aree di ristoro, sia all’aperto che al chiuso, dalle più eleganti a quelle più modeste. Che si sia accompagnati da un cinese in ciabatte o da un inglese in pantaloni kaki e camicia, non si sa proprio da dove cominciare con gli assaggi.
Non esiste una vera cucina singaporiana, ma piuttosto si assiste a un sincretismo tra le tradizioni cinesi, indiane, malesi e indonesiane. Forse è il granchio il simbolo più distintivo dell’identità alimentare di questa isola, sia nella versione chilli crab che in quella pepper crab. Da decenni, inoltre, hanno preso campo, diventando quasi di casa, le cucine thai, giapponese e coreana. Per quanto riguarda la presenza occidentale, i capifila indiscussi sono Francia e Italia, accompagnati da tendenze passeggere come la passione per le tapas spagnole o la cucina casereccia greca.
Nella ristorazione italiana, la fa da padrone il cosiddetto fine dining: ristoranti di alta gamma che propongono prodotti ad altissimo valore aggiunto che, per intendersi, possono permettersi di fare arrivare tutti i giorni le burrate in aereo, vista l’alta capacità di spesa dei propri clienti. Tuttavia, c’è ancora poca varietà e quindi lo spazio per esportare i numerosi prodotti del panorama enogastronomico italiano è ampio.
Per chi vuole entrare in questo settore è molto importante proporre un concept di ristorazione nuovo, nonché ricevere assistenza sul corretto posizionamento nel mercato e sulle strategie per affrontare le barriere interne: gli altissimi costi immobiliari e la difficoltà di reperire personale all’altezza.
Un secondo scenario di inserimento nel mercato è dato dall’assenza di ristoranti di fascia media, come le nostre osterie moderne o bistrot all’italiana, in cui si mangiano pochi piatti, semplici, tradizionali, a prezzi contenuti ma di qualità altissima.
Infine, la cucina italiana è assente dalla scena dello street food: panini, pizze al taglio, rosticceria o classici regionali, come le arancine, potrebbero spiccare nelle food court dei centri commerciali, vicino agli uffici o lungo le strade dello shopping.
Se leggendo questa prima parte del “Diario di Singapore” vi si è “accesa la lampadina” contattateci a ms@nearco.eu