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Agrigento specchio della confusione politica siciliana

martedì 20 Ottobre 2020

Dicono che il diavolo fa le pentole, ma spesso si dimentica dei coperchi. Non posso smentire, a volte si tratta di mera distrazione, mentre in altre circostanze i coperchi è meglio non farli. Per esempio, si è appena concluso il ballottaggio ad Agrigento che ha visto prevalere Franco Miccichè su Lillo Firetto. Se sulla pentola giurgintana ci fosse stato il coperchio, nessuno si sarebbe accorto dei traccheggi che sono avvenuti, prima e dopo il voto. Firetto sapeva bene che Miccichè sarebbe stato un osso duro, mentre non avrebbe mai considerato un’insidia Marco Zambuto. Il sindaco uscente ha fatto di tutto per fiaccare il fronte dei suoi avversari più temuti. Ha convinto Carmelo Pullara a prendere le distanze da Roberto Di Mauro, ostinatamente impegnato a sostenere Miccichè. Dall’altro lato, ha portato Salvatore Iacolino a schierare la sua lista a suo favore, in cui era candidata anche la figlia Giorgia, lasciando con un palmo di naso Forza Italia.

Si sarà detto Firetto: chi ha tradito una volta può farlo anche la seconda. E non aveva tutti i torti, considerato che anche lui in quanto a cambio di casacche non scherza. A sua volta, Iacolino è riuscito ad ottenere l’appoggio per la figlia Giorgia (non eletta al consiglio comunale) dell’eurodeputato Giuseppe Milazzo, che non si sa ad Agrigento quanti voti controlli.

Agrigento, un tempo pre-laboratorio della politica siciliana, è lo specchio della confusione che regna nella politica isolana. Sembrano tutti alla ricerca di qualcosa che non c’è, di nuove sponde per prolungare la propria carriera politica. Ma gli elettori non ci cascano più. Dalle tattiche dei politici non si fanno più ammaliare. Le regole non sono più quelle di una volta quando per ottenere una pensione di vecchiaia, che spettava, era necessaria la raccomandazione, oppure bisognava essere amico di un politico per avere un posto di precario nella pubblica amministrazione. Non funziona più così. O la politica, più che i politici, danno risposte concrete ai territori, oppure la gente cambia partito. L’esempio più eclatante è quello del Movimento 5 stelle che è diventato inaspettatamente forza di governo e che altrettanto velocemente rischia di scomparire.

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