“L’emergenza rifiuti in Sicilia durerà ancora un anno, fino a quando non saranno realizzate le nuove discariche e nuovi impianti. Dobbiamo correre contro il tempo”. Lo ha detto il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. “Non possiamo affrontare una gestione ordinaria. Molto è determinato dal basso tasso di raccolta differenziata, gli impianti sono pochi e non riescono a smaltire i rifiuti indifferenziati. Purtroppo dal ministero dell’Ambiente non abbiamo avuto grande disponibilità. Il commissariamento dato due mesi fa non ci dà grandi poteri speciali.
“Ma di fronte alla legge sono pronto a promuovere qualunque tipo d’iniziative. Nel ministero dell’Ambiente non abbiamo trovato grande disponibilità. La funzione commissariale concessa 60 giorni fa è assai carente, perchè di speciale non c’è niente di speciale in questo commissariamento. Ma lo stiamo utilizzando almeno per Bellolampo. Ma per il resto dell’Isola non c’e’ più la discarica di Siculiana, ne’ quella Oikos di Catania ne’ quella di Mazzarra’ Sant’Andrea. Tutte e tre ospitavano quasi l’80% dei rifiuti in Sicilia. E’ difficile gestire i rifiuti senza tre discariche, ma noi cercheremo di farlo”.
Sull’incontro di domenica scorsa col neo ministro dell’Interno Matteo Salvini, Musumeci spiega: “Nel pranzo con Salvini abbiamo parlato della crisi del tonno rosso. La quota che è stata assegnata alla marineria siciliana è ridicola. Poi a Salvini ho rappresentato l’esigenza di incontrarmi con il premier e con diversi ministri perché c’è molto lavoro da fare”.
“I governi si giudicano alla scadenza e non alla partenza. Niente veti e niente voti. Tante sono le vertenze siciliane che porteremo a Roma. Non andremo a Roma con il piattino in mano. È Roma che deve restituirci quello che ci ha tolto”.
“Dal ministro per il Sud – ha concluso Musumeci – ci aspettiamo sostegno e collaborazione. In sei mesi abbiamo messo in circolazione 700 milioni di fondi europei ma entro dicembre dovranno essere certificati. Non ci stiamo risparmiando, lavoriamo notte e giorno. C’era una burocrazia abituata ad altri ritmi molto più lenti”.