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Abramo (Comunità di Sant’Egidio): “La Sicilia è la regione più povera d’Europa”

lunedì 26 Aprile 2021
povertà

Esponenti di associazioni ed enti religiosi che svolgono attività sociale lanciano un appello alla politica, affinché venga emanata una legge regionale di contrasto alla povertà in Sicilia.

Ecco le dichiarazioni di: Giuseppe Bellanti (Azione Cattolica Diocesana di Palermo), Fra Mauro Billetta (Parrocchia S.Agnese ai Danisinni Palermo),  Lucia Capitummino (E.R.R.I.P.A. Achille Grandi) Luciano Carota (Movimento Pro SancHtate), Don Sergio Ciresi (Caritas Diocesana di Palermo), Caterina Coffaro (A.V.U.L.S.S. Palermo), Lorenzo Messina (Comunità di Sant’Egidio di Palermo), Raffaele Pomo (Associazione Medici Ca5olici Italiani), Anna Ponente ( Centro Diaconale “LA NOCE” – Istituto Valdese), Aida Portolano (Gruppo Volontari Vincenziani), Gandolfo Sausa (Istituzione Teresiana), Don Adriano Titone (Missionari Oblah di Maria Immacolata di Palermo).

Come soggetti quotidianamente impegnati a curare le ferite che la povertà tutti i giorni determina in una fascia sempre più ampia della popolazione di questa città aspettiamo con fiducia la riunione tra i capigruppo di tutte le forze politiche dell’Ars proposta e calendarizzata per la prossima settimana dal Presidente Gianfranco Miccichè”.

Auspichiamo un accordo tra tutte le sensibilità politiche siciliane che – stimolate dall’appello lanciato nei giorni scorsi da Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio – possano varare adeguati provvedimenti legislativi per contrastare la povertà sotto un’unica bandiera apartitica, in nome del grande valore della solidarietà, autentica e concreta risposta a questi tempi difficili che soprattutto tra i più fragili infliggono le maggiori difficoltà e sofferenze”.

“Abbiamo letto che la Sicilia è ad oggi, insieme alla Campania, la regione con il più alto tasso di rischio povertà all’interno dell’Unione Europea. E’ un triste primato quello dell’Isola che Eurostat descrive con numeri impietosi: il 41,4% della popolazione siciliana ha un reddito inferiore del 50% di quello nazionale e, volendo allargare lo sguardo alla platea più ampia di coloro che sono anche a rischio di esclusione sociale, per la Sicilia la percentuale sale al 48,7% della popolazione”,  ha detto Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio.

In pratica a metà della popolazione siciliana non mancano i soldi per le vacanze o per il ristorante, piuttosto manca la possibilità di fare la spesa, di pagare le utenze, l’assicurazione dell’auto, le visite mediche, i farmaci e simili. Con forza diciamo che è il momento di mettere mano all’aratro per seminare una nuova  cultura dell’attenzione che non lasci più nessuno indietro ma tutti accolga e tutti protegga”.

Questo succede alle persone che conosciamo tutti, nessuno si illuda di essere fisicamente lontano da questa povertà che dilaga e che incontro spesso nel mio impegno con la Comunità di Sant’Egidio. Ma che fare? Come affrontare il problema? Certo, c’è una risposta diffusa ed è quella di non vivere la povertà come un virus, ovvero come qualcosa che ci possa contagiare, piuttosto di essere solidali, attenti al bisogno degli altri e comprendere quella grande lezione che il Covid ha dato a tutti: non ci si salva da soli!”.

Abbiamo capito che il Covid si combatte anche con AstraZeneca e che il bisogno, non solo materiale, della gente si cura innanzitutto con il “vaccino della solidarietà” (definizione che prendo in prestito dal bravo cardinale di Bologna Matteo Zuppi). Adesso però dobbiamo capire qual è il ruolo delle istituzioni e della politica, chiedendo a quest’ultima nuove formule creative capaci di affrontare i reali bisogni di questo tempo, della Sicilia e della sua gente. Questa non è la stagione in cui bisogna solo lamentarsi o rivolgere accuse, piuttosto credo che dobbiamo apprezzare gli sforzi di superamento degli steccati per trovare, insieme, una dimensione di pace sociale ancora troppo vacillante anche a causa di una montante rabbia che emerge specialmente tra i più poveri, i commercianti ed i ristoratori in crisi, le tante persone spinte in condizione di indigenza ed escluse da sussidi ovvero dalla possibilità di andare avanti in modo decoroso”.

Pace non è una parola molto presente nel vocabolario della politica nostrana. Proprio per questo mi ha colpito la proposta del Presidente dell’Assemblea Regionale Gianfranco Miccichè di una “pacificazione siciliana” ovvero una via nuova che richiami ad un senso di responsabilità, capace di colmare la distanza tra questa regione sempre più povera in Europa e i luoghi in cui le responsabilità si assumono”.

“Io credo che questa via vada oltre la mera proposta di nuove alleanze politiche che si faranno a prescindere dalle gravi difficoltà che viviamo, ma piuttosto spero che vada incontro al dramma della gente e, senza vendere risposte semplificate, apra la via ad un fronte voglioso di assumersi l’onere di una buona amministrazione, il piacere di un dialogo capace di strappare tutti dalla condanna dell’isolamento, della povertà e dell’irrilevanza”.

“Pertanto lancio il mio appello all’Assemblea Regionale e al suo presidente Gianfranco Miccichè al fine di misurarci subito, concretamente, con questo senso di pacificazione politica e senso di responsabilità: diamo seguito alle cose dette e immaginiamo di scrivere e approvare una legge regionale di contrasto alla povertà.
Siamo la Sicilia, siamo la regione più povera di Europa e l’agenda politica non può far altro che parlare di questo. Vaccinateci, troviamo unità nel contrasto alla povertà ed intelligenza politica rinnovata per il prossimo”.

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