Una letterina di tre righe con i ringraziamenti per il proficuo lavoro svolto e gli auguri per un sereno 2023. Ma che contiene anche la comunicazione di “cessazione del servizio 1500 a partire dal 31.12.2022”.
È così che 500 lavoratori di Almaviva Contact hanno scoperto che, dopo sei mesi di ammortizzatori al 90 per cento, tra due giorni “saranno collocati in cassa integrazione a zero senza alcuna prospettiva occupazionale. Verrebbe il dubbio di trovarsi su ‘Scherzi a parte’”, scrivono in una nota congiunta le segreterie nazionali delle sigle sindacali Slc Cgil Fistel, Cisl e Uilcom Uil.
“Non più tardi di 20 giorni fa – dicono -, il ministero della Salute non solo aveva fornito ampie garanzie sulla prosecuzione del servizio, ma addirittura si era spinto nell’individuare soluzioni future strutturali. Oggi il dicastero della Sanità smentisce se stesso e condanna 500 famiglie alla disperazione in aree del Sud già colpite da gravi crisi occupazionali. Siamo innanzi ad una vergogna di Stato, il Ministero della Salute ‘butta in mezzo alla strada 500 famiglie’ tra Palermo, Catania, Rende, Napoli e Milano durante le festività con un cinismo e un disprezzo per i lavoratori senza paragoni”.
Dei 500 lavoratori, ben 400 sono palermitani. Spostati due anni fa dalle vecchie commesse per gestire il servizio telefonico per l’emergenza Coronavirus, sono passati da oltre un milione di chiamate al giorno alle meno di 5 mila: “Da tempo, ormai, superata l’emergenza – spiega Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom Uil -, andavano avanti con appena due o tre giornate di lavoro al mese. La clausola sociale voluta dai sindacati secondo cui chi si aggiudica la commessa deve farsi carico anche dei lavoratori in questo caso non si è potuta applicare. Da un anno stiamo focalizzando l’attenzione nazionale sul problema. Il precedente governo ha tergiversato, dicendo che più in là si sarebbe discussa una soluzione, vista la scadenza al 31 dicembre 2022. Poi, il cambio di legislatura e la necessità di approvare in extremis la legge di bilancio hanno bloccato tutto. Ma pensavamo di avere più tempo per trovare un’alternativa. Tanto che avevamo avviato i contatti con la Regione Siciliana e l’assessore Tamajo si era detto disponibile ad attivare un ponte con Roma. Non ci aspettavamo che potessero liquidare la cosa dall’oggi al domani – ammette -. Adesso, confidiamo in una proroga. Innanzitutto – dice -, chiederemo la convocazione immediata di un tavolo di crisi al Governo, alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy e del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Ciò che si prospetta, intanto – conclude Ugliarolo – è la cassa integrazione per sei mesi, eventualmente rinnovabili. Ma il rischio è che poi si proceda con i licenziamenti”.
Pronta la risposta della Regione e del Governo: fissato il tavolo di crisi per mercoledì 11 gennaio a Roma, nella sede del ministero del Made in Italy e alla presenza del ministro della Salute.