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Aggressione a Villa Sofia: “L’assessore Razza minimizza l’accaduto”

mercoledì 21 Agosto 2019
Razza

Minimizzare. Questo è il verbo usato dal Dottor Giuseppe Bonsignore del sindacato Cimo in merito all’ennesimo episodio di violenza avvenuto nei giorni scorsi all’ospedale Villa Sofia di Palermo.

Ben due medici e un tecnico di radiologia hanno riferito di un’aggressione, con tanto di esplicite minacce di morte, da parte di una ventina di persone. Ad oggi i denunciati sono due. Stando alle parole di Bonsignore: “Addirittura uno dei due medici si spinge a dire con precisione che ne ha contate 18”.

Però a quanto pare, per l’assessore Razza e l’azienda ospedaliera non è così. Ed ecco che riecheggia quel verbo tanto usato da Bonsignore durante il colloquio telefonico. Minimizzare.

Le parole del medico Bonsignore, l’accaduto e l’assessore Razza.

Apprendiamo dall’Assessore Razza che il malvivente era uno solo, accompagnato semmai da 3 donne e il gentil sesso per definizione non è un pericolo. Evidentemente il malvivente doveva essere particolarmente robusto per essere stato scambiato per 20 persone dai dipendenti aggrediti”. Afferma il sindacalista della Cimo. “Anche se stamattina nella ricostruzione fornita dall’Azienda si parla di 2 aggressori. Forse l’equivoco nasce dal fatto che soltanto 2 sono i denunciati che sono stati identificati dai carabinieri, visto che all’arrivo dei militari i gentiluomini si sono dileguati velocemente, fregandosene altamente delle condizioni di salute del loro congiunto. La Direzione Aziendale precisa che i dipendenti non hanno riportato danni fisici se non insulti e spintoni, comunque da condannare, (grazie per la concessione). Apprendiamo poi che la sospensione degli esami ai pazienti barellati protrattasi per oltre 12 ore non costituisce interruzione di pubblico servizio (sarà equiparabile a una breve vacanza?). Anche la precisazione che la vetrata della porta di accesso in Risonanza Magnetica è stata lesionata e non infranta ha il sapore del tentativo di minimizzare l’accaduto che invece, va ribadito con forza, come in tantissimi altri casi precedenti passati sotto silenzio è stato di una gravità inaudita”.

Paura e violenza negli ospedali di Palermo

Non è il primo caso di aggressione che si verifica negli ospedali palermitani. A fine luglio anche all’Ingrassia è successo un episodio analogo a quello di Villa Sofia.  Violenza e panico hanno preso il sopravvento all’ospedale di corso Calatafimi dove sono finiti nel mirino due medici dell’Uoc di Ostetricia e Ginecologia. L’invito del medico ad accomodarsi fuori dai locali, ha scatenato un atteggiamento prima minaccioso, poi sfociato in una brutale aggressione da parte più persone nei confronti del ginecologo, a cui è andato in soccorso una collega, anche lei presa di mira. L’intervento della sicurezza e della polizia ha evitato il peggio. I due medici hanno dovuto fare ricorso alle cure del pronto soccorso dello stesso ospedale.

Il sindacato, ha richiesto un incontro con la dottoressa Faraoni, direttore Generale dell’Asp di Palermo. I sindacalisti chiedevano l’apporto di qualche misura di prevenzione, per prevenire negli ospedali palermitani simili violenze. Un esempio? il sopralluogo della vigilanza armata. La dottoressa, l’8 agosto 2019, attraverso una nota ha risposto al sindaco così dicendo: “si precisa che la vigilanza armata, sebbene costituisca un deterrente anche verso l’utenza reattiva è deputata alla tutela del patrimonio, infatti la difese delle persona, rientra nei compiti degli organi di Stato. Tuttavia, atteso l’intercorrente periodo feriale e le difficoltà che ciò comporta, si dichiara la disponibilità ad un incontro quanto prima possibile”.

L’appello del sindacato

Giuseppe Bonsignore tiene a ribadire che da tempo questo problema è sotto la lente di ingrandimento del sindacato. La Cimo ha già scritto a tutte le Prefetture di tutta l’Isola chiedendo l’intervento delle Istituzioni dello Stato per garantire sicurezza agli operatori sanitari.”Ancora aspettiamo risposta”. Afferma Bonsignore.

Non è necessario che scorra il sangue per indignarsi e per poter parlare di fatti gravissimi. Non possiamo attendere che ci scappi il morto prima di prendere sul serio la questione. Minimizzare non serve a risolvere il problema e non serve a lavare la coscienza di chi ha la responsabilità di garantire la sicurezza. Non è accettabile che un medico, un infermiere, un tecnico, durante lo svolgimento del proprio turno di servizio sia insultato, spintonato, schiaffeggiato o preso a sputi“.

 

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