Nella giornata di oggi, 6 agosto, Palermo commemora gli omicidi del procuratore Gaetano Costa, accaduto 44 anni fa, e del vicequestore Ninni Cassarà e dell’agente Roberto Antiochia, di cui ricorre il trentanovesimo anniversario della morte.
Al ricordo di Gaetano Costa, il procuratore ucciso dalla mafia il 6 agosto 1980, è mancata stavolta la voce critica del figlio Michele, morto nel febbraio scorso. Negli ultimi tempi, impedito a muoversi, era costretto a seguire all’interno di un’auto la commemorazione del magistrato. E dall’auto rinnovava le sue denunce sull’isolamento del padre, sui buchi dell’inchiesta e sul fatto che “per nessun delitto di mafia eccellente è stato possibile risalire a tutte le responsabilità”. Secondo Michele Costa, in carcere sono finiti “tanti tagliagole e quindi non si è risaliti a tutta la verità“. La continuità con quella voce di denuncia è ora affidata al nipote del procuratore di cui porta il nome. Anche lui si chiama Gaetano Costa. Il magistrato venne ucciso 44 anni fa in via Cavour, dove una lapide ricorda solo ora che fu eliminato “per mano mafiosa“.
Fino all’anno scorso mancava proprio il riferimento alla mafia, inserito dall’amministrazione comunale solo l’anno scorso. Costa venne colpito da un sicario mentre tornava a casa a piedi e senza scorta. Si era appena fermato davanti a una bancarella di libri. Qualche mese prima si era occupato di un’operazione della polizia contro il clan Spatola-Inzerillo-Gambino. Il suoi sostituti, tranne uno, si erano rifiutati di convalidare gli arresti. Costa firmò da solo il provvedimento e si espose così alla rappresaglia di Cosa nostra. L’inchiesta non è mai risalita ai mandanti e al killer. Uno degli esponenti della “famiglia” Inzerillo è stato accusato di essere stato il “palo” dell’agguato ma è stato assolto.
La famiglia del procuratore Gaetano Costa, ucciso dalla mafia, continuerà a cercare la verità. “Chissà che qualcosa non cambi e che un bravo magistrato non decida d riaprire tutto”, dice il nipote del magistrato che porta lo stesso nome del nonno. Dopo la morte del padre Michele è passato a lui, Gaetano Costa jr, il testimone di un impegno civile che da 44 anni insegue la verità sull’agguato del 1980. “Mia nonna Rita Bartoli Costa – aggiunge – è morta credendo nella giustizia. Mio padre verso la fine della sua vita non lo credeva più con tanto entusiasmo. A me non chiedetelo. Siamo comunque qui a testimoniare che l’impegno continua”.
I COMMENTI
Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla ricorda così i tre uomini. “A 39 anni dall’agguato di stampo mafioso, Palermo ricorda il vicequestore Ninni Cassarà e dell’agente di scorta Roberto Antiochia. Il nome di Cassarà resterà per sempre inciso nella storia di questa città e nella storia della lotta alla mafia. Un investigatore acuto, intelligente e generoso che ha saputo schierarsi dalla parte giusta e che da quella parte ha saputo lottare fino all’estremo sacrificio, convinto che le ragioni dello Stato di diritto dovessero prevalere sul ricatto di Cosa nostra. Per questo, è giusto continuare a fare memoria della sua azione, attualizzandone l’esempio e la testimonianza perché si possa proseguire lungo una strada di emancipazione e di definitivo riscatto dalla mafia“.
“A 44 anni dal suo omicidio per mano mafiosa, il giudice Gaetano Costa viene ricordato come uno dei primi magistrati che riuscì, seppur con mezzi limitati, a penetrare nei patrimoni delle famiglie mafiose, intuendone la pericolosa evoluzione. Ancora oggi il giudice Costa può essere considerato il precursore di un metodo che poi ha portato la magistratura e le forze dell’ordine, negli anni successivi, a fare passi concreti in avanti nel contrasto al potere della criminalità organizzata. Uomo e magistrato integerrimo, del quale non va dispersa l’eredità umana e professionale“.
“Il 6 agosto è una data simbolo della brutalità mafiosa verso coloro che lottano per la giustizia: nel 1980, veniva assassinato il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa e, a distanza di cinque anni, furono il vicequestore Antonino Cassarà e l’agente di polizia Roberto Antiochia a cadere per mano della criminalità organizzata. Coraggiosi servitori dello Stato che hanno operato in prima linea nella lotta antimafia. Il loro esempio deve ispirare l’impegno quotidiano di tutti contro la mafia“. Lo scrive su X il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Anche il commento del vice presidente dell’Assemblea Regionale Nuccio di Paola. “E’ doveroso ricordare uomini con un altissimo senso del dovere e servitori dello Stato per far sì che il loro esempio di lotta alla mafia e malaffare venga tramandato alle nuove generazioni“.
“Tre servitori dello Stato accomunati dallo stesso tragico destino di avere pagato con la vita la loro lotta senza condizione alla mafia. Per tutti noi, Istituzioni e società civile, sono un esempio di dedizione e di coraggio da seguire, ogni giorno ognuno nel proprio ruolo, perché la mafia ha subito gravi colpi, ma non è ancora definitivamente estirpata e prova continuamente a rialzare la testa“.
È quanto dichiarato dal deputato regionale Marco Intravaia, Componente della Commissione Regionale Antimafia, sulla ricorrenza degli omicidi del procuratore Gaetano Costa del vicequestore Ninni Cassarà e dell’agente Roberto Antiochia.