Dal Nord al Sud Italia ci sono quasi mille località, da note mete turistiche a grandi città, dove gli impianti fognari non rispettano le norme europee, con rischi per l’ambiente e la salute umana. La situazione, da tempo sotto osservazione da parte della Commissione Ue, rischia, secondo informazioni che arrivano da Bruxelles, di sfociare in un nuovo rinvio davanti alla Corte di giustizia europea e a multe nel 2017, per il mancato rispetto della direttiva del 1991 sulle acque reflue. Il problema è particolarmente concentrato in Sicilia, Calabria, Campania e Lombardia, che contano da sole per i due terzi dei siti non a norma, ma il problema in realtà riguarda tutta Italia, in quanto l’unica regione senza procedure d’infrazione Ue è il Molise, perché scarica le sue acque reflue nelle regioni confinanti.
E’ una vicenda che è stata già messa sotto attenzione dalla Commissione Europea sin dal 2012. Quell’anno la Commissione si accorse che qualcosa negli scarichi del Belpaese non andava. E andò giù pesante censurando il “reflusso” di 109 comuni. Quella contestazione sarà ratificata lo scorso 8 dicembre, quando da Bruxelles comunicheranno che in quel lotto di 109 comuni originariamente non in regola, soltanto 29 avevano superato e risolto il problema. Di quegli 80 luoghi ad alto inquinamento per le acque reflue ben 51 sono collocati in Sicilia.
Così, alla vigilia dell’Immacolata la Commissione europea ha nuovamente deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE per la mancata esecuzione della sentenza 2012 sulle acque reflue urbane. Per motivare quella decisione i commissari hanno sostenuto che “le autorità italiane devono ancora garantire che vengano adeguatamente raccolte e trattate in 80 agglomerati del paese, dei 109 oggetto della prima sentenza, al fine di evitare gravi rischi per la salute umana e l’ambiente. A distanza di quattro anni la questione non è ancora stata affrontata in 80 agglomerati, che contano oltre 6 milioni di abitanti in diverse regioni italiane“. La Commissione ha chiesto alla Corte di giustizia dell’UE di comminare una sanzione forfettaria di 62.7 milioni di euro e propone inoltre una sanzione giornaliera pari a 346.922 euro “qualora la piena conformità non sia raggiunta entro la data in cui la Corte emette la sentenza“. Ora i riflettori si accendono di nuovo. E se al primo giro le località italiane sotto tiro era soltanto 109, la Commissione Ue parla di mille luoghi a rischio per l’ambiente e la salute umana.